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"Ci sono persone che
incontri per la prima
volta e immediatamente
sai che vuoi vivere
il resto della tua vita
senza di loro."

Capitolo 2
Clary

19 Aprile 2018

Non poteva essere vero.
Ero salita sul mezzo sbagliato, quella era l'unica soluzione, perché per nessuna ragione al mondo la seconda classe del terzo anno della Brown sarebbe dovuta essere con noi su quel pullman.
Ero già abbastanza intollerante verso i miei compagni, figuriamoci se ad essi si aggiungevano altri venticinque infastiditori.
Vogliamo anche dire che i posti erano contati -esattamente cinquantadue come noi- e che la mia classe -dispari- era già disposta in tredici coppie?
Beh, sì, perché era esattamente così. Mai come quel giorno odiavo il mio essere una ritardataria cronica.

E indovinate qual era l'unico posto libero? Quello accanto a Jordan Kyle, ex ragazzo di Maia e mio acerrimo nemico fin dalla notte dei tempi, ovviamente.
Avevo conosciuto Jordan il primo anno di liceo, quando ci eravamo ritrovati insieme nell'ora di punizione. Appena avevo incontrato i suoi occhi scuri dal taglio orientale, lo avevo odiato e i successivi cinquanta minuti in cui mi aveva perennemente lanciato palline di carta addosso avevano solo fatto aumentare quel sentimento. Poi, a metà anno, si era fidanzato con la mia migliore amica e, per non farla soffrire, avevamo dato vita ad una tregua che si era conclusa a settembre di quell'anno, quando lei lo aveva lasciato. Da allora, tra di noi aveva avuto inizio una guerra aperta, soprattutto da parte sua, che non perdeva occasione per darmi fastidio -ed io, in risposta, non ero certo da meno-. Perciò, potete capire quanto mi saltassero i nervi mentre prendevo posto accanto a lui.
«Ehilà, Malpelo!»
Eccolo con uno di quegli orribili soprannomi che mi aveva affibbiato Aline Penhallow, la regina delle stronze dell'East Great e mia nemesi dalla notte dei tempi, quando ero piccola. A quanto pare doveva averlo sentito da lei qualche volta, perché era impossibile che avesse letto l'opera italiana di Verga, dubitavo addirittura che sapesse leggere.
«Venerdì», ribattei.
Forse ero offensiva nel chiamarlo come il colono che Robinson Crusoe incontra dopo il naufragio che lo spedisce su un isola deserta -anche se non tanto, alla fin fine-, ma la rabbia mi fece attingere ai più perfidi pensieri e molto probabilmente lui non aveva neanche colto il riferimento.
Lui aggrottò la fronte. «Sì, lo so che è venerdì.»

Appunto.

Alzai gli occhi al cielo e misi le cuffie. «Lasciamo perdere.»

Nel farlo, incrociai lo sguardo di Jasmine Holmes, mia ex-compagna di squadra. Mi fece un cenno di saluto, che ricambiai, poi indicò il mio vicino di posto e fece il segno della croce. Risi e poi riportai l'attenzione sul mio iPod. Stavo scegliendo la canzone, mentre gli altri facevano un gran baccano, quando udii la sua voce.
«Kyle, hai tu la cassa?», si sentì urlare da quattro posti più dietro.

E, Dio, perché le sfortune non viaggiano mai da sole, chi altro doveva esserci su quell'autobus, se non Jace Herondale?

«Tieni, fratello», esclamò il mezzo asiatico al mio fianco, lanciandogli le Beats.

Dallo scontro sull'autobus mi ero quasi dimenticata della sua presenza. Dico quasi, perché attraversare un corridoio del liceo senza sentire almeno una volta il suo nome era da considerarsi impossibile. Ed anche a casa la situazione non era diversa. John non faceva altro che parlare di Jace, di Alec e di quanto gli era mancata la East Great. Aveva anche deciso di invitarli a casa il fine settimana precedente e per mia fortuna non ero nei paraggi, ma da Isabelle per un progetto di Scienze.
A quanto pare, aveva raccontato del nostro scontro a mio fratello, senza però riferire il mio nome -dopotutto, non aveva mai interagito con me e sospettavo che non sapesse neanche che fossi la sorella del suo migliore amico-. Lo avevo scoperto quello stesso giovedì sera, quando a cena John ce lo aveva raccontato, ridendo e prendendo in giro la sbadataggine della ragazza. Sapevo, quindi, che il biondo si ricordava di me, ma speravo che non mi riconoscesse quel giorno. Perciò, mi feci piccola piccola sul sedile ed alzai il volume della musica al massimo, pregando che quella giornata passasse in fretta.

My Loving Clash |IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora