IV.

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L'amicizia è una cosa che capita una volta nella vita. Puoi avere quanti amici vuoi, ma solo uno di loro ti vuole bene veramente, tiene a te veramente. Gli amici veri, quelli che restano, sono difficili da trovare. Per trovarli, però, devi cercarli anche tu, prima. L'amicizia vera può nascere il primo giorno della scuola elementare, sul lavoro, a un bar, oppure in mezzo alla strada, aiutando un passante. È come una specie di amore.

E quando la trovi, è la cosa più incredibile che ti possa accadere.

"È bello che tu abbia invitato tutti a questa festa," disse accennando un sorriso verso la bionda. Era marzo, quattro mesi da quando lei se ne era andata, e Taylor aveva deciso di organizzare una festa nella loro casa, invitando sia gli amici stretti della sua ragazza ormai morta, e i suoi amici stretti, inclusi le famiglie delle due innamorate.

"Avrei pensato che tu le avresti chiesto la mano se lei fosse ancora viva," commentò Selena, ridendo lievemente.

"Avevo intenzione di chiederle la mano il giorno del suo compleanno, ma il tempo in questo caso mi ha battuto," sospirò la bionda, scossando il liquido nel suo bicchiere. Selena la osservò per un momento, cercando di capire se l'amica era sarcastica oppure no.

"Pensi che avrebbe detto di sì?" chiese la mora.

Taylor strizzò gli occhi guardando gli invitati nel suo salotto, e rispose dicendo, "Sì. Penso che avrebbe detto sì,"

Selena annuì, e ci fu un momento di silenzio. Ovvio, Karlie avrebbe detto di sì, ormai stavano insieme da cinque anni e mezzo, e le due avevano scherzato spesso sul matrimonio e sul fatto di avere dei figli. A quel pensiero, la bionda si voltò verso Selena e con un tono entusiasta disse, "Sai, penso che dopo il matrimonio, io e Karlie avremmo adottato un bambino. O fatto, un bambino,"

"Davvero?" chiese stupita. Taylor annuì, prendendo un sorso dal suo drink.

"Come lo avreste chiamato?" chiese curiosa la mora. Taylor sembrò riflettere un secondo, corrugando la fronte e guardando verso l'alto.

"Come lo avremmo chiamato?" chiese Taylor ad alta voce, rivolgendo la sua domanda alle stelle.

"Che c'è, ora parli con le stelle?" rise Selena, spingendo un po' la spalla della bionda.

Taylor si morse il labbro inferiore e guardò la mora, e con un sorriso disse, "No, non parlo con le stelle. Sto parlando con Karlie,"

Subito, il sorriso compiaciuto sul volto di Selena scomparve, e sentendo la risposta della bionda, le accennò un piccolo sorriso. "E che ti dice?"

"Cristina o Addison," affermò, rivolgendo il suo sguardo ancora una volta verso l'alto.

"Cosa?" chiese confusa Selena, ridendo lievemente.

"I nomi. Avrebbe voluto una bambina," precisò Taylor, sorridendo.

"Carini i nomi," commentò l'amica, mettendo una mano sopra la spalla di Taylor. La bionda annuì, e continuò a tenere gli occhi puntati verso il cielo.

Non c'era cosa più bella che guardare verso l'alto e riuscire a vedere i suoi occhi fra le stelle.

***

"Karlie! No, non possiamo, ci sono i nostri genitori di sotto!" esclamò sussurrando e portandosi le coperte fino all'altezza del suo mento.

"Avanti, faremo piano," insistette la brunetta, tirando il tessuto. Taylor le sorrise.

"Se ci scoprono siamo nella merda," borbottò Taylor, alzando le coperte e lasciando che la brunetta sgattaiolò al di sotto di esse.

"No, non entreranno nel bel mezzo del momento," rispose Karlie con un sorriso malizioso. Subito, la bionda sentì le braccia possenti della ragazza legarsi attorno ai suoi fianchi, e le sue labbra appoggiarsi sulla parte più sensibile del suo collo.

"Sarà meglio per te," sussurrò Taylor, perdendo una mano fra i capelli lunghi di Karlie. La ragazza più alta delle due sembrò ignorare il commento della bionda, e continuò il suo lavoro lasciando una scia di baci lungo tutta la superficie del suo collo, arrivando fino al suo petto.

Taylor lasciò che un piccolo gemito riempì il silenzio della stanza, e subito le sue guance presero un coloro più scuro di quello che erano. Karlie si spostò sopra il corpo della bionda, afferrando dolcemente le estremità di ogni coscia della ragazza sotto di lei, prima di legarle attorno ai suoi fianchi. Raggiunse il viso di Taylor, iniziando a baciarla. Non appena le sue dita sfiorarono l'inizio del suo intimo, Taylor sospirò, aprendo leggermente le sue labbra, e Karlie ne approfittò per far scontrare la sua lingua con quella della ragazza, facendola gemire.

"Posso entrare oppure dovrò vomitare?" chiese una voce al di fuori della stanza.

Karlie sbuffò, e rotolò velocemente dall'altra parte del letto, dicendo, "Kimberly, che diavolo vuoi?"

"Posso entrare?" chiese di nuovo esitante la ragazza dall'altra parte della porta.

"Entra," rispose la brunetta, mettendosi una mano davanti agli occhi.

"I nostri genitori, e anche quelli di Taylor, volevano andare a fare un giro in città," comunicò la ragazza, sembrando esitante non appena aveva aperto la porta.

"Ugh, arriviamo subito," rispose annoiata Karlie.

"Mi fa piacere che non ho interrotto nulla," disse sarcastica la sorella.

"Oh. Sì invece, ci hai interrotto nella parte più bella, dove io-"

"Va bene, questo è troppo," disse velocemente Kimby, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta alle sue spalle.

Una volta da sole, Karlie si alzò da letto e Taylor rilasciò una risata che aveva trattenuto. "Sei volgare," disse.

Karlie le sorrise dolcemente e le baciò la fronte. "Mi ami,"

"Ti odio," scherzò con un sorriso. Karlie le diede uno schiaffo sulla coscia, facendola saltare giù dal letto. "Hey! Scherzavo," rise, avvicinandosi alla brunetta.

"Ti amo," disse Karlie, baciandole la guancia e ignorando le scuse della ragazza. Ogni volta che quelle parole lasciavano le labbra della sua ragazza, una farfalla avrebbe spiccato il volo nel suo stomaco, facendola innamorare di lei sempre di più.

"Ti amo anch'io."

Without YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora