Sono appena le sette di mattina ed io sono qui di fronte al mio armadio, in piena crisi esistenziale. Prevedendo che io sia di fatto una smemorata di natura, questa mattina ha dovuto svegliarmi la mamma. Ha dovuto chiamare anche Max, poiché anche lui come me, sprovvisto di sveglia. E ora sono qui, di fronte a questo benedetto armadio, senza avere la più pallida idea di cosa mettermi. Il primo giorno di scuola è sempre una vera tragedia! Non parliamone poi se la scuola in questione, è nuova e per di più collocata in uno stato differente. Dalla padella alla brace! Sto ancora osservando l'infinità di possibilità che ho di fronte a me, quando Max irrompe nella camera.
<< Ivy! Ma sei ancora così? Che aspetti a cambiarti? Non vorrai mica fare tardi proprio il primo giorno di scuola? Ti ricordo, che dobbiamo anche passare in segreteria a ritirare i nostri orari. >>
Mi volto verso di lui, guardandolo in maniera disperata.
<< Sono in piena crisi! Non ho idea di cosa mettermi. >>
Mi osserva inarcando un sopracciglio perfetto, quasi come se la risposta fosse ovvia.
<< Mettiti quello che vuoi! Che importanza ha come ti vesti? >>
Spero che mi stia solo prendendo in giro, anche se non c'è proprio niente di divertente.
<< Stai scherzando, vero? Max è il primo giorno di scuola e almeno per oggi, vorrei dare l'illusione di essere okay. >>
Del tutto contrariato alla mia affermazione, e per niente d'accordo con me, non si risparmia dal farmelo sapere.
<< Tu sei okay! Non hai proprio nulla che non va. Sei perfetta così, sei speciale così come sei, e non hai bisogno di apparire per essere apprezzata. >>
Mi limito a guardarlo con un sorriso amaro sulle labbra, sapendo quello che cerca di fare. Purtroppo però nessuno sa meglio di me che in realtà non è affatto così. Ho vissuto in Australia per tutta la vita, eppure quanti amici avevo lì? Se si potevano contare sulle dita di una mano, era anche tanto. E questo Max lo sa benissimo.
<< E solo che per una volta, vorrei poter essere qualcun altro. Una persona diversa da quella che sono di solito. Vorrei poter ricominciare da capo, infondo forse qui posso. Non mi conosce nessuno! >>
Mio fratello mi guarda con dolcezza e dopo essersi seduto sul letto, batte la mano nel posto accanto al suo, invitandomi a sedere. Vuole farmi capire che questo comportamento non sarebbe comunque la soluzione.
<< Vieni qui scricciolo, siediti un attimo. >>
Eseguo l'ordine osservandolo con attenzione, e aspettando che si decida a parlare.
<< Ivy, non devi cambiare per piacere agli altri, perché tu sei unica così. E poi lo sai anche tu, se cerchi di diventare quello che non sei, perdi l'essenza di chi sei veramente. E a me piace la tua essenza sorellina. Voglio che resti tale! Anche perché se la gente non si accorge di te, vuol dire che non capisce quanto sarebbe fortunata ad averti nella sua vita. >>
Me lo spiega come andrebbe spiegato un concetto a una bambina, continuando a essere paziente e affettuoso. Un po' come un papà... E a volte devo ammettere, che è proprio così che si comporta. Dopo avergli sorriso, gli lascio un affettuoso bacio sulla guancia.
<< Grazie fratellino! >>
Sembra sollevato dalla mia reazione.
<< Di niente scricciolo. Ora però sbrigati a vestirti e scendi a fare colazione. Si sta facendo tardi. >>
Mi lascia un bacio sulla fronte e subito dopo lo vedo sparire oltre la porta. Cercando di convincere me stessa che Max abbia ragione, decido di vestirmi in maniera semplice. Afferro rapida un jeans chiaro, una semplice felpa nera e le All Star nere. Come un fulmine, afferro l'intimo correndo a tutta velocità verso il bagno. Mi lancio come una scheggia sotto la doccia, cercando di lavarmi più in fretta che posso. Subito dopo aver finito, in fretta e furia, mi asciugo, mi vesto, mi asciugo i capelli e li pettino, scattando di seguito verso la mia camera. Recupero lo zaino, il cellulare, il portafoglio, le chiavi di casa, e alla velocità della luce percorro la scalinata. Arrivo in cucina che ho il fiatone come se avessi partecipato ad una maratona. Ero così di fretta che per la foga di uscire dalla doccia, per poco non scivolavo rischiando di sfracellarmi al suolo. Mi lascio cadere di peso su una sedia, cercando di regolarizzare il respiro, e questo sembra divertire mio fratello che se la ride sotto i baffi. Afferro al volo un toast alla nutella dal piatto posizionato al centro della tavola, e dopo aver dato un morso, ancora prima di ingoiare il boccone, sprono Max ad alzarsi.
<< Allora, andiamo? >>
Come al solito, mia madre mi guarda con quell'aria corrucciata da rimprovero, e i lineamenti del viso impregnati di preoccupazione.
<< Ivy tesoro, mangi solo quello? Mi sembra un po' poco. >>
Ci risiamo, sempre con la stessa storia che non mangio abbastanza e che sono troppo magra. Sbuffo con il pensiero e ignorando l'istinto di urlare, mi affretto a rispondere nel modo più tranquillo che riesco a usare.
<< Mamma, arriveremo davvero tardi di questo passo. Mangerò qualcosa durante il tragitto per andare a scuola. Ci fermeremo a un bar e prenderemo qualcosa. >>
Non sembra molto convinta così per addolcirla, le lascio un bacio sulla guancia, e lei scuote la testa divertita. Non riesce a tenermi il muso per troppo a lungo. Faccio un cenno con la testa a Max per fargli capire che è ora di andare, o arriveremo davvero in ritardo. Mentre stiamo uscendo di casa ci scontriamo con papà, che dopo averci dato il buongiorno ci augura un "buona fortuna" per il nostro inizio nella nuova scuola. Ci affrettiamo a raggiungere la macchina e dopo aver messo in moto, partiamo a tutto gas. Non mi vanno molto a genio le auto. Dopo l'incidente, ho avuto qualche problema a starci all'interno. Per un lungo periodo ho sofferto di attacchi di panico, e tutt'ora restare in macchina da sola per troppo tempo, me ne crea.
<< Non ci fermeremo a nessun bar, vero? Lo hai detto solo per farla stare tranquilla. >>
Max si che mi conosce bene. Non per niente, siamo gemelli! Una volta arrivati a scuola, possiamo notare l'infinità di studenti fuori da questo istituto. C'è chi se ne sta con le cuffie nelle orecchie per conto proprio, chi è impegnato in una conversazione di gruppo, chi fuma, insomma c'è di tutto. E tutti attendono il suono della campanella per poter entrare. Purtroppo per me, credo che noi saremo costretti a entrare prima, poiché dobbiamo ancora recuperare il nuovo orario scolastico in segreteria. Una volta oltrepassato il cancello ci blocchiamo sui nostri passi, osservandoci attorno. Sapere che tutte le paia di occhi in questo cortile sono puntate su di noi, mi fa salire l'ansia a mille. Dopo tutto si sa, noi siamo quelli nuovi. I nuovi fenomeni da baraccone al momento. Dopo aver raggiunto la segreteria chiedendo indicazioni, recuperiamo l'orario. Per tutto il tempo non posso fare a meno di camminare accanto a Max come se fosse la mia unica ancora di salvezza. Come se potesse salvarmi dall'imbarazzo di essere quella nuova, e allo stesso tempo, dalla distruzione che incombe su di me. Io non sono che un disastro, e i disastri si sa, per loro natura creano guai. E come se non bastasse io sono una calamita per le figuracce, che purtroppo per me, sembrano non avere mai fine. Appena sento il suono della campanella vengo invasa dal panico, ma Max non perde tempo a rassicurarmi.
<< Hey, vedrai che andrà tutto bene. Sta tranquilla! >>
Annuisco, anche se poco convinta. Max mi lascia un bacio sulla guancia seguito da un veloce in "bocca al lupo", dirigendosi in seguito verso la rispettiva classe. Per mia sfortuna, non abbiamo tutte le ore insieme. Ho come la sensazione di essere osservata, ma forse è solo la paranoia che si fa viva. Mi muovo lungo il corridoio osservando i lati di esso, alla ricerca della mia classe. Quando abbasso gli occhi sul nuovo orario per rileggere quale sia la sezione che devo cercare, mi scontro con qualcuno. Alzo lo sguardo e mi ritrovo di fronte un ragazzo alto, muscoloso, capelli castano scuro e occhi neri come la pece. Ha un'aria poco raccomandabile e per niente amichevole. La conferma ce l'ho nel momento in cui mi rivolge un sorrisetto malizioso. Questo individuo mi dà i brividi! Nel momento in cui parla, vorrei poter scappare a gambe levate.
<< Ciao bambolina. Sei nuova, vero?>>
La sua voce ha qualcosa di maligno, posso percepire con chiarezza la sfumatura oscura che lo circonda. Questo tipo non mi piace per niente! Mi limito ad annuire, poiché al momento la voce non sembra intenzionata a voler uscire.
<< Beh, magari possiamo passare del tempo insieme, sono sicuro che apprezzerai.>>
Al solo pensiero di passare del tempo con questo tipo, mi viene la pelle d'oca. Per fortuna però qualcuno decide di venirmi in soccorso.
<< Gira a largo Blayke! >>
Non oso voltarmi, per paura che la persona che c'è dietro di me, sia peggiore di quella che ho di fronte. Anche se devo ammettere che la sua voce, ha qualcosa di particolare. Direi che armoniosa sarebbe forse la parola adatta. Mi piace molto!
<< Che c'è Stone? Sei venuto a salvare la donzella in pericolo? O eri solo preoccupato che ti soffiassi la preda da sotto il naso? >>
La parola preda mi fa rabbrividire, e questa frase non ha nulla di rassicurante. Non mi piace per niente. Io non sono la preda di nessuno! Dallo sguardo che sta rivolgendo il ragazzo di fronte a me, a chiunque sia alle mie spalle, deduco che non siano per niente in buoni rapporti.
<< Hai cinque secondi per sparire Collins! >>
La voce alle mie spalle diventa bassa e minacciosa, ma non perde comunque il suo fascino. Il ragazzo di fronte a me, alza le mani in segno di resa, e si stampa un sorrisetto strafottente sulla faccia.
<< Okay okay Stone. E' tutta tua! >>
Il presunto Collins mi rivolge un occhiolino sfrontato, girando in seguito i tacchi per andarsene da dove era arrivato. Rimango immobile senza muovere un muscolo, non avendo idea di come comportarmi. Nessuno mi aveva mai difesa in Australia.
<< Hey, va tutto bene? >>
Okay, o ora o mai più! Con estrema lentezza mi volto verso il mio interlocutore, con l'ansia a livelli così elevati che potrebbe uccidermi. La persona che mi trovo di fronte, sembra una visione. Alto, con un fisico da atleta, labbra carnose, capelli neri e occhi azzurro-verdi. Mi piace tanto, quanto mi piace la sua voce, ma devo tenere presente che non so proprio nulla di lui. Nemmeno lo conosco! Sarà il classico ragazzo che ci prova con tutte. Non posso fidarmi!
<< Ehm, si grazie. >>
Alla fine sorride rilassato, permettendomi di notare la sua perfetta dentatura. Mi porge la mano, presentandosi.
<< Brandon Stone! >>
Afferro la sua mano constatando che ha una presa forte e decisa, ma non aggressiva, e al tempo stesso una stretta delicata. E' una cosa strana da spiegare.
<< Aveline Whitman. >>
Posso vedere uno strano luccichio nei suoi occhi, come se avesse vinto un terno alla lotteria nel sapere il mio nome. Ma con molta probabilità, è solo una mia impressione.
<< Aveline. Davvero un bel nome. >>
Mi sento le guance avvampare a questo suo complimento, così abbasso lo sguardo sperando che non si noti troppo.
<< Ehm, grazie. Ma ora devo davvero andare. Si è fatto tardi, ed io non ho ancora trovato la mia classe.>>
Ed è la verità. Mi beccherò un rimprovero il primo giorno. Fantastico!
<< Quale classe stai cercando? >>
In effetti, lui potrebbe indicarmi dove andare. Non ci avevo pensato.
<< Quinta, sezione A. >>
Lo vedo fare un sorriso a trentadue denti, prodigandosi di seguito nel rispondermi.
<< Allora sei fortunata, perché è la mia classe. Vieni seguimi, ti accompagno io. >>
Gentile da parte sua!
Lui si avvia lungo il corridoio ed io mi limito a seguirlo. Ci mancava la notizia che stessimo nella stessa classe... Che imbarazzo! Si prospetta proprio un anno interessante.
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Innamorarsi a New York
RomansaEveline ha 18 anni, e la sua famiglia vive in Australia. La famiglia Withman decide di trasferirsi in america, dopo poco più di un anno dalla perdita dei due figli maggiori: Alex e Elisabeth. Ma Eveline e il suo gemello Max, non sono esattamente al...