Capitolo 2: BRANDON - Un pomeriggio in palestra

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Sento il sudore scorrermi sul retro del collo, e poi giù lungo la schiena, inzuppandomi la canotta. Ho il fiato corto, e non mi sento più le mani. Sarà almeno un'ora che sono qui a tirare pugni a questo sacco, e sono in pratica, quasi arrivato al mio limite massimo. Due ore fa ero comodamente disteso sul letto a rilassarmi, ascoltando musica a un volume a dir poco disumano. Questo finché a qualcuno non è venuta la brillante idea, di disturbare il mio riposo. I miei fratelli irrompono nella camera evitando di bussare, poiché sarebbe stata una cosa a dir poco inutile da fare. A parlare per primo è Bryan, il maggiore di noi tre.
<< Hey Brad, io e Ryan stavamo pensando di fare qualcosa per distrarci. Ti va di fare una corsetta? >>
All'elaborare la parola corsetta, nel mio cervello inizia a lampeggiare la parola NO. Posso vederla in maniera molto chiara. Così mi affretto a rispondere.
<< Grazie ma, io passo! Sto bene così. Non ho voglia di correre oggi. >>
Ma nonostante la mia risposta negativa, non sembrano dare segni di voler demordere, poiché a prendere parola questa volta, è Ryan.
<< E se andassimo in palestra? Infondo qui in casa non abbiamo nulla da fare. >>
So già che non mi lasceranno mai in pace, a meno che non riescano a coinvolgere anche me, nelle loro attività diversive. Così anche se non proprio al settimo cielo, decido di dare una risposta positiva ai due rompi scatole che ho di fronte a me.
<< E va bene! D'accordo! Andiamo in palestra. Basta che la piantate di rompere! >>
Dalle loro facce e dal sorriso che cresce a vista d'occhio, deduco che abbiano raggiunto il loro scopo.
A malincuore e piuttosto scocciato, mi alzo dal detto e mi avvio verso l'armadio per prepararmi. Decido per un pantaloncino piuttosto comodo e largo, una canotta bianca su cui spicca la parola "BOX" scritta in nero, e le converse bianche. Mi cambio in fretta, recuperando il borsone per l'allenamento, e infilandoci dentro un cambio. Faccio un salto in bagno prima di uscire, e in seguito ritorno in camera. Mi infilo al volo una felpa nera, afferro il borsone, e mi avvio verso le scale per scendere. Arrivato in salotto noto che i miei fratelli sono già pronti, e mi stanno aspettando seduti sul divano. Nel vedermi scendere scattano in piedi come due molle, e si avviano verso l'uscita, permettendomi così di seguirli a ruota. Bryan e Ryan discutono su chi debba guidare litigandosi le chiavi, mentre io mi godo la scena indisturbato. Dato che in precedenza sono stati loro a disturbare me, oggi preferisco farmi scarrozzare. Alla fine è Bryan ad averla vinta. Ryan si piazza nel sedile passeggero, mentre io mi accontento di tutto il sedile posteriore, occupandolo del tutto. Vorrei allungarmi per accendere la radio, perché un po' di musica ci starebbe, ma dovrei abbandonare la mia momentanea posizione, e questo mi fa desistere. Speravo di passare il viaggio fino alla palestra in silenzio ma qualcuno non sembra della stessa idea, poiché Bryan comincia a parlare cercando di essere vago.
<< Allora Brad, siamo già a sabato e lunedì inizierà la scuola. Ti senti pronto per il tuo ultimo anno? >>
Oddio no! Tra tutti gli argomenti che mio fratello poteva scegliere, ha deciso proprio di buttarsi sulla carriera scolastica. Anche se io so alla perfezione, che non è una domanda a caso. Preferirei fare finta di niente ed evitare così di rispondere, ma con loro due so già di non avere scampo. Sarebbe come cercare di spiegare a due cani da caccia, che non si aggredisce la preda. In pratica una battaglia persa in partenza, poiché in questo caso la preda sarei proprio io. Così opto per una risposta semplice e coincisa.
<< Si, sono pronto! Finirò questo maledetto anno, e poi mi lascerò finalmente alle spalle quell'inutile istituto. >>
Dopo questa affermazione, i miei fratelli si scambiano un'occhiata di intesa tra di loro, e questa volta è Ryan a voler dire qualcosa.
<< Beh, conoscendoti se ti permette di diplomarti, quell'istituto allora è tutto, tranne che inutile. >>
Sa di aver fatto centro. Come si dice: Colpito e affondato! Okay che non sono mai stato un genio, tanto meno una scheggia a scuola, ma diciamo che me la cavo. Questa loro mancanza di fiducia mi offende! Mi sento esasperato, quando ci si mettono, preferirei tagliarmi un braccio, che ritrovarmi in situazioni di questo tipo.
<< Siete impossibili! Quando vi ci mettete, siete davvero insopportabili. >>
Decidono di non ribattere, sanno già di avere avuto, la meglio sull'argomento. Il resto del viaggio lo passiamo in silenzio, ascoltando il rumore dei nostri respiri. Mi perdo nei miei pensieri, guardando fuori dal finestrino. La mente si affolla di domande. Chissà come sarà quest'ultimo anno. Sarà proprio come quello precedente? Ci saranno nuove conquiste da far cadere ai miei piedi? Riuscirò a superare anche quest'ultimo anno di superiori? Spero che non mancherà il divertimento. Troppe domande, e nessuna certezza sulle risposte. Sono così fuori dal mondo, da non rendermi nemmeno conto che Bryan ha appena parcheggiato di fronte alla palestra. Vedendomi perso nei miei pensieri, Ryan non perde tempo per risvegliarmi in maniera brusca, facendomi tornare con i piedi per terra.
<< Hey bell'addormentata, vuoi scendere a farti un pò di muscoli, o preferisci restare qui a poltrire? >>
Oggi sembrano addirittura più insopportabili del solito. Notando questo, evito di rispondere e sbuffando, mi appresto a scendere dalla macchina. Dopo averla chiusa, ci dirigiamo presso l'entrata della palestra. Passiamo accanto al bancone della reception, dove seduto dietro di esso, si trova Harry, figlio del proprietario, addetto all'accoglimento, all'iscrizione dei nuovi clienti, e alla spiegazione dei vari pacchetti offerte qualora ci fossero degli interessati. A salutare per primo è Bryan.
<< Hey Harry! Come va amico? >>
Molto originale fratello.
Harry ci rivolge un largo sorriso, rispondendoci con estrema cordialità, com'è abituato a fare.
<< Salve ragazzi! Qui tutto nella norma, come sempre. Siete venuti a fare un po' di allenamento nella sala box? >>
Questa volta a rispondere in maniera affermativa è Ryan.
<< Esatto. Non avevamo nulla da fare così abbiamo pensato, di venire a sfogare un po' di emozioni represse. >>
Harry sa benissimo a cosa si riferisce mio fratello. Infondo è quello che facciamo quando veniamo qui, sfoghiamo le nostre emozioni represse. Usciamo da qui esausti ma, con la mente vuota. E soprattutto, ne usciamo molto meno arrabbiati di come ci siamo entrati, e questo ci fa continuare a venire qui. Per questo motivo amiamo la box, ci permette di svuotarci! Un po' come quando andiamo a correre. Io mi limito a salutare Harry con un cenno del capo, e lui ricambia il saluto più che volentieri. Deve aver capito che oggi, è una di quelle giornate, in cui non ho poi tutta questa gran voglia di parlare. Terminati i convenevoli, ci avviamo a passo spedito verso la sala da box, dove ad accoglierci, troviamo Raymond, che noi tutti chiamiamo, Remo. Proprietario della palestra, e nostro allenatore quando non abbiamo voglia di allenarci individualmente e per conto nostro. Remo ci saluta con entusiasmo.
<< Ragazzi, allenamento pomeridiano? >>
A rispondere positivamente è Bryan.
<< Si. Abbiamo pensato che, non avrebbe potuto farci che bene, un po' di duro allenamento. E poi, non avevamo nulla da fare. >>
Remo non perde tempo, tanto meno l'occasione per ribattere, facendo intuire a tutti e tre il suo pungente sarcasmo.
<< Più che alla storia del duro lavoro, credo di più alla seconda parte, riguardo al fatto che non avevate nulla da fare. >>
1 a 0 per Remo! Non solo ha capito alla perfezione, ma ha perfino zittito i miei fratelli, i quali sapendo già di aver perso in partenza con lui, si limitano a rivolgere a Remo un sorrisetto birichino. Remo sembra divertito da questa loro reazione, e nonostante stia scuotendo la testa proprio per il medesimo motivo, non perde comunque la sua aria autoritaria, spedendoci così in modo poco elegante a svolgere i nostri doveri.
<< Basta convenevoli! Muovete le chiappe gente, andate ad allenarvi. >>
Ci limitiamo tutti e tre al classico saluto militare, decidendoci una buona volta a cominciare gli allenamenti. Ed è così che mi sono ritrovato a sudare sette camice come se fossi un maiale. Sto ancora colpendo questo benedetto sacco, quando a un tratto sento qualcuno richiamarmi. Mi fermo dal colpire il sacco, ma subito me ne pento, poiché non avendo calcolato di distanziarmi dal esso, questo mi colpisce in pieno nel suo tragitto di ritorno facendomi perdere l'equilibrio, e in seguito finire dritto al tappeto. MALEDIZIONE! Oggi non sembra essere proprio giornata. Resto disteso per terra, senza fiato, nel tentativo di riprendermi. Dopo pochi istanti, mi rendo conto di chi era che mi stava chiamando. Ryan si avvicina a me con quel suo caratteristico ghigno stampato sulla faccia, e la classica camminata da play boy. Non voglio nemmeno sapere quello che sta pensando.
<< Wow! Se perfino il sacco è riuscito a metterti al tappeto, sei messo proprio male fratello. >>
Lo guardo in maniera torva, anche se lui non sembra curarsene, rispondergli subito dopo a dovere.
<< Non rompere! E tutta colpa tua! Se non mi avessi distratto richiamandomi, non sarebbe successo. >>
Ed è la verità in parte, ma il sorrisetto strafottente non sembra voler accennare a diminuire. Sul più bello, come se non bastasse, anche Bryan decide di unirsi alla comparsata. La ciliegina sulla torta!
<< Allora signorine, pronti a tornare a casa? Brad, che diavolo fai steso sul pavimento? >>
Non ho nessuna voglia di spiegare. Lancio un'occhiataccia a Ryan, per intimargli di tenere chiusa quella sua boccaccia, affrettandomi a rispondere nel modo più semplice possibile.
<< Niente. Stavo riprendendo fiato! Andiamo a casa va, ho bisogno di una doccia. >>
E anche per questo, so che ci saranno delle discussioni su chi dovrà farla per primo. Ryan mi offre la mano e mi aiuta ad alzarmi, anche se in questo momento per la sua battutaccia di prima, anziché sollevarmi, vorrei tirare e farlo finire a faccia per terra. Dopo aver salutato remo ci muoviamo verso gli spogliatoi, per un veloce cambio. Appena abbiamo terminato, ci dirigiamo in fretta verso l'uscita, ma non prima di aver salutato Harry. Il tragitto di ritorno in macchina sembra più breve, forse perché la stanchezza si fa sentire. Come mi aspettavo una volta arrivati a casa, abbiamo dovuto fare a tocco per chi dovesse fare la doccia per primo, e per qualche strano miracolo della vita, per una volta sono riuscito a spuntarla io. Dopo essere salito in camera, e aver recuperato assieme all'intimo una tuta nera e una maglietta del medesimo colore, mi dirigo verso il bagno. Senza perdere tempo, mi tuffo all'interno della doccia, e alla fine posso rilassarmi sotto il getto dell'acqua. Per una volta che sono io il primo, mi lavo con calma. Dopo aver finito, mi asciugo, mi vesto e asciugo appena i capelli, lasciandoli umidi. Esco dal bagno e percorro il corridoio, rientrando nella mia stanza, dove senza pensarci due volte, mi butto a peso morto sul letto. Non ho la forza di fare altro! Non voglio fare altro fino a domani. E nella mia mente mentre elaboro che domani e domenica e posso dormire fino a tardi, senza accorgermene, il sonno mi ha già richiamato a se.


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