CAPITOLO QUATTRO.

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Alessio povs.

In questo momento mi sento tremendamente solo. I miei amici sono tutti a divertirsi,tutti sono felici in questo momento. Avevo detto ad Andreas di starmi vicino o perlomeno di cercarmi ogni tanto,ma non l'ha fatto. Non sono arrabbiato con lui,infondo si sta solo divertendo;anche lui ha molti pensieri e problemi quindi é bene che sia felice ogni tanto,se lo merita.

Poco fa ho aiutato Elena che era stata presa di mira da uno sconosciuto,avrebbe dovuto ringraziarmi perché se non ci fossi stato io non so come sarebbe finita! E invece? Mi ha risposto male! Io le do tantissime attenzioni e la tratto come una principessa,non le chiedo nulla di impossibile ma almeno ringraziarmi o non rispondermi così! Mi ha detto

"Alessio ho sei anni di età di differenza da te,lo so cosa devo fare e non c'è bisogno che me lo ripeti tu,non sei nessuno per darmi dei comandi!"

Queste sue parole mi hanno fatto male,mi hanno fatto capire quanto a lei non importi nulla di me,che per lei sono solo un ragazzetto qualunque. Però fa niente,mi sono deciso che il capitolo "Elena" é chiuso. Da ora in poi penserò solo alla danza,l'unica cosa che mi fa stare bene. Vivere di danza,questo voglio.

Vado fuori a fumarmi una sigaretta,sono seduto su un divanetto e ho i piedi appoggiati ad un tavolino. Sento qualcuno mettermi una mano sulla spalla, temevo fosse Elena,l'ultima persona che avrei voluto vedere in questo momento.

Fortunatamente non é lei, é Ale. Si siede accanto a me e accende anche lui una sigaretta

Ale "Alessio,so che forse non sono proprio il tuo migliore amico e probabilmente non ti fidi molto di me e mi conosci da meno tempo, ma se hai voglia di sfogarti fallo con me ora. So che c'é qualcosa che ti tormenta,te lo leggo negli occhi. É da un po' di giorni che ti vedo cosí pensavo che ti sarebbe passato col tempo,ma peggiori sempre."

Alessio "grazie,almeno qualcuno che si ricorda della mia esistenza c'è ahaha"

Ale "non ti smentisci mai eh,sei sempre il solito"

Alessio "sono solo me stesso"

Ale "sai,non te l'ho mai detto.."

Alessio "che cosa?"

Ale "é questo che mi piace di te. Mi piace che quando stai male trovi sempre il lato positivo della situazione,che quando ti verrebbe solamente di scoppiare a piangere tu invece sorridi sempre. Affronti la vita col sorriso. Non avevo mai conosciuto una persona cosí e mi ritengo fortunato ad averti come amico,perché fai sorridere anche me con le tua battute idiote"

Nessuno mi aveva mai detto queste cose,sono rimasto molto sorpreso dalle sue parole. Non pensavo di valere così tanto. Gli sorrido e lo abbraccio forte.

Alessio "come siamo dolci oggi!"

Ale "smettila. Sappi che non capiterà mai più ahaha"

Alessio "ti ringrazio comunque,nessuno me l'aveva mai detto. Ho sempre pensato di essere troppo poco serio e per questo di non piacere alle persone,in generale"

Ale "non devi per forza piacere a tutti Alessio"

Alessio "lo so"

Finiamo la sigaretta e tra di noi c'è il silenzio assoluto per due minuti poi rinizia a parlare

Ale "allora me lo vuoi dire cosa ti tormenta?"

Alessio "si,ma questo non é un tormento. Più che altro é un ricordo,un brutto mi ricordo che mi torna in mente ogni volta che entro in un locale o quando c'è una festa con molta gente perché tutto é avvenuto lì.."

Ale mi guarda incuriosito con una certa dolcezza sul volto e mi invita con lo sguardo a continuare il discorso,inizialmente esito e scoppio a piangere,mi metto le mani sul viso per coprirmi le lacrime,non mi piace quando le persone mi vedono triste,odio l'Alessio triste e depresso. Odio me stesso in questi momenti. Continuo a piangere, ma mi sforzo a raccontare con la voce tremante.

"era il 4 settembre del 2014.."

Ale "era il giorno del tuo compleanno,giusto?"

Alessio "si esatto,era proprio il mio compleanno. Quella mattina la passai con mamma, tutti i parenti e gli amici mi chiamavano e mandavano i messaggi per farmi gli auguri. Tutti tranne Valeria,la mia fidanzata, che non avevo sentito da tutto il giorno. La sera ero uscito in locale con gli amici per festeggiare,andava tutto bene,mi stavo divertendo. Ma si sa che deve esserci sempre qualcosa che va storto,sempre. Ero seduto al bancone con un mio amico,quel giorno il locale era molto affollato. Ad un certo punto vidi Valeria dall'altra parte del locale. Si dimenava e qualcuno la stava trattenendo e le faceva del male. Mi avvicinai subito,la presi e la abbracciai come per farle capire che la stavo proteggendo,lei tremava,la mia Valeria . Solo dopo aver alzato la testa mi resi conto di chi avessi davanti,della persona che aveva l'aveva praticamente violentata. Era lui,la persona che più odiavo al mondo,la persona che non vedevo da anni perché mi aveva abbandonato,l'ultima che avrei voluto vedere. Era mio padre. Quando avevo quattro anni se ne andò di casa,era diventato cattivo,tornava a casa ubriaco e ci trattava male a tutti. Ero contento che se ne fosse andato,ma comunque era difficile da sopportare una vita senza un padre,però ce l'avevo fatta. Stavo dicendo...che quando lo vidi gli urlai contro,iniziammo a litigare. Era ubriaco marcio. Lo odiavo sempre di più ogni secondo che passava. Iniziò ad alzare le mani,ma non su me,su Valeria. Cercai di fare tutto per difenderla e in parte ci riuscì. Le aveva tirato un pugno in faccia e lei era caduta per terra sbattendo la testa. Poi se ne andò. Io me ne fregai di lui e portai subito Valeria in ospedale,aveva perso i sensi. Avevo paura che fosse qualcosa di grave. In ospedale c'era anche un mio amico che mi aveva accompagnato. Erano le due di notte e lui mi disse che sarebbe tornato a casa,lo salutai e rimasi lì da solo in sala d'aspetto attendendo un dottore che mi venisse a dire come stesse Valeria. Contattai la sua famiglia per avvisarli,mi dissero che sarebbero arrivati la mattina verso le sei. Io restai lí tutta la notte,non avevo dormito ero troppo preoccupato. Verso le quattro e mezza del mattino arrivò una dottoressa che mi disse la cosa più devastante che avesse potuto mai dirmi "la tua ragazza, Valeria, ha preso un brutto colpo al cervello e con tutto il mio dispiacere ti comunico che ha perso memoria." Io non ci vidi più e sono scoppiai in lacrime. Mi disse di andare a trovarla e a parlarci anche se probabilmente non mi avrebbe riconosciuto. Io entrai nella sua stanza, percepii un vuoto indescrivibile dentro di me. Era sul lettino piena di fili attaccati al braccio,aveva una benda sulla fronte e dei lividi. Mi sono sentito talmente in colpa perché non l'avevo protetta abbastanza e mi rimisi a piangere. Lei si voltò verso di me e mi salutò. Ci parlai per mezz'oretta,le raccontai il suo incidente e mi presentai e gli raccontai un po' di lei,le sue abitudini e le raccontai di noi,della nostra storia. Non si ricordava niente,il vuoto. Stavo uscendo dalla sua stanza per farla riposare,quando mi disse "ti chiami Alessio,giusto?" Io annuí col capo. Il solo pensiero che lei non si ricordasse il mio nome mi provocò ancora più dolore. Avrei dovuto ricominciare da zero,lo avrei fatto. Per lei avrei fatto di tutto. La amavo,tanto,come nessuna mai. Per un mese continuavo ogni giorno ad andare a trovarla un'ora e parlarci. Finché,un giorno,la sua famiglia mi vietò di andare a trovarla,mi dissero che non le avrebbe fatto bene iniziare una nuova storia,quindi non ci andai più. Se non presentarmi più e non vedermi le avrebbe fatto del bene allora mi arresi. Io volevo solo il suo bene. Non l'ho più vista da quel giorno. Ho passato dei mesi infernali. Ti giuro che l'amavo tanto tanto. Certo ora non la amo più perché ho superato questa storia,ma ogni volta che ci penso mi viene addosso un senso d'amarezza e di solitudine. Ecco,Ale,cos'ho. Mi sento amareggiato e solo."

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