capitolo 29

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Jorge's pov.

Passate due settimane, la situazione rimane pressoché la stessa. Non ho più visto Brenda, e sto ancora a casa di Diego, malgrado lui non mi abbia voluto rivolgere completamente la parola in questi giorni, se non una volta a tavola per passargli il sale. Sua madre é stata davvero gentile ad accettare di ospitarmi, nonostante per pranzo o per cena io me ne vada altrove, disturbo già abbastanza e poi non mi va di essere un'ulteriore spesa. Con Martina ormai credo di aver perso le speranze, quella volta é stata chiara quando ha detto a Ruggero di non volermi vedere. Potrei mille volte provare ed entrare in quella casa, almeno per parlarne, provare a chiarire, ma nulla. So benissimo che ormai é una battaglia persa. Provare a dimenticarla? Non se ne parla nemmeno, non voglio.

Per il resto, mi sento completamente solo e so benissimo di esserlo. Ruggero si é distaccato da quando mi ha visto con Brenda al locale, malgrado fosse solo un'amica; forse crede che stia facendo un torto a Tini, ma non é assolutamente così. A proposito di Brenda, stasera verso l'ora di cena sono uscito vicino casa, speravo di vederla anche solo per un po'di compagnia, ma ho finito per cenare da solo.

Adesso eccomi qui, nel solito divano-letto della cucina, nel quale dormo ormai da settimane. La mezza notte é passata da un bel pezzo e come sempre non riesco a chiudere occhio, sarà per il fatto che io mi senta fottutamente solo, non saprei. Finisco per leggere un libro, seduto nel letto, facendomi luce con la torcia del cellulare. 'Uno splendido disastro', é il titolo, mi piace da morire nonostante l'abbia letto tante volte. Il rumore della porta che si apre però attira la mia attenzione facendomi quasi spaventare.

"Diego?" Domando chiudendo il mio libro, che ci fa in cucina a quest'ora?

"Sto solo prendendo un bicchiere d'acqua." Risponde lui freddamente, per poi aprire il frigo e sorseggiare il suo bicchiere.

"Capisco" rispondo facendo spallucce per poi vederlo avvicinarsi alla porta per tornarsene in camera "n-no aspetta...prima stai un po'con me?" lo interrompo prima che possa andarsene. Lo vedo sospirare per poi chiudersi la porta alle spalle, onestamente, non so nemmeno come io sia riuscito a convincerlo a restare "scusa per quella volta al telefono, davvero, non le pensavo quelle cose che ti ho detto." Abbasso lo sguardo rimanendo seduto nel letto.

"Jorge, al più presto devi andartene da qua..." Sospira lui nonostante non c'entri nulla questo discorso.

"Lo so che sei incazzato con me e vuoi che me ne vada ma-" Non nemmeno mi da il tempo di parlare che mi interrompe.

"É tutto apposto, io le accetto le tue scuse, ed é appunto per il tuo bene che io non voglio che tu rimanga ancora a lungo in questa casa. Prima o poi dovrai andartene, cercare un lavoro, o che ne so, andare al college..." Si siede a terra poggiando la schiena sulla porta. Ad ogni modo concordo con le sue parole. Non posso stare qui ancora per molto, mi farebbe solo del male.

"È che in questo periodo tutto mi sta andando male." Mormoro chinando il capo.

"E dai non essere così malinconico." Buttà lì sempre cercando di mantenere la sua freddezza, ma a quanto pare non ci sta riuscendo.

"Avrei tante ragioni per esserlo, ad esempio perché la persona di fronte a me é incazzata e non mi parla da settimane. Ma mi manca tanto." Sospiro chiaramente riferendomi a lui.

"Jorge" Si alza camminando verso di me , ci risiamo, avrà intenzione di rinfacciarmi di quanto l'abbia trattato male "anche tu mi sei mancato." risponde in mia sorpresa. É più forte di me, mi alzo per poi abbracciarlo con tutte le forze, era ciò di cui in questo momento avevo bisogno, che lui mi confortasse. Per questo in men che non si dica, sento una lacrima rigare il mio viso.

Quel maledetto campeggio.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora