Capitolo 10 ¤Il Guardiano¤

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Mi chino a terra velocemente,per acchiappare Potty e salvarlo,nei limiti del possibile. Sento le pupille allargarsi per la paura,mentre un Nordes fa capolino sopra la mia testa brandendo un'ascia gigantesca ed emettendo un lugubre verso gutturale. È la fine. O almeno sembra la fine finché non mi accorgo che l'ascia impatta su qualcosa di duro...che non è la mia testa! Apro un occhio,timorosa,e vedo Wolfang vicinissimo a me mentre para l'acetta con la sua spada. Non ricordavo ne avesse una,credo l'abbia presa quando e tornato a casa sua.
Il Nordes si alza e si allontana,gonfiando il petto per sembrare più grande. Gli si rizzano anche i capelli sulla nuca, e questo mi ricorda i gatti quando cercano di intimidire l'avversario facendogli credere di essere più imponenti di quello che in realtà sono.
Il Nordes prende la rincorsa urlando. Forse crede di riuscire a rompere la spada. Wolfang si para davanti a me e colpisce l'arma nemica,facendola conficcare irreversibilmente nel terreno. Guardo Wolfang stupita. Davvero lui ha fatto questo per me?
Allora non è così pessimo come pensavo...
<Corri!> urla Wolfang trascinandomi per un polso e distraendomi dai miei pensieri. Ed è mentre corro che realizzo la peggiore delle cose che mi potevano accadere ora: mi accorgo che,per la foga,ho dimenticato di portare la spada con me.
<Wolfang...> provo a dirgli mentre ci allontaniamo,per accennargli della spada dimenticata
<I ringraziamenti tienili per dopo,smemorata che non sei altro!> risponde lui,a metà tra l'irritazione e la presa in giro,mentre corriamo ineguiti da quattro Nordes giganti.
Uno,quello con l'ascia,ci attacca di nuovo. Credo sia il capo dei quattro. Wolfang riesce a fermarlo di nuovo,dimostrandosi molto bravo con la spada. Infatti,in poche mosse,riesce ad ucciderlo senza troppi problemi. Gli altri tre si fermano ad osservare il loro capo morto e,dopo pochi secondi, sono di nuovo alle nostre calcagna, arrabbiati e carichi di voglia di squartarci come polli per vendicare la morte del loro compagno. Anche se corriamo veloci per il bosco,ad un certo punto la nostra distanza dai tre bestioni si riduce a qualche passo,e d'un tratto Wolfang mi butta nell'erba alta con Potty. Mentre faccio per tirarmi su lo sento che mi urla <Resta là finché non ho finito> continuando a correre. Prova ad affrontarli,ma essendo tre contro uno i risultati sono scarsi. Ad un certo punto ricomincia a correre e getta la spada a terra per poi fermarsi. La mia mente mi riporta inevitabilmente a quel giorno durante il quale la vita di una giovane ragazza dagli occhi color notte stellata e i lunghi capelli corvini ed ondulati viene spezzata brutalmente da due sicari assassini. Il parallelismo è veloce e toglie il respiro come un pugno inaspettato.
Il mio respiro affannoso è irregolare quanto quello di Potty,e comincio a sudare freddo. L'aver corso col cane in braccio mi ha bloccato i muscoli delle braccia,irrigidendoli.
Restando accuattata nella sterpaglia vedo i Nordes avvicinarsi velocemente e sgraziatamente a Wolfang,che resta fermo e disarmato a testa bassa.
Gli vorrei urlare di muoversi,di riprendere la spada,di continuare a correre,di mettersi in salvo in qualche modo;ma non ho abbastanza fiato per farlo. Quindi resto ferma,ad osservare la scena,come quel giorno.
Wolfang stringe i pugni,inspira e alza la testa,poi porta le mani davanti a sé,inspirando.
I Nordes cominciano a caricare.
Tutto succede lentamente.
Il ragazzo apre gli occhi e un fascio di luce verde si propaga a un passo da lui,come una grande parete verde trasparente.
I Nordes cadono a terra,presumibilmente morti;e dopo aver barcollato per qualche passo anche Wolfang cade a terra,svenuto.

Il giovane apre stancamente gli occhi,poi si guarda intorno,come assonnato. L'albero a cui è appoggiato ha una corteccia spessa,e quando lui si muove la fa scricchiolare.
<La smetti di continuare a svenire? È già la seconda volta che ti salvo la pelle,sai?> gli dico fredda.
<Potresti anche ringraziarmi,visto che ho sistemato io i Nordes che stavano per ucciderti.>
Sbuffo e mi giro verso di lui.
<E sentiamo,cosa significa quella parete verde che hai fatto?Sei un qualche mago,uno stregone,un santone o un illusionista?Quale arte magica o di illusione hai usato?> domando arrabbiata. Non so perché sono arrabbiata,non ne ho motivi...ma non capisco perché non me l'ha detto. Era giusto che lo sapessi,visto che viaggiamo insieme. Ma del resto, dato che non abbiamo confidenza,era anche comprensibile che non me l'avesse detto. Oh,ma perché sono così arrabbiata?
Lui ridacchia,altrettanto stizzito.
< Mai sentito parlare di Guardiani?>
< Si,quando c'è stato il temporale mi hai parlato di loro,ma non esistono. Fanno parte di leggende.>
Wolfang mi guarda annnoiato e stizzito,per poi sbuffare.
<E quindi io sarei una leggenda? Non esisto?> domanda Wolfang ironico.
<Cosa?> resto interdetta
<Si Erika,sono un Guardiano.> dichiara alzandosi in piedi.
Non so cosa dire,quindi resto zitta.
Wolfang comincia a muoversi in cerchio,a passi lenti.
<Noi Guardiani abbiamo radici molto antiche. I nostri avi sono nati per preservare l'ordine e la giustizia nel mondo,e noi dobbiamo mantenere vivo il loro lavoro. Non siamo tantissimi,e soprattutto in questo periodo la nostra natalità è diminuita (colpa di Gotstone),anche se per costituzione abbiamo il potere di guarire,cicatrizzare e in alcuni casi riparare tessuti molto più velocemente degli umani comuni;e siamo anche molto più forti,intelligenti e coi sensi più acuti.
Ognuno di noi ha potere su un elemento o un'aspetto della natura.>
Detto questo si ferma e mi guarda,ed è alla fioca luce dell'imbrunire che mi rendo conto dell'effettivo colore dei suoi occhi. Sono verdi,ma non di un qualunque verde slavato o grigiognolo...i suoi sono di un magnifico verde foresta,che viene sfumato verso l'interno con un meraviglioso verde menta e uno stupefacente verde-erba gatta,creando l'illusione di un sottile cerchio di un verde molto cupo a circondare e contenere l'iride. Inoltre, sembra che riflettano la luce un modo differente dagli occhi dei comuni normali:sembra che siano più luminosi.
<Ad esempio,io sono il Guardiano dello Smeraldo e posso controllare la terra. Oppure ci sono Guardiani del Diamante,del Rubino(i più potenti),dell'Ametista,del Topazio...> e continua a farmi una lista interminabili di altri Guardiani. Poco dopo,dopo aver fissato il vuoto per un istante, conclude dicendo <...e il Guardiano dello Zaffiro. Anche se questa volta credo che sia più una Guardiana che un Guardiano.>
Mi guarda per qualche secondo negli occhi,come per capire se ero attenta,poi senza dir nulla si allontana.Sembra contrariato,ma allo stesso tempo impaurito <Aspetta,dove vai?> gli chiedo seguendolo.Lui ha un passo più svelto del mio,più pesante e marcato se vogliamo,ma riesco comunque a raggiungerlo.
<Wolfang,dove stai andando? Fermati!> gli dico di nuovo sfiorandogli una spalla.
<Che c'è?Anche tu ora vuoi cacciarmi via? Mi ritieni un mostro,non è così? O forse pensi che vendermi ad un circo per qualche spicciolo sia una buona idea,eh?> risponde girandosi verso di me e quasi travolgendomi.
<Wolfang> tento di calmarlo io,posandogli una mano sulla spalla. Il silenzio si impossessa della discussione,reclamando l'attenzione tutta per sé.
Con gli occhi bassi quanto il mio tono,gli domando<È per questo che te ne sei andato via di casa? Avevano scoperto i tuoi poteri?>
Lui serra le labbra,che si riducono ad una linea sottilissima ed unica,e comincia a respirare affannosamente,fissando un punto nel terreno. La mia mano scivola sulla clavicola. <Mi sto sbagliando?>
<No> risponde lui poco dopo.
Alzo lo sguardo e lo osservo.Nella sua espressione corruciata si nota il dolore e la rabbia del rifiuto.
<Torniamo all'accampamento. Non vorrei mai che Potty avesse rotto la corda.> dico muovendomi.L'avevo legato mentre Wolfang era svenuto.
Il giovane mi segue,con lo sguardo incollato agli aghi di pino. La luna sta cominciando ad apparire un cielo,trascinandosi dietro una versione più scura del cielo.Nessuno di noi parla.

Potty fortunatamente non è ancora riuscito a rompere la corda. Lo troviamo che gioca con un rametto,rosicchiandolo. Allestiamo nuovamente un fuoco e ci sediamo su due ceppi di legno. Continuo ad osservarlo da debita distanza. Il muschio cresciuto sul suo ceppo sembra quasi brillare e crescere quando Wolfang ci si siede sopra.
Ne stacca un pezzo e lo rigira tra le mani,studiandolo. I suoi occhi verdi ora sembrano più tristi,più smorti. Forse impauriti.
La luna si alza nel cielo,una bianca falce di latte nel mezzo di minuscoli puntini luminosi che sono le stelle.
<Come hai fatto a capire che mi hanno cacciato di casa?> domanda lui ad un certo punto.
<Sei troppo giovane per andare ad abitare fuori casa. E poi abitavi in un villaggio di contadini credo,quindi non credo ti avrebbero mandato via. Soprattutto perché avresti aiutato nei campi.>
<Tu sei più piccola di me,eppure sei già fuori casa. L'età non conta.>
<Infatti io sono scappata> spiego. Non voglio dilungarmi in dettagli.
<Ti faccio paura,vero?> chiede il giovane guardandomi.
Non si tratta di paura. Si tratta di fducia. Se già prima mi fidavo poco,ora mi fido ancora meno. Il fatto è che,dato che è più forte di me, credo che possa farmi del male. Se non mi farà male non ne avrò paura. Ma se me ne farà ne avrò.
<Hai intenzione di farmi del male?>
La domanda lo lascia senza parole,ma alla fine risponde <No,non ne ho intenzione. Perché dovrei?>
<Allora non ho paura di te>

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