14.0 : sfogo

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Fin da piccola mi avevano insegnato ad essere intelligente e scaltra, inoltre tutti mi dicevano che non legarsi mai a niente e nessuno sarebbe stato un requisito fondamentale per vivere in questo mondo. Io ci provai, ma devo dire che con il tempo non riuscii più a comportarmi in quel modo.
Le persone hanno bisogno di legarsi a qualcosa o qualcuno?
Si. È una necessità naturale.
Eppure, quando incontrai lui, rimasi affascinata e quasi delusa dal fatto che quella mia convinzione non fosse vera. Lui viveva nella solitudine, ma sembrava felice così. Io invece mi sentivo inadeguata, non riuscivo a capire in che modo mi sarei dovuta comportare per essere a mio agio con me stessa.
Devo confessarvi che quando Elle mi disse che si fidava di me, io lo vidi come una sorta di legame. Ero contenta del fatto che non fosse più solo, forse mi illusi per un istante che lui potesse tenere a me... e ad un tratto, tutta la mia inadeguatezza svanì.
Ma poi... con il procedere delle  indagini, si fece spazio dentro di me una sorta di inquietudine, sempre più forte, sempre più violenta e incontrollabile.
E poi?
Successe che a causa di questa mia inutile sensazione vanificai ogni mio sforzo, infransi tutti i miei legami. Quando allusi alla partita di scacchi mi sentii quasi certa del fatto che Elle avrebbe perso.
Kira era un passo avanti a Elle e la cosa che mi faceva più rabbia era che anche lo stesso detective lo sapeva.
E allora perchè?! Perchè decidere di combattere se si è in svantaggio?!
Perchè anche se si perdesse non si avrebbe nulla da rimpiangere...
O da lasciare.
[...]
Aprii gli occhi e sentii il lieve odore umido che preannunciava l'arrivo una pioggia torrenziale.
Tornai all'interno dell'edificio, erano passate circa un paio d'ore, anche se io avevo avuto la percezione che fossero passati un paio di minuti.
Tornai nella sala dove si trovava Elle per riprendere il mio cappotto. Prima di varcare la soglia decisi che sarei entrata e non avrei incrociato lo sguardo di nessuno. Superai l'uscio e varie paia di occhi si posarono su di me. Presi quanto da me cercato e mi diressi verso la porta di nuovo.
« Faith, aspetta » ordinó una voce un po' tremolante.
« dove stai andando? »
Mi voltai e vidi Matsuda, lievemente intimorito.
«vado a casa, ci vediamo domani...» conclusi io.
«a-aspetta ma...»
Mi voltai verso il giovane, lanciandogli uno sguardo fulminante- o almeno così deve essere sembrato, visto che tacque di colpo- e tornai verso l'uscio della porta.
[...]
«Elle, non avevi detto che avremmo dovuto fermarla? Nessuno puó uscire dal quartier generale.
« tornerà, e quando lo farà le parleró... ora non era il caso...»
[...]
Più mi allontanavo, più mi sentivo bene: volevo cancellare dalla mia mente quell' orribile figura appena fatta. Arrivai a casa e mi buttai sul letto, stringendo il cuscino e inumidendolo con alcune insensate lacrime.
Quella era l'unica cosa che volevo, al momento: dormire, dormire per dimenticare.
Ma poi, l'inquietudine di doversi risvegliare la mattina successiva.

N.a. Scusate per l'aggiornamento dopo eoni, ma ho avuto un blocco del fanwriter aha😅😅

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