Capitolo 4: BRANDON - Dopo la lite arriva la fame

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Sono nel bel pieno del mio sonno ristoratore, quando delle voci mi portano a risvegliare. Apro con estrema lentezza gli occhi per poi richiuderli di scatto, accecato da una forte luce. Riprovo a riaprirli cercando di abituarmi al fascio luminoso, che al momento a me risulta estraneo. Quando sono riuscito ad abituare la mia pupilla, mi rendo conto che non è altro che la forte luce del sole che entra dalla finestra, inondando del tutto la mia camera. Mi maledico da solo, per essermi dimenticato di chiudere le tapparelle la sera prima. Dal sole alto e dalla forte potenza, deduco che sia già mattina inoltrata. Ma non è questo ad aver disturbato la mia tranquilla dormita, bensì le voci che litigano nei pressi della camera. I miei fratelli non la smettono di urlare, e questo anche se a malincuore, mi convince a farmi alzare. Vado verso l'armadio e recupero un jeans, una maglietta grigia e le All Star nere. Afferro un paio di boxer al volo, e mi dirigo verso il bagno. Non c'è ombra di quei due, nonostante io li senta ancora urlare. Mi chiudo in bagno e inizio a svestirmi, per poi entrare a lavarmi. Opto per una bella doccia fredda alla quale ho bisogno di qualche minuto per abituarmi, ma che so per certo, mi aiuterà a svegliarmi. Finito di fare la doccia inizio ad asciugarmi, per poi vestirmi e frizionare i capelli con l'asciugamano, lasciandoli umidi. Esco dal bagno e resto un momento in attesa vicino la porta, in ascolto. Poi proseguo lungo il corridoio, seguendo le urla che si propagano nell'aria. Raggiungo la stanza di Bryan, trovando i miei fratelli intenti a litigare come due forsennati. Li guardo, sembrano essere ai ferri corti.
Continuano a litigare urlandosi contro su un argomento, a cui io sono al momento estraneo. Non ho la più pallida idea di quale sia stata la causa scatenante della litigata, ma succede tutto troppo veloce. In pochi istanti, Ryan molla uno spintone a Bryan, che ricambia dandone uno a sua volta.
Okay basta così! La situazione sta degenerando. Se non faccio subito qualcosa, questi due finiranno per ammazzarsi a vicenda. In pochi secondi scatto in mezzo a loro, cercando di allontanarli, spingendoli ai lati opposti, e alzando la voce per farmi ascoltare.
<< Hey! Ma che cazzo fate? Siete impazziti? Si può sapere che cazzo vi è preso? >>
Continuano a guardarsi in cagnesco, evitando di aprire bocca. Mi sembra ovvio che non vogliano coinvolgermi. Non ricevendo nessun tipo di risposta, continuo a parlare.
<< Si può sapere come cazzo siete finiti a questo punto? Che cazzo è successo? >>
Posso sentire Ryan digrignare i denti, e vedere Bryan serrare la mascella, e i pugni di entrambi serrati a tal punto da far sbiancare le nocche. Okay, così non va! Decido così di provare in un altro modo.
<< Guardate che, possiamo stare qui tutto il giorno eh? >>
Continuano a guardarsi come se volessero azzannarsi alla giugulare, ma non accennano a voler parlare. Non ci siamo!
<< Sapete che c'è? Non mi interessa quello che è successo, non ha nessuna importanza. Perché niente è più importante di noi tre che restiamo uniti. Giusto? >>
Li guardo, e anche se non molto convinti, rispondono entrambi e con poco entusiasmo, un semplice "giusto". Nonostante questo, hanno bisogno di ancora un piccolo incentivo. A volte serve che qualcuno ti dia una leggera spintarella.
<< Ora voglio vedere, come ci mettete una bella pietra sopra. >>
Sanno già che non mollerò la presa, dato che sono testardo proprio tanto quanto lo sono loro. Quindi decidono di darsi una bella stretta di mano. Do a entrambi una meritata pacca sulla spalla, felice che tutto si sia risolto. Per ora. Ma la tensione tra loro due è ancora alta, così per stemperarla, cerco di dirottare la loro attenzione su altro.
<< A proposito, dove sono mamma e papà? >>
Dai lineamenti dei visi che si rilassano, sembro essere riuscito nell'intento. A rispondere al quesito è Ryan.
<< Sono a casa di zia Rosaly e zio Jackson. Sai com'è papà, a volte sente il bisogno di andare a trovare suo fratello. >>
Si, e nel frattempo voi vi azzannate in tutta tranquillità. Geniale!
Sento il bisogno di sondare il terreno con entrambi, quindi non posso fare a meno di porgere loro la seguente domanda.
<< Capisco. Allora, volete dirmi che cosa è successo prima? Come mai stavate litigando? >>
Alla fine Bryan si decide ad aprire bocca, prendendo parola per rispondermi.
<< Beh, abbiamo iniziato a discutere sul fatto che non voglio in assoluto, che Ryan faccia il cascamorto con la mia ragazza. Lui ha negato di averlo fatto, ed io mi sono infuriato. Devo ammettere che la situazione c'è sfuggita un tantino di mano. >>
Un tantino è dire poco. Dovevo aspettarmelo, era ovvio che centrasse una donna. In un modo o nell'altro, centrano sempre loro. Non ricordo di averli visti spesso litigare in maniera così pesante. E' una cosa rara. Per sfortuna di Ryan, so com'è fatto, e quando vuole sa essere un perfetto stronzo, anche se di solito non lo fa con cattiveria. E solo fatto così. Bryan e la sua ragazza Jennifer stanno insieme ormai da tre anni, e noi tre siamo legati da una regola indissolubile, secondo cui le fidanzate dei fratelli sono come di famiglia, e quindi intoccabili. Se c'è una cosa che so con certezza di noi Stone, è che la gelosia per ciò che ci appartiene, fa parte del nostro carattere. Magari a volte nonostante tutto sia partito da un semplice scherzo, rischiamo di prendercela sul serio, ma siamo fatti così. Ciò che è nostro, è nostro! A questo punto Ryan decide di prendere parola.
<< Non stavo facendo il cascamorto. Stavo solo scherzando! Sei tu che te la sei presa. Lo so anch'io che Jennifer è la tua ragazza, e che quindi non si tocca. Non sono così stronzo, non a questi livelli! >>
Rimango in disparte, ad ascoltare questo scambio di battute senza intervenire.
<< D'accordo fratello, mi rendo conto di aver esagerato. Mi dispiace se me la sono presa così. >>
Si scambiano entrambi una leggera pacca sulla spalla, e a questo punto so che è davvero tutto come prima. In questo momento però, c'è un altro dubbio che mi assilla, e questo non fa altro che far uscire fuori dalla mia bocca la seguente domanda.
<< Mamma e papà tornano a casa per pranzo? O dobbiamo arrangiarci da soli? >>
I due si scambiano un'occhiata tra di loro, per poi sollevare le spalle. Mi sembra ovvio che ne sappiano tanto quanto ne so io, così propongo quella che può essere la soluzione al problema.
<< Invece di aspettare, cosa ne dite se mandiamo loro un messaggio avvisandoli che pranzeremo fuori? Potremmo andare al Mc. Infondo oggi è Domenica, ci è concesso il cibo spazzatura. >>
Entrambi annuiscono con vigore, sembrando entusiasti dell'idea. Ryan estrae il cellulare dalla tasca della tuta che indossa, e manda un messaggio a nostro padre, avvisandolo che pranzeremo fuori casa. Poiché io sono già vestito, nel frattempo che Bryan e Ryan si preparino, torno in camera, prendo il cellulare, il portafoglio, le chiavi di casa, e ritorno giù in salotto. Nell'attesa mi lascio cadere di peso sul divano, dove accendendo la tv e faccio zapping tra i vari canali nel tentativo di riuscire a trovare qualcosa di interessante. A salvarmi dalla noia sono i miei fratelli, pronti a partire. Usciamo di casa assicurandoci di aver chiuso bene la porta a chiave e avviandoci subito dopo verso l'auto. Per farsi perdonare il suo comportamento di prima, Bryan lascia guidare Ryan senza battere ciglio, e poiché questa mattina ho dovuto dividere questi due testoni, il posto del passeggero spetta a me di diritto, mentre a Bryan toccano i sedili posteriori. Infine partiamo alla volta del nostro pranzo. Il traffico qui a New York è sempre così allucinante, ma per fortuna impieghiamo solo quindici minuti per raggiungere il Mc. Dopo aver vagabondato per almeno dieci minuti alla ricerca di un parcheggio, riusciamo a trovarne uno. Subito dopo scendiamo dalla macchina e dopo averla chiusa con attenzione, ci dirigiamo con calma verso l'entrata del famosissimo fast food. Dopo aver ordinato al bancone e aver atteso l'arrivo dei nostri ordini, facciamo un giro completo della sala, riuscendo a trovare un tavolo libero a cui sederci. Appena ci siamo accomodati, senza perdere tempo, Ryan si tuffa a capofitto sul suo panino, addentandolo e riempiendosi la bocca in maniera così sproporzionata, da far cadere parte del suo contenuto sul vassoio. Io e Bryan dobbiamo avere delle facce a dir poco sconcertate, poiché lui ci guarda bloccandosi per pochi istanti, immobile e con la bocca piena, per poi iniziare a parlare spargendo cibo da tutte le parti.
<< Che c'è? Ho fame! >>
La faccia di Bryan assume un'espressione disgustata, e lui non perde tempo a farci sapere la sua.
<< Ah, che schifo! Ryan sei proprio un maiale! Mi fai passare la fame. >>
In questa situazione non posso evitare di scoppiare a ridere scatenando la reazione dei miei fratelli, i quali mi guardano, uno in maniera torva e l'altro in maniera confusa e dubbiosa. La gente che ci circonda starà senz'altro pensando che siamo da ricovero. Con calma io e Bryan cominciamo a mangiare, ma in maniera un tantino più civile, mentre Ryan è in pratica prossimo a finire il suo panino. Terminato il pranzo, ci apprestiamo a pagare e a uscire fuori dal locale. Per una  volta ogni tanto, riesco a convincere i due a far guidare me. Dopo aver aperto la macchina ed essere partiti, ci dirigiamo verso casa. Parcheggio l'auto, e una volta scesi ed esserci assicurati di averla chiusa, marciamo verso la porta. Una volta entrati ci accorgiamo che mamma e papà sono tornati, così mi affretto a dire qualcosa.
<< Ciao mà, ciao pà... Com'è andata da zia Rosaly e zio Jackson?>>
Dopo aver ricambiato il saluto, i nostri genitori ci rivolgono un sorriso, seguito da una risposta da parte di mamma.
<< Molto bene ragazzi. Sapete come funziona quando vostro padre e vostro zio si ritrovano insieme. >>
Oh, si che lo sappiamo! I due fratelli Stone sono inarrestabili insieme. Penso di sapere da chi abbiamo preso noi tre. Vorrei dire loro di non stare così tranquilli, quando i miei fratelli sono in casa e loro due non ci sono. A quest'ora potrebbe esserci stato un omicidio, ma mi trattengo dal dirlo. Lasciamo a turno un bacio sulla guancia a mamma, e una pacca amichevole sulla spalla di papà, dirigendoci in seguito al piano superiore. Ci piazziamo nella stanza di Ryan, perdendo qualche ora a giocare alla Play Station. A pomeriggio inoltrato però, ho bisogno di cambiare aria. Saluto i miei fratelli dicendo loro che vado a fare un giro e rassicurandoli che ci saremmo rivisti più tardi. Scendo le scale e urlo ai miei un "io esco", seguito dal rumore della porta che si chiude, prima ancora che abbiano risposto. L'aria pulita appena fuori dalla porta di casa mi fa già sentire meglio. Mi avvio con calma verso Central Park, impiegandoci un po' di tempo per raggiungerlo. Di solito vengo qui per stare tranquillo. Mi siedo su una panchina, e mi accendo una sigaretta per rilassarmi mentre osservo il cielo, e tutto ciò che mi circonda. Non fumo come un turco, mi limito a una ogni tanto. Sono perso nei miei pensieri, quando a un tratto mi blocco, rimanendo a guardare una persona, seduta su una panchina della fila opposta. Capelli neri e lisci di media lunghezza, labbra piccole e a cuore, un viso delicato e un fisico da far invidia, nonostante non sia molto alta. Purtroppo per me, non riesco a distinguere il colore degli occhi da qui, ma posso dire con assoluta certezza, che è davvero bella. Accanto a lei è seduto un ragazzo biondo, di sicuro molto più alto. Mascella possente, viso proporzionato, e un fisico abbastanza palestrato. Li osservo spintonarsi con allegria tra di loro, e ridere per qualcosa che ha detto lui. Non riesco però a non guardare lei, ha qualcosa di diverso, anche se non riesco a capire cosa. Di sicuro la sto fissando da parecchio, me ne rendo conto, ma lei è così concentrata sul discorso da non accorgersi di nulla. Sembra la classica coppia di turisti, non li ho mai visti qui. Mi chiedo se il biondino sia il suo ragazzo o solo un buon amico. Dopo parecchio tempo, si alzano dalla panchina e si dirigono verso l'uscita del parco. Rimango a osservarla girata di schiena, nella speranza che si volti un'ultima volta, senza sentire il bisogno scendere più in basso con lo sguardo, finché non sono più in grado di vederla. Anche per me, è ora di tornare a casa. Rifaccio la strada al contrario e una volta entrato in casa, decido di saltare la cena dando un bacio sulla guancia a mamma, seguito da un "buonanotte" rivolto a tutta la ciurma. Salgo le scale e mi dirigo verso la mia camera, dove mi spoglio indossando una tuta nera e una maglietta bianca. Preparo lo zaino per il giorno dopo, e in seguito mi metto a letto. Non riesco a smettere di pensare a quella ragazza! Aveva qualcosa che mi attirava, ma che cosa? E mentre mi addormento, senza volerlo il pensiero di lei, mi culla.

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