capitolo 20

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Tini's pov.

"Non guardarmi in quel modo." Come vuole che lo guardi? Il suo tono é minaccioso, il suo sguardo stanco, esausto. É ubriaco, ubriaco marcio. Ciò non solo é dettato dalla bottiglia di scotch che tiene in mano, bensì dai suoi occhi iniettati di sangue, gli stessi occhi che al momento mi incutono inquietudine. Sicuro come la morte, é che non mi farebbe mai del male, eppure indietreggio di qualche passo, mi tremano le labbra quando provo a rispondergli.

"Dove sei stato?" La mia voce si spezza alla fine. Ammetto di avere paura della sua risposta.
Diavolo, sono le tre del mattino.

"Cazzo te ne frega? Come se te ne importasse qualcosa di me." Mi lancia un'occhiataccia per poi distogliere immediatamente lo sguardo ed un "comunque é reciproco, non me ne fotte più niente di te." esclamare con tono di disprezzo. Rimango pietrificata.

"Non é vero, non lo pensi realmente." Sento gli occhi inumidirsi e le lacrime pizzicare le mie guance. Non può pensarlo realmente.

"Si, cazzo." Sbraita lasciando cadere la bottiglia di vetro a terra, la quale si sgretola in mille pezzi. Credo che il mio cuore sia nelle stesse condizioni in questo momento.

"Non è vero, lo dici solo perché sei ubriaco." Singhiozzo. Non lo sto riconoscendo più. Questo non é lo stesso Jorge che ho conosciuto al campeggio un mese fa.

"Cazzate." Borbotta, mentre ulteriori lacrime rigano il mio viso.

"Jorge, ti prego vattene in camera." Copro il mio volto con le mani, odio farmi vedere così debole, non voglio che lui continui vedermi piangere.

"Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare, lo vuoi capire?" Urla, aumentando ulteriormente il tono della voce.
I miei occhi lo supplicano di andarsene, per la prima volta da quando ci conosciamo sento il necessario bisogno di averlo lontano da me, per lo meno per questa notte

"Jorge, ti scongiuro." A mala pena mormoro, mentre ulteriori lacrime rigano il mio viso.

"Va bene, cazzo." Abbassa lo sguardo, uscendo dal soggiorno per poi sbattere la porta.

Rimango qui da sola e tutto ciò che mi riamane é piangere, ripensando al modo in cui mi ha trattata. Non mi aveva mai parlato così prima d'ora, malgrado fosse ubriaco le sue parole mi hanno ferita tantissimo.
Raccolgo i pezzi di vetro dal pavimento, sperando che i "nostri genitori" non si siano svegliati a causa delle urla.
In più sta notte mi tocca dormire sul divano del soggiorno, semplicemente per stare lontana da lui. Questa storia dell'essere fratellastri mi sta distruggendo, inizialmente pensavo di poter affrontare la convivenza, ma col passare dei giorni mi sto rendendo conto che tutto questo é troppo per me, voglio andarmene. Qui é un inferno e in più nessuno é dalla mia parte. Mi manca da morire Ruggero, più che un cugino era uno dei miei migliori amici, ci teneva a me più di qualunque altra cosa e faceva di tutto per rendermi felice. Mi manca Candelaria, nonostante io viva qui da solamente tre giorni, fa male il fatto di non avere nessuna amica e Cande era l'unica con la quale potevo sfogarmi. Infine mi manca Diego, il ragazzo che metteva i miei problemi ancor prima dei suoi, il ragazzo che mi aiutava sempre e al quale voglio un bene immenso. Credo di non farcela qui a Madrid.
Voglio tornare a Buenos Aires.

[...]

Jorge's pov.
La sveglia del cellulare inizia a rompere i coglioni alle sette e mezza del mattino, non ricordavo nemmeno di averla puntata. Aprendo a mala pena gli occhi metto fatica nel capire dove mi trovo.
Ma certo, è la camera della mia nuova casa di merda, la stessa camera che avrei dovuto dividere con Martina che non ho la fotuttissima idea di dove sia fin quando una serie di ricordi ripercorrono la mia mente.
Merda, il blakee, quel fottutissimo locale nel quale ho bevuto una quantità industriale di alcolici per poi vomitare anche l'anima in quello schifosissimo bagno. Ricordo di aver scambiato qualche parola con un ragazzino fottutamente antipatico per poi tornare a casa in un orario del tutto assurdo. Da lì ho solo qualche vago ricordo della litigata con Martina, mi vengono in mente solo urla ed il fatto che io l'abbia mandata a fanculo per poi tornarmene in camera.
Quando decido di alzarmi dal letto do un'occhiata in soggiorno e mi accorgo che lei é ancora lì, accasciata nel divano nel quale continua a dormire.
Ripenso alla scorsa notte, alle urla, i litigi e mi soffermo a pensare se sia ancora il caso di stare insieme. Se la amo? Cazzo se la amo, ma sono troppo sbagliato, un fottutissimo errore, mentre lei é così perfetta, fin troppo per stare con me. La farei solamente soffrire ed io non voglio, il solo pensiero che lei possa stare male mi distrugge.
Mi soffermo a guardarla dormire per qualche secondo per poi uscire di casa.
Vado in cucina per prendere le chiavi della mia auto, incrocio Mariana e mio padre, i quali ignoro per poi uscire dalla stanza. Sicuro come la morte, che se avessi parlato con loro mi avrebbero riempito di domande.

Quel maledetto campeggio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora