Sono ancora avvolta nelle coperte, al caldo, nel mio accogliente letto; la mente vaga libera tra sogno e realtà, quando un bussare insistente alla porta, mi fa tornare in un momento nella stanza. Sento qualcuno richiamarmi da oltre di essa, ma mi rifiuto in maniera assoluta di rispondere. Mi giro sul lato opposto del letto, cercando di ignorare questo fastidioso borbottio che proviene da chiunque sia l'individuo, che non la smette di disturbare. Ma la situazione dura ben poco, poiché a un tratto la porta si apre, e il diretto interessato si siede accanto a me. Mio fratello continua a scuotermi delicatamente, ripetendo il mio nome.
<< Ivy! Ivy, andiamo scricciolo! E ora di alzarsi. >>
Ma il mio corpo non sembra voler collaborare, così decido di aprire bocca e permettere finalmente alle mie corde vocali di funzionare.
<< Max! Non rompere! Lasciami dormire. >>
Purtroppo per me, mio fratello non sembra intenzionato a voler lasciar perdere.
<< Avanti pigrona! Alza il tuo culetto del letto e comincia a prepararti. Lo sai, oggi si parte. >>
Già, lo avevo rimosso dalla mente per il momento. Lasciare Sidney, il luogo dove ho sempre vissuto. La mia casa, la mia storia, i miei ricordi, tutto. Cambiare ogni cosa. Casa, abitudini e tutto il resto. Stravolgere la mia vita, lasciandomi alle spalle tutto quello che ho qui. Più facile a dirsi che a farsi. Portare alla mente questo particolare mi fa incupire, e Max sembra accorgersene.
<< Ivy, non piace neanche a me l'idea di andarmene e lasciare tutto quello che abbiamo qui, lo sai. Ma dopo tutto quello che è successo, quello che abbiamo passato, magari cambiare aria non ci farà poi così male. In qualche modo dobbiamo pur ricominciare! >>
Ricominciare, buffa come parola! Beato chi ci riesce dopo l'esperienza che abbiamo vissuto noi. Ha ragione, lo so. Ha ragione in modo assoluto. Ma non ci posso fare niente, per me è difficile riuscire a lasciarmi tutto indietro. Rimango a fissare Max, ma notando che non ho intenzione di parlare, decide di riprendere il suo discorso.
<< Una volta ci saremmo protetti tutti a vicenda, e avremmo affrontato tutto insieme con positività, ma non è più lo stesso se non ci siamo tutti, e questo lo sai anche tu! Ora siamo solo io e te Ivy! E so che tocca a me proteggerti e prendermi cura di te. E passato poco più di un anno dall'incidente, e tu stai iniziando da poco a riprenderti. Non voglio vederti ricadere in depressione! Farebbe male a me quanto ne farebbe a te. >>
So che si preoccupa per me, e non avrebbe nemmeno tutti i torti. Lui ha superato tutto quello che è successo, con un pizzico in più di positività rispetto a me, e capisco il suo bisogno di assicurarsi che io stia bene, dopo tutto sono la sua gemella e come lui stesso ha precisato: Ora siamo solo noi due!
Dopo qualche istante di silenzio, decido di rispondergli.
<< Lo so, hai ragione. Ma io sto bene, okay? Non devi preoccuparti di questo. E solo che, non so come fai ad essere così positivo Max. Io non sono come te! Non mi è facile ambientarmi, abituarmi a un nuovo posto, a socializzare con chi mi sta attorno. Tu ha un carattere più aperto di me, e questo ti facilita in tutto. E in ogni caso devi ammettere che non è per niente una mossa saggia cambiare scuola all'ultimo anno. >>
Per un istante sembra sentirsi preso in causa, perché posso veder balenare qualcosa di diverso nei suoi occhi. Così mi interrompe per rispondermi.
<< Non eri molto diversa da me prima dell'incidente! Eri più aperta, più viva. Ma poi è cambiato tutto. Lo vedo che stai meglio, certo. Ma non stai bene! Restare qui a rivivere ogni giorno della nostra vita i nostri ricordi, non ti farà mai stare bene Ivy. E per quanto riguarda la scuola, lo so anche io che non è una mossa per niente saggia, ma non possiamo fare altro che adattarci alla situazione. Magari sarà difficile all'inizio, ma ce la faremo, insieme. Dopo tutto, siamo pur sempre dei Whitman! >>
Dopo questo suo breve discorso mi viene spontaneo dire una cosa, e sembra che il mio cervello non abbia nemmeno avuto il tempo per elaborarla, che questa è già fuoriuscita dalle mie labbra.
<< Ho paura! >>
I lineamenti del viso di mio fratello si rilassano e il suo sguardo si addolcisce.
<<Non devi avere paura sorellina! Perché dovunque saremo e qualsiasi cosa accadrà, io sarò accanto a te. Sempre! >>
Un sorriso sincero spunta sulla mia faccia.
<< Grazie fratellino! >>
Dopo di che lo vedo spalancare le braccia ed io mi ci accoccolo in mezzo. Mi circonda con il suo forte abbraccio, ed io affondo la faccia nel suo petto, ispirando il suo profumo di casa.
Mi sento al sicuro se ho mio fratello accanto.
<< Ti voglio bene fratellino! >>
E nonostante abbia il mento appoggiato sulla mia testa, non perde l'occasione per rispondermi.
<< Ti voglio bene anche io scricciolo! Ora però è ora di alzarsi. >>
Ci stacchiamo a rilento dal nostro abbraccio, e dopo avermi lasciato un tenero bacio sulla fronte, si alza ed esce dalla stanza avviandosi verso le scale per scendere, ma non prima di avermi urlato un "ti aspetto di sotto"! Dopo pochi attimi in cui il mio sguardo si perde nel vuoto al solo pensiero di tutto quello che mi aspetta, decido alla fine di alzarmi. Mi sposto verso l'armadio per recuperare l'abbigliamento giornaliero. Opto per un jeans chiaro, una felpa nera con la scritta in bianco Sidney e le ormai vissute converse nere. Dopo aver recuperato anche l'intimo, mi dirigo verso il bagno per bearmi di una bella doccia mattutina. Mentre l'acqua mi scorre addosso, non posso fare a meno di pensare a come sarà la nostra vita adesso. Andarcene cambierà davvero qualcosa? I nostri genitori pensano di si, ma io resto del parere che parte del passato, ce lo porteremo sempre dietro. Dopo aver finito di lavarmi, mi asciugo, mi vesto e mi dedico ai miei capelli. Una volta asciugati e pettinati, mi guardo allo specchio. Sono sempre io! Capelli neri di media lunghezza, occhi grigio-azzurri con occhiaie comprese nel prezzo, naso piccolo, labbra piccole a cuore, visetto delicato e fisico proporzionato. Magra al punto giusto, ma con un buon accenno di muscolatura. Non mi trucco, preferisco restare semplice così come sono. E in ogni caso con un quintale di trucco sul viso non cambierebbe poi tanto. La mia faccia rimarrebbe comunque questa! Esco dal bagno e ripercorro il corridoio per rientrare in camera mia. Anche se lo sarà ancora per poco. Gli scatoloni con tutta la roba sono già di sotto, poiché essi insieme a tutti i mobili viaggeranno con una ditta di trasporti. Con noi portiamo solo le valige. La mia l'ho terminata ieri sera, e giace ancora indisturbata ai piedi del letto. Mi avvicino a essa, e dopo averla recuperata, mi avvio verso la porta ma prima di uscire, mi fermo sulla soglia e mi volto a osservare quella che per diciotto anni è stata la mia camera. Mi mancherà questo posto! E anche se non lo darò a vedere, so che mi porterò appresso il suo ricordo. Anche se a malincuore, so che è davvero ora di andare. Mi volto e mi chiudo la porta alle spalle, avviandomi per scendere le scale. Prima di scendere però, mi volto a guardare le porte delle stanze di Alex e Beth. Vorrei entrarci un'ultima volta, ma so che poi sarebbe ancora più difficile andare via, quindi decido di continuare per la mia strada. La valigia è così pesante che per poco, non rischio di farmi mezza scalinata col sedere per aria. A fatica raggiungo la fine della scale, e papà vedendomi in difficoltà accorre in mio soccorso.
<< Buongiorno. Dà pure a me la valigia Ivy, la carico in macchina. >>
Lo osservo per pochi secondi, e risvegliandomi dal mio brevissimo stato di trance mi affretto a rispondere al suo buongiorno, consegnandogli in seguito la valigia, che lui va subito a caricare in macchina. Nel frattempo decido di recarmi in cucina, dove trovo Max e la mamma intenti a fare colazione. Dopo aver dato loro il buongiorno, mi siedo accanto a Max. La prima a prendere parola è la mamma, che dopo aver risposto al buongiorno, mi chiede se ho voglia di fare colazione. Ma il mio stomaco è completamente chiuso, e solo a sentire la parola cibo mi salgono i conati di vomito. Lei mi osserva con aria preoccupata, ma senza proferire parola, e Max avendo già intuito i suoi pensieri, mi pianta una gomitata nel fianco. Avendo intuito anch'io, per dissimulare ogni tipo di preoccupazione che in questo momento, lampeggia a caratteri cubitali nel cervello di mia madre, decido di sforzarmi e di mangiare uno Yogurt.
<< Magari forse qualcosina la mangio. Uno yogurt andrà bene. Non voglio vomitare durante il volo! >>
A quel punto il viso della mamma, sembra rilassarsi. Quando abbiamo tutti finito, ci rendiamo conto che e ora di muoversi, o rischieremo sul serio di perdere il volo. Ci avviamo tutti verso l'uscita, e dopo aver chiuso la porta, ci incamminiamo verso l'auto. Prima di entrare in macchina però, mi volto a guardare un'ultima volta quella che è da sempre stata la mia casa. Al solo pensiero che non la rivedrò mai più, mi si formano le lacrime agli occhi, ma anche stavolta Max sembra leggermi nel pensiero così con calma si avvicina a me, poggiandomi una mano sulla spalla. Resta un attimo in silenzio, per dire alla fine qualcosa che in realtà, penso anch'io.
<< Hey sorellina, non importa dove saremo, questa resterà comunque, sempre casa nostra! >>
Lo guardo e gli sorrido appena, annuendo, e in seguito con calma salire in macchina. Finalmente partiamo diretti verso l'aeroporto, ma durante il tragitto qualcuno sembra sentire il bisogno di sondare il terreno, e infatti il primo a parlare è proprio papà.
<< Allora, non siete contenti nemmeno un po' di andare a vivere a New York? >>
Io e Max ci guardiamo senza aprire bocca, sapendo già quello che stiamo pensando.
NO! Non siamo contenti! In contemporanea prendiamo i nostri Mp3 e inseriamo le cuffie nelle orecchie, girandoci ognuno verso il rispettivo finestrino, evitando così di rispondere alla domanda. Arrivati in aeroporto svolgiamo le pratiche obbligatorie, poi attendiamo il nostro volo. Nell'attesa chiacchiero con Max del più e del meno ma a un tratto, veniamo interrotti dalla voce dell'altoparlante, che invita i passeggeri del volo diretto a New York ad avviarsi presso l'imbarco. Dopo essere saliti sull'aereo ed esserci sistemati ai rispettivi posti, mi rendo conto che le ore a disposizione senza far niente, saranno parecchie. Max ha già le cuffie nelle orecchie, così decido di leggere un po'. Dopo circa un'oretta di lettura, mi rendo conto di essere stanca. Chiudo il libro e appoggio la testa sulla spalla di mio fratello, il quale sentendomi appoggiare a lui, si avvicina lasciandomi un bacio sui capelli, per poi appoggiare la testa contro la mia. In poco tempo, il sonno prende il sopravvento! Non ho idea di quanto tempo sia passato, ma mi sento scuotere leggermente, accorgendomi che una dolce voce mi sta richiamando. Alzo stancamente la testa, e mi rendo conto che è proprio Max a chiamarmi. Si avvicina al mio orecchio per poi sussurrare.
<< Coraggio. Sveglia scricciolo! E' ora di scendere. Siamo arrivati! >>
Cavolo, ho dormito davvero tanto! Con calma ci alziamo dai nostri posti, scendendo dall'aereo e in seguito dirigendoci presso i nastri trasportatori, per recuperare le valige. Dopo averle recuperate ci dirigiamo verso l'uscita dell'aeroporto, e una volta varcata la soglia rimaniamo immobili sul marciapiede, ad osservare ciò che ci circonda. Enormi grattacieli, strade troppo affollate, e un'infinità di sconosciuti che camminano frettolosi senza badare a nulla, se non a se stessi. Con questo casino riuscire a fermare un taxi sarà una vera impresa. Nello stesso momento, io e Max ci voltiamo in contemporanea per guardarci. Posso dire dal suo sguardo che anche lui come me, prova un miscuglio di tante emozioni diverse in questo momento. Ma qui su due piedi, non mi viene che una sola cosa da dire per ora.
<< Benvenuti a noi nella grande mela fratellino. >>
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Innamorarsi a New York
RomanceEveline ha 18 anni, e la sua famiglia vive in Australia. La famiglia Withman decide di trasferirsi in america, dopo poco più di un anno dalla perdita dei due figli maggiori: Alex e Elisabeth. Ma Eveline e il suo gemello Max, non sono esattamente al...