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Dal capitolo precedente:

«Decisi di farmi una doccia perché odoravo troppo di alcool e fumo e poi decisi di salire in soffitta e leggere il mio vecchio diario.»

Ero immerso in quello che stavo leggendo quando BIP BIP BIIIP era il mio orologio che mi avvisava che erano passate le due... ...forse è meglio andare a dormire pensai.
Andai in camera e mi tolsi la tuta che avevo addosso; era primavera e faceva un caldo pecco non riuscivo a dormire con il pigiama.
Ad un certo punto notai che non riuscivo ad addormentarmi, così decisi di riandare in soffitta dal mio vecchio e caro diario impolverato.
Quando lo aprii decisi di non scegliere una pagina a caso ma bensì di continuare da dove avevo interrotto con un'orecchietta.
Questa volta mi stupii più del normale perché nelle pagine che seguivano non vi era scritto nulla, il nulla più totale per una ventina di pagine. La mia esperienza mi disse di esaminarne una ad una perché anche le piccole cose si possono cambiare ed è proprio cambiando lo sbaglio che stava nelle piccole cose che poi cambi tutto. Erano piene di gocce, gocce di pianto che parlavano più di ogni altra parola scritta nelle altre pagine; ho riflettuto molto sul significato di quelle lacrime così rievocai i ricordi...

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Quando tornammo dalla gita io ero stra preso bene, finalmente avevo trovato qualcuno che mi apprezzasse per quello che ero come persona non guardando solo l'esteriorità o il fatto che avevo due mamme e che non ero "normale".
Persino Johanna e Valentine notarono qualcosa di diverso ma non vollero entrare in affari non loro cosi mi chiesero solamente se in gita era successa qualcosa di particolare ma gli risposi semplicemente che avevo fatto nuove amicizie ma che mi ero annoiato a vagare per Londra e vedere cose che avevo già visto.
I giorni seguenti però Nicolas non mi cagava più mi lasciava in disparte e a volte lo sentivo dire cose bruttissime a mio riguardo. Ogni volta che tornavo a casa scoppiavo in un pianto infinito che nemmeno il mio diario riusciva a contenere, certe volte mi capitava di cercare di ferirmi in qualche modo ma mai senza togliermi la vita, lo facevo perché volevo soffrire per un altro dolore tipo quello dei tagli che mi sono procurato e sui quali mi sono inventato tantissime storie per non dire il loro vero significato. Non potevo sfogarmi con nessuno perché Jacopo mi aveva lasciato; Deborah, quando Jacopo non mi guardava più, ha cominciato ad andare dietro a lui e la psicologa non doveva venire a sapere di nulla perché se no mi avrebbero tolto da quella che era stata per 9 anni la mia famiglia.
Le mie due mamme però notarono che qualcosa non andava e così cercarono di farmi stare il meglio possibile tanto che una mattina mi ritrovai la faccia sbavata e un essere non identificato ai piedi del mio letto. La mia prima reazione fu quella di alzarmi e scendere le numerose scale che mi separavano dalla cucina prima che quell'individuo si svegliasse poi, dopo colazione salii in camera e accesi la luce... ...era un cucciolo di meticcio, sembrava un incrocio tra un lupo e un alano, era stra grande per essere un cucciolo ma aveva le classiche zampotte da cucciolo, già mi ero innamorato. Lo presi in braccio, quanto pesa pensai. Poi lo portai in giardino, lo posai al fresco sotto un ombrellone e mi misi a costruire una cuccia con gli avanzi del mio primo letto di quando ero arrivato. Ne uscì fuori una casetta che assomigliava più a quella che vedevi nei centri ricreativi per bambini per la sua grandezza, ma data la stazza del cucciolo non si sa mai cosa aspettarsi. Dopodiché la decorai colorandola e facendo il tetto rosso e le pareti bianche dopodiché lo misi dentro e dopo cinque minuti ecco che apriva gli occhi: erano azzurri! Quanto stavano bene con il nero misto alle sfumature di grigio del pelo, non me le scorderò mai. Appena alzato mi venne incontro e cominciammo a giocare, Johanna e Valentine ci raggiungeranno poco più tardi, proprio sul più bello: dovevo scegliere il nome per questo cucciolo.

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Proprio sul più bello Johanna salì le scale della soffitta.
«Lucas vieni giù a preparare la colazione?» mi chiese.
«arrivo subito, Francesca è sveglia?» chiesi, le volevo fare una sorpresa, stupendola con il mio asso nella manica: cornetto alla marmellata di albicocche. Preparai la pasta sfoglia e poi presi un barattolo di marmellata che avevo fatto insieme a Valentine con le albicocche del giardino e poi con la sac-à-poche la riempii di marmellata. Le feci un bel cappuccino con ghiaccio. Misi tutto su un bel vassoio e le lo portai in camera.
Salii le scale cercando di fare meno rumore possibile e dopodiché aprii la porta della sua camera.
«Buongiorno Amore» la svegliai dolcemente sedendomi sul suo letto.
«Ciao Lucas» mi rispose tra uno sbadiglio e una stiracchiata.
«guarda cosa ti ho portato?» le dissi porgendole il vassoio.
«O mio dio, grazie Amore» mi rispose lei sbalordita.
Quando ebbe finito di mangiare le chiesi se avesse gradito e lei mi ripose con un gran sorriso, «lo prenderò come un sì» le risposi.
«vado a farmi una doccia veloce ok?» mi chiese cercando di farmi capire che voleva occupare il mio bagno che era l'unico con la vasca idromassaggio.
«Va bene Signorina l'accompagno, mi segui pure» le risposi io con tono da maggiordomo. Mentre lei prendeva tutto l'occorrente per farsi il bagno io lo sistemai un po' per farlo sembrare un minimo più ordinato e in men che non si dica, pluf! Ero finito in acqua e con me avevo trascinato dentro anche il colpevole che avevo afferrato per il polso, era lei: Francesca. Cominciammo a schizzarci come due bambini io ero bagnato fradicio dai pantaloni della tuta alla maglietta mentre lei era solo in intimo. Ad un certo punto sentii la sua mano appoggiarsi sul mio petto e mano a mano stava percorrendo tutto lo sterno per la sua lunghezza; scendeva e poi risaliva e io rimasi immobile, ad un certo punto non ce la facevo più le saltai addosso e la baciai come mai avevo fatto prima.

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