Parte 2

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Sobbalzo quando mi giro e quasi cado dal divano. All'inizio non capisco dove mi trovo. Poi i ricordi di ieri notte iniziano tornarmi in mente.
Sono stata scaricata. Una ninja. Pastafrolla alle fragole. Gli occhi di Camila. Sono entrata nella confraternita di Eric. Ho bevuto. Ho bevuto ancora.
Mi alzo piano, lasciando che il vortice che mi gira in testa si calmi prima di prendere gli stivali. Mi passo la lingua sul palato secco, ho in bocca un sapore disgustoso.
«Ehi», dice Eric con voce roca, dal letto a castello dall'altra parte della stanza. «Hai lezione?»
«È domenica», rispondo mentre infilo i piedi negli stivali.
«Vero», dice, voltandosi e nascondendo la testa sotto la coperta.
L'orologio indica le dieci del mattino. Voglio davvero tornare a dormire, ma devo scrivere un tema e sconfiggere i postumi della sbornia. Non necessariamente in quest'ordine.
Mi metto la camicia e in qualche modo trovo la strada per uscire dalla confraternita. Devo camminare qualche isolato per raggiungere il parcheggio dove ho lasciato il mio pick up ieri sera prima della festa di Halloween. Respiro l'aria fresca e fragrante e mi incammino. Il vento gelido che filtra dai jeans e l'aria in faccia non sono sufficienti a sgombrarmi la mente. Mi serve un caffè.

Sono in fila al Bean Buzz, ho un disperato bisogno di caffeina.
Oggi in particolare rispecchio l'immagine dello studente universitario ubriaco. Non mi capita spesso, ma la notte scorsa stata un vero casino.
Ringrazio la cassiera Mel che mi passa una tazza. Sembro un sonnambulo che si incammina verso l'uscita con gli occhi aperto i a malapena. Mi concentro sulla luce che viene dalla porta e muovo il corpo in quella direzione.
«Lauren?»
Mi sforzo di alzare le palpebre, faccio un respiro profondo e cerco di concentrarmi. È Carly, in piedi davanti a me. Come faceva a sapere di trovarmi qui? Non ce l'ho mai portata, qui non le porto nessuna ragazza. Ho scelto il bar più lontano dal campus per evitare di incontrarle.
«Carly, che ci fai qui?», chiedo, troppo sorpresa perché non se ne accorga.
«Uh, bevo un caffè», risponde alzando la tazza.
«Certo», dico con un cenno della testa, sentendomi una stupida.
«Hai un secondo? Speravo di parlare».
«Uh...», esito. In questo momento anche l'atto di stare in piedi è una sfida. Figuriamoci parlare.
«Farò in fretta, promesso»
«Okay». La seguo riluttante verso un tavolo che affaccia sull'esterno. Non ho idea di cosa mi aspetti. Forse vuole scusarsi per come ha chiuso la nostra storia ieri sera.
«Credo di aver commesso un errore», dice mentre mi siedo.
«Non avrei dovuto lasciarti».
No, non era quello che prevedevo.
Il mio silenzio sbalordito la incoraggia a continuare. «Penso di essermi spaventata perché inizio a provare qualcosa per te. Ma dopo che hai lasciato la festa mi sono resa conto di quanti stupidi pazzi ci sono in giro qui al campus. Tu non sei come loro. Ho rovinato tutto, vorrei avere un'altra possibilità».
Merda, non sono abbastanza sobria per questo. Quindi rimango zitta e bevo un sorso di caffè, guardando ovunque fuorché la ragazza che mi è seduta di fronte e che si aspetta una risposta. Ed è allora che rivedo gli occhi di ieri sera, che mi fissano dal divano in pelle dall'altra parte del bar. Senza maschera.
«Lauren?», chiede Carly.
«No...», mormoro, rapita.
«Cosa?», dice Carly con una punta di panico nella voce. «No?»
«Scusa», mi affretto a dire, distogliendo lo sguardo riluttante. «Uhm, credevo di aver visto... Non importa». Scuoto la testa e cerco di concentrarmi. La notte scorsa mi ha dato un'occasione, quindi la colgo al volo. Tanto non sarebbe durata comunque, specie se da me si aspettava di più.
Faccio un respiro veloce e dico: «No. Non posso tornare che con te». «Cosa? Perche?»
«Mi dispiace, Carly. Non posso e basta». Mi alzo e mi allontano senza aspettare la sua reazione. Dovrei uscire. Invece non lo faccio, e attraverso il bar dirigendomi verso il divano di pelle marrone dove la ragazza senza maschera della notte scorsa sta leggendo con i piedi appoggiati al tavolino da caffè.
Poi rimango li in piedi a fissarla. Lei non si accorge di me, che è probabilmente una buona cosa perche sono sicurissima che sembro una maniaca. Non so proprio cosa dire perche mi trovo davanti a Camila Cabello. Però questa ragazza è... diversa. Non è esattamente come quella che si è trasferita nel mio quartiere quindici anni fa. Quindi forse non si tratta di lei. Non avrebbe senso che fosse qui. Solo che... quelli sono i suoi occhi.
«Camila?».
Non alza la testa. Sto per chiamarla di nuovo quando qualcuno passa sfiorandomi il braccio.
«Eccoti, Cidal», dice Ally, raggiungendo il tavolino da caffè offrendo a Camila una tazza. «Cioccolata calda con due cucchiaini di moka e panna montata. Come fai a bere tanto zucchero di mattina? Solo a pensarci mi viene mal di stomaco». Poi Ally alza la testa e mi sorride allegra. «Ehi, Lauren»
«Uh, ciao», rispondo confusa. Guardo lei poi Camila. «Tu sei Cidal?». Forse sono ancora ubriaca.
Camila sorride gentile. «Si, Cidal Preston». Allunga la mano.
«Scusa se sono stata una stronza ieri sera». Mi guarda dritta negli occhi, aspettando che anch'io avvicini la mano per stringere la sua, che è coperta da un guanto fatto a maglia e con le dita tagliate. Nel suo sguardo non c'è nemmeno un accenno di riconoscimento. «Ero un po' ubriaca, non è stata una delle mie serate migliori».
«Già, certo, non c'è problema», dico a bassa voce, prendendo la sua mano nella mia. «Piacere di conoscerti». Mi convinco che o sto dormendo o sono ubriaca oppure in qualche maledetto episodio di Twilight. Giuro che questa è la faccia di Camila Cabello, la ragazza a cui ho passato fin troppe ore della mia vita a pensare. Lei però mi guarda come se non avesse idea chi di io sia. Sto impazzendo.
«Mi spiace, ma noi due non ci...». «Sei proprio una bastarda! Avresti dovuto dirmi che c'era un'altra! Non posso credere di averti implorato di riprendermi!»
Mi volto proprio quando Carly mi getta il caffè addosso. Cerco di schivarlo ma è troppo tardi. Il liquido bollente mi atterra sul petto e fa male, e vedo i riccioli biondi di Carly oscillare verso la porta.
A denti stretti mi stacco la maglietta dalla pelle.
«Ohmiodio», esclama Ally. Prende dei tovaglioli dal tavolino e inizia a tamponarmi la maglietta, frenetica. «Perche l'ha fatto? Stai bene?»
Mel mi compare davanti con le mani piene di tovaglioli. «Hai bisogno di qualcosa?»
«Della mia dignità», mormoro. Camila ride. All'improvviso vorrei essere ancora svenuta sul divano di Eric. «Sembro un idiota, vero?».
Camila sorride. «Beh... più o meno. Ma lei sembrava una pazza. Quindi vince lei».
Vi prego, sparatemi.
«Oh, Laur, non posso credere a quel che ha fatto. Chi era?»
«Un'ex», borbotto accettando i tovaglioli di Ally. «Grazie dell'aiuto. Ora devo andare». Sento gli occhi di tutti puntati addosso, inclusi quelli che mi hanno impedito di imboccare l'uscita prima. «Ci vediamo».
Getto i tovaglioli nella pattumiera prima di uscire. Poi mi volto, e la ragazza che somiglia a Camila Cabello mi sta ancora guardando.

never without you- CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora