VII.

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"Ti voglio mostrare la tua camera," le sussurrò, passando una mano sulla lunghezza della sua schiena. La bambina dai riccioli neri saltellò sul posto eccitata, e lasciò che un suono felice echeggiasse dentro alla stanza. Taylor rise lievemente, sentendo che il sorriso che era presente sul suo viso era genuino e non uno sforzato.

Le prese la piccola mano (la bambina si afferrò alle ultime tre dita) e con la schiena lievemente piegata, la portò nel piano superiore, passando diverse foto di famiglia e amici.

"Pronta?" la incitò ad aprire la porta, e per poco non la buttò giù, perché non appena si aprì, la bambina corse dentro la stanza con una risata contagiosa.

"Cristina! Ferma!" esclamò ridendo la donna, afferrandola da sotto le braccia e sollevandola nel cielo. Lasciò una scia di baci lungo il suo collo, tanto per infastidirla, e la bambina iniziò a ridere freneticamente, cercando di liberarsi dalla presa della madre.

Non appena finita la loro piccola lotta, la posò delicatamente sul letto, sedendosi di fianco a lei mentre Cristina si succhiò un dito. "Allora ti piace? La decoreremo insieme," le sorrise dolcemente.

La bambina fece il più grande sorriso che Taylor abbia mai visto, e si mise in piedi sul letto, saltellando. "Potrò cololarla?!" esclamò entusiasta.

"Colorarla," la corresse ridendo. "Comunque sì, la coloreremo insieme,"

Un urlo le scappò dalle labbra, e non appena vide che la madre serrò la bocca in un sorriso stretto, mise una mano davanti alla bocca, cercando di tacere. Taylor scosse la testa e prese in braccio la bambina, portandola nuovamente nel piano inferiore per mostrarle il resto della casa.

"Mamma?"

A Taylor mancò il fiato non appena sentì quella parola venire fuori dalle sue labbra così lievemente e dolce, e le sorrise. "Sì, tesoro?" dire queste parole le fece venire in mente sua madre, quando la chiamava tesoro.

"Lei chi è?" chiese confusa, puntando con un dito contro una fotografia appesa al muro. Taylor si avvicinò alla foto, e la prese fra le mani. Subito, un nodo alla gola le si formò, ma un sorriso triste li rimpiazzò velocemente.

Si inginocchiò di fianco alla figlia e le sorrise tranquillamente. "Lei è l'amore della mia vita. È tua madre; cioè hai due mamme, però anche lei è tua madre. Si chiama Karlie ed è così...dolce, lei ti sarebbe piaciuta. Ti avrebbe amato così tanto," sorrise.

Cristina alzò un sopracciglio. "Ma lei dov'è ora?" chiese.

Taylor aprì leggermente le labbra per dire quelle parole, ma la chiuse immediatamente. "Lei non c'è più," rispose in un sussurro. Cristina spostò leggermente la testa di lato, ancora confusa.

Presto, però, lo sguardo confuso della bambina si trasformò in una smorfia, mentre abbassò lo sguardo e giocherellò con le sue piccole dita. "Lei non tornerà più a casa?" chiese in una piccola voce.

Taylor sospirò, deglutendo gli urli delle sue lacrime che gridavano di uscire. "No," replicò con il tono più basso di un sussurro.

Quando il viso di Cristina si alzò, i suoi occhi erano pieni di lacrime, il suo labbro leggermente in fuori. I suoi occhi erano di color verde, leggermente simili a quelli di Karlie; le sfumature non erano belle tanto come quelle della ragazza, ma, come succedeva a Karlie, erano ancora più belli quando erano pieni di lacrime. Il verde si oscurava, le sue pupille erano leggermente allargate. Sembrava di vederla davanti a lei in quel momento; stesse labbra, stesse guance, stessi occhi. Solo che era una versiona di Karlie più piccola.

"Non piangere," sussurrò, avvolgendo la bambina in un abbraccio. Sentì le sue lacrime che bagnavano la sua maglietta sottile, e le accarezzò la testa mentre un singhiozzo riempì la stanza. Come era possibile che una bambina così piccola si era potuta affezionare di una donna che era morta prima di conoscerla?

Without YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora