Capitolo 6: BRANDON - E poi la vidi

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La mattinata non era iniziata nel migliore dei modi. Ryan mi aveva svegliato in maniera brusca buttandomi giù dal tetto, nel vero senso della parola. Okay che non avevo voglia di alzarmi, ma così mi era sembrato un tantino esagerato. Ero uscito di casa senza fare colazione, poiché avevo intenzione di fermarmi ad un bar prima di dirigermi a scuola. Avevo atteso il mio turno in una fila che non sembrava muoversi mai, per fare alla fine la tragica scoperta che i cornetti alla nutella erano terminati. Mi ero dovuto accontentare di una brioche e un cappuccino, e in seguito pagare e dirigermi a scuola. Ero nel cortile ad aspettare che suonasse la campanella, quando i miei amici mi avevano accerchiato. Avevamo parlato per un po', raccontandoci di come erano andate le vacanze e di quello che avevamo fatto, quando a un tratto, l'avevo vista. La stessa ragazza che ero stato ad ammirare in silenzio il giorno prima a Central Park, quella che non ero riuscito a togliermi dalla testa. Aveva appena varcato il cancello della scuola, con accanto lo stesso ragazzo del giorno prima. In quel momento mi ero reso conto che non erano solo dei semplici turisti, ma che con molta probabilità a questo punto, si erano trasferiti. L'avevo seguita con lo sguardo, era così bella. Quando era suonata la campanella ero entrato a scuola, ma nel caos l'avevo persa divista, finché non l'avevo vista uscire dalla segreteria insieme allo stesso biondino, che dopo avergli lasciato un bacio sulla guancia si era allontanato. In quel momento avevo sentito una strana sensazione, a cui però non avevo saputo dare un nome. In seguito si era scontrata proprio con Blayke, e questo mi aveva fatto irrigidire. Con tutti gli studenti che c'erano, la sfiga aveva voluto proprio lui. Potevo capire benissimo anche da lontano che ci stesse provando con lei, e in quel momento il mio istinto mi consigliava l'omicidio. Se lo avessi assecondato con molta probabilità, gli avrei spaccato la faccia, senza se e senza ma. Non potevo permettere che quel viscido di Collins stesse accanto a lei. Dovevo fare qualcosa! Così ero intervenuto e in poco tempo ero riuscito a farlo tornare da dove era venuto. Non voglio nemmeno immaginare a cosa stesse pensando quel verme.
Quando le avevo chiesto se stesse bene e lei si era voltata, avevo potuto vedere il colore dei suoi occhi, che il giorno prima non ero riuscito a capire. Erano di un colore bellissimo, grigio-azzurri.
Non avevo mai visto degli occhi così belli, eppure si poteva notare una strana sfumatura in essi.
Forse malinconia? Vorrei poterlo scoprire. E poi ci eravamo presentati e lei mi aveva detto il suo nome. Aveline. Si adattava alla perfezione a lei. Lei era perfetta! Quando le avevo afferrato la mano, non avevo potuto fare a meno di notare la morbidezza della sua pelle, e nel momento in cui le avevo fatto quel piccolo complimento e lei era arrossita cercando di nasconderlo, era diventata ancora più bella, se ciò era possibile. E ora ci troviamo a camminare lungo il corridoio, diretti verso la classe che per fortuna abbiamo in comune. Per un attimo, mi rendo conto che c'è qualcosa che vorrei dirgli.
<< Aveline. >>
Ma vengo interrotto da lei prima ancora che io riesca a completare la frase.
<< Ivy! >>
La guardo in maniera confusa non avendo capito a cosa si riferisce, e lei comprendendo, riprende con più calma.
<< Ivy, preferisco Ivy. Nessuno mi chiama Aveline. >>
Annuisco sorridendole, riflettendo sul fatto che anche Ivy per lei è perfetto.
<< Okay Ivy, volevo dirti che se per caso Blayke dovesse infastidirti ancora, puoi dirlo in tutta tranquillità a me. Ci penserò io a farlo smettere. >>
So di essere stato avventato nel dirle questo, ma mi è venuto naturale, spontaneo.
<< Grazie per l'offerta, ma ho già chi si prende cura di me, e credimi mi basta e mi avanza. >>
La vedo sorridere leggermente mentre lo dice. Per un istante, sento una leggera delusione che si propaga dentro di me. Avevo rimosso per il momento dalla mia mente il biondino.
<< Giusto, il tuo ragazzo. Scusami, sono stato invadente. >>
La vedo guardarmi in maniera confusa, quasi come se non capisse a cosa mi riferisco.
<< Ragazzo? Quale ragazzo? Di chi parli?>>
Davvero non ha capito a chi mi riferisco? La guardo inarcando un sopracciglio, come se la risposta fosse più che ovvia.
<< Il biondino che era con te prima! >>
I suoi lineamenti si rilassano, facendola sembrare sollevata.
<< Max non è il mio ragazzo! Lui è mio fratello! E comunque, non sei stato invadente. Insomma, è stato carino da parte tua. >>
Mentre dice l'ultima frase, abbassa la testa, per cercare di nascondere il leggero rossore comparso sulle guance, e anche se non avrei mai pensato di fare questo genere di pensieri, è una cosa molto dolce. Alla fine raggiungiamo l'aula ed io mi faccio avanti.
<< Siamo arrivati. >>
Busso alla porta, e dopo aver atteso il permesso da parte della professoressa, entro in classe seguito da Ivy.
<< Signor Stone! In ritardo già il primo giorno? Non è per niente un buon inizio. Se vuole diplomarsi, le conviene mettersi sotto, e comportarsi come si deve. Nessuno sconto quest'anno!>>
Ovviamente la Smith non ha perso tempo ad aggredirmi. Non le sono mai piaciuto, e lei non perde mai l'occasione di ricordarmelo.
<< Mi scusi professoressa, ma ho dovuto aiutare la signorina che è qui con me. Non conosce la scuola e non riusciva a trovare la classe, dato che si è appena trasferita. >>
La professoressa Smith mi osserva dubbiosa, e guardando in seguito alle mie spalle può con chiarezza notare Aveline.
<< E va bene, per questa volta passa Stone. Ma che non si ripeta più! >>
Annuisco, andando a sedermi al mio solito posto, libero come sempre, posizionato infondo alla classe sulla destra, accanto alla finestra. A un tratto la professoressa Smith, tenta di approcciarsi con Aveline.
<< Allora, sembra tu abbia già conosciuto il signor Stone. Visto che sei nuova, che ne dici di presentarti al resto della classe? >>
Ivy sembra imbarazzata e molto nervosa, ma decide di ottemperare alla richiesta della professoressa.
<< Mi chiamo Aveline Whitman, ho diciotto anni e vengo da Sidney, Australia. >>
Non sembra intenzionata a voler dire altro.
<< Bene signorina Whitman, benvenuta a New York. Spero che si troverà bene qui nel nostro istituto. Io sono la professoressa Smith, e insegno fisica. Ora può andare ad accomodarsi. >>
Faccio un segno a Ivy indicandole il posto vuoto accanto a me, dove poco dopo si accomoda, dopo aver percorso il breve spazio tra la cattedra e il banco a testa bassa. Quasi come se volesse nascondersi. La professoressa si perde nello spiegare il programma del nuovo anno, mentre io mi perdo nell'osservare la ragazza che mi sta seduta di fianco. Come sentendosi osservata si volta verso di me, cogliendomi intento ad ammirarla. Beccato! Le sorrido per alleggerire la situazione, e stemperare l'imbarazzo che mi pervade nell'essere stato colto con le mani nel sacco. Lei ricambia con un debole sorriso imbarazzato, voltarsi in seguito per continuare a prestare attenzione alla spiegazione. Grazie a Dio la lezione arriva al termine, ed io ne sono più che sollevato.
<< Che lezione hai adesso? >>
Controlla con attenzione l'orario, apprestandosi poi a rispondere.
<< Ehm, storia. >>
Fantastico! Sembra essere il mio giorno fortunato dato che in pratica abbiamo le lezioni identiche. Non potevo chiedere di meglio come primo giorno.
<< Bene, sembra che abbiamo lo stesso orario. Seguimi! Ti faccio strada. >>
Ci muoviamo lungo il corridoio, lei due o tre passi dietro di me, e non volendola lasciare indietro, rallento affinché mi raggiunga. Mi guarda confusa dalla mia azione.
<< Non mi piace l'idea di lasciarti indietro. Preferisco che mi cammini affianco . >>
E per l'ennesima volta posso vedere le guance colorarsi di rosa, ed è una vista spettacolare.
<< Okay. >>
Dopo un'ora di storia e una di biologia, alla fine suona la campanella che indica l'ora di pranzo.
<< Vieni. Ti faccio vedere dov'è la mensa. >>
Una volta raggiunta la mensa, dal solito tavolo un gruppo di amici mi sta richiamando, accompagnato da diversi incitamenti da parte di alcune cheerleader.
<< Beh, ci vediamo dopo Ivy. >>
Dopo essermi voltato e aver fatto qualche passo, sono costretto a fermarmi sentendo il suono della sua voce.
<< Hey, aspetta. >>
Mi volto verso di lei guardandola in maniera curiosa, riavvicinandomi poi con lentezza.
<< Stavo pensando che, magari ti andrebbe di pranzare con me e mio fratello oggi. Sarebbe un modo per riscattarmi. Mi hai fatto da guida per tutto il giorno! >>
Un gran sorriso mi si allarga sulla faccia a sentire quelle parole, perché lei non lo sa, ma io non aspettavo altro.
<< Certo! Dammi solo un minuto. Il tempo di dire a quei ragazzi che non mi siederò insieme a loro oggi.>>
Annuisce, attendendo che io ritorni. Mi avvicino al solito tavolo intenzionato a comunicare che oggi dovranno fare a meno di me.
<< Hey Brandon. Era ora! Che fine avevi fatto tesoro? Ci sei mancato. >>
A parlare con la sua vocetta squillante e allo stesso tempo irritante, è la capo cheerleader Cindy, che io ho avuto il buon cuore di soddisfare sessualmente l'anno scorso. Peccato che dopo allora, lei si sia fatta un'idea diversa. Spera che dopo quello che abbiamo fatto tempo fa, io mi accorga che lei sia quella giusta, ma io non ne ho alcuna intenzione. Lei non mi piace! Troppo superficiale, troppo attenta all'aspetto esteriore, troppo attenta alle persone con cui uscire, troppo vuota dentro. Non fa per me!
<< Salve a tutti! Volevo solo avvisare che sono stato invitato a sedermi a un altro tavolo, quindi per oggi dovrete fare ameno di me. >>
Posso vedere l'espressione di Cindy cambiare nel giro di pochi secondi, dal malizioso all'infastidito, e non perde tempo a farmelo notare.
<< Ma davvero? E con chi ti siederai? Con la sciacquetta con cui stavi parlando prima? >>
Spero per lei che stia scherzando! Non deve azzardarsi a parlare così di Ivy. Nemmeno la conosce! E in ogni caso dovrebbe guardare se stessa, prima di giudicare qualcun altro. Ignorando la sua squallida battuta, mi appresto comunque a rispondere in maniera affermativa.
<<Si esatto, con lei e il fratello. Sono nuovi! >>
Lucas un giocatore della squadra di basket, guarda alle mie spalle osservando Aveline con attenzione.
<< Bel bocconcino! Ottima scelta fratello. Te la stai già lavorando? >>
Vorrei dirgli che lavorare, non sarebbe il termine adatto ad Aveline. Che lei è diversa, che non sembra come le altre. Ma non voglio che pensino che mi sia rammollito così in fretta. Ho una reputazione da difendere!
<< In un certo senso. Ora devo proprio andare, ci vediamo ragazzi. >>
E sotto lo sguardo allibito di alcune cheerleader, e quello furente di Cindy, ritorno da Ivy che è ancora lì, nell'esatto punto in cui l'ho lasciata.
<< Scusa l'attesa, possiamo andare. >>
Dopo avermi risposto con un semplice "tranquillo" e aver avvistato suo fratello, ci dirigiamo verso di lui.
<< Max!>>
Suo fratello alza lo sguardo verso di lei sorridendole con amore, lasciandole un bacio sulla fronte seguito da un "ciao scricciolo". Poi il suo sguardo si posa su di me, guardandomi confuso e scettico allo stesso tempo.
<< Lui chi è? >>
Non sembra molto amichevole, ma infondo lo posso capire, non mi conosce e deve proteggere sua sorella.
<< Lui è Brandon. Abbiamo avuto tutte le lezioni insieme, e mi ha fatto da guida per tutto il giorno. E in più mi ha in praticamente salvata da un tentativo di abbordaggio questa mattina. >>
La testa di Max scatta in direzione della sorella, le pupille leggermente più scure.
<< Devo uccidere qualcuno? >>
Non oso pensare a come reagirebbe, se a provarci con la sorella fossi io. A questo punto forse dovrei intervenire nella discussione.
<< Non sarà necessario. Ci ho già pensato io! >>
I lineamenti del suo viso si rilassano all'istante, e dopo essersi alzato avvicinandosi a me, mi porge la mano.
<< Allora ti devo un favore! Ti ringrazio di cuore. >>
Okay, sembra un tipo apposto. Ora che lo guardo meglio in effetti, noto la somiglianza tra lui e la sorella, a parte il colore dei capelli.
<< Nessun problema, è stato un piacere. Comunque potete chiamarmi Brad, mi chiamano tutti così. >>
Annuisce rivolgendomi un sorriso, e in seguito tutti e tre ci dirigiamo verso la mensa per recuperare da mangiare, riaccomodarci subito dopo al tavolo. Per il momento, sembra stia andando tutto bene.

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