{Tre mesi dopo.}
Jorge's pov.
Inferno. Ecco la parola giusta per descrivere questi tre fottutissimi mesi passati in galera. Stare finalmente seduto nel sedile posteriore dell'auto di mio padre é un sollievo per me. Odiavo la mia nuova casa qui a Madrid, eppure il pensiero di tornarci mi fa sentire meglio. Mio padre, dal primo istante in cui é venuto a prendermi, non mi ha ancora rivolto la parola, non posso nascondere che in tutto ciò un po'ci sto male, anche se non lo biasimo, dovrà essere davvero deluso nei miei confronti. L'unica cosa positiva di questi mesi trascorsi in solitudine é stato il fatto che ho potuto riflettere. Non ho fatto altro che pensare a Martina e di come l'abbia persa, di quanto io abbia bisogno di lei.
"Tini, dov'é?" Butto lì per introdurre un discorso con mio padre.
"A Buenos Aires, da tre mesi a questa parte. Tra meno di un mese inizierà il college." Risponde freddamente. Tini é a Buenos Aires, proprio come immaginavo. Lo so che ho sbagliato, in questi ultimi mesi non ho fatto altro che commettere errori, ad esempio con Diego. Non avrei dovuto fare quella scenata, telefonarlo per poi trattarlo in quel modo, mi sono lasciato trasportare in un momento di rabbia e mi sono reso conto di avere fottutamente sbagliato. Avevo già perso Tini, adesso ho perso anche un amico importante come lo era lui. E Travis? Dal giorno in cui ci hanno detenuti ho avuto la possibilità di parargli solamente una volta, quella volta mi raccontò di come già conosceva i ragazzi i quali avevamo 'rubato' la motocicletta, era in conflitto con quei ragazzi già da un bel po', per via dei soldi se non sbaglio, di un prestito che Travis aveva chiesto per della droga, era ancora in debito con quei ragazzi per quaranta bigliettoni. «Ho paura» ricordo perfettamente le parole di Travis spiegandomi l'avvenuto «Ho paura che quando sarò uscito dal carcere quei ragazzi ce l'avranno ancora a morte con me.»
Travis non ha nemmeno un cellulare, non avrei neppure modo di rintracciarlo. Perciò non appena tornato a casa, la prima cosa che faccio é prendere la macchinetta per giungere in fretta al Blakee.
A mia sorpresa Travis non c'é. Non é seduto nel suo solito sgabello del bancone, non si trova nemmeno all'entrata del locale, dove mi aspettava solitamente. Decido comunque di cercarlo a 'casa sua', o meglio, nel quartiere che mi mostrò poco prima dell'arresto, quello in cui vive, insomma. Lo si riconosce dai muri pieni di graffiti, l'odore forte di erba, la gente malvestita.Travis non si trova nemmeno qui.
Decido di andare avanti, fino ad imbattermi su un marciapiede, la scena che si presenta davanti ai miei occhi é agghiacciante. Rimango di gesso nel vedere Travis steso a terra. Il suo corpo é ricoperto di sangue, e non sembra dare segni di vita nonostante io lo stia scuotendo.
"Travis cazzo, Travis!" Urlo scuotendolo dalle spalle, sento gli occhi inumidirsi e lacrime pizzicare le mie guance."Quei bastardi, volevano vendicarsi per la loro motocicletta." Singhiozza un ragazzino dai capelli neri, alto più o meno come lui "Chiedevano a Travis dei soldi, e lui diceva che non ce li aveva."
"Chi cazzo sei? Lo conosci?" Sbatto i pugni a terra, mentre quel ragazzino annuisce con un cenno del capo.
"Anch'io vivo qui, conosco Travis da quando eravamo bambini." Risponde il ragazzino asciugandosi gli occhi con il palmo della mano "Ho cercato di fermare quegli stronzi, ma hanno uscito una pistola e allora sono scappato. Ho sentito dei fortissimi colpi, e quando mi sono voltato lui era terra ricoperto di sangue. Quei figli di puttana l'hanno sparato!" Piange ancora più forte. Mi butto a terra, sbattendo con tutta la forza i pugni sulla strada, vorrei urlare, gridare a più non posso, ma non riesco a trovarne nemmeno le forze. Era un ragazzino, cazzo, un fottutissimo ragazzino di sedici anni. Quel ragazzino stronzo dalla testa ai piedi, che amava mostrarsi duro agli occhi degli altri. Quel ragazzino che mi riempiva di parolacce eppure mi voleva un bene nell'anima, si sfogava con me, diceva che io ero un esempio per lui, un fratello maggiore. Quel ragazzino che amava come mi vestivo. Quel ragazzino che odiava quando lo chiamavo 'stronzetto', ma che piangeva sulla mia spalla quando mi parlava dei genitori che non aveva mai conosciuto. Quel ragazzino che é stato abbandonato in strada e che da sempre é cresciuto da solo. Ha avuto una vita fin troppo sfortunata e nessuno penserà ad un funerale per lui, nessuno penserà a prendere una bara. Gli promisi che mai l'avrei lasciato solo, infatti avrei pensato a tutto io.
"Farei qualsiasi cosa per te, giuro." Singhiozzo, stringendo la mano di quel corpicino, spostando i capelli per piantargli un bacio sulla fronte.
[...]
Quella notte dopo il presunto funerale, fummo io e il suo amico, gli unici a presentarsi al cimitero.
"Sai, mi presenterei qui anche ogni notte se fosse necessario. Gli porterei ogni sera un fiore diverso, per dimostrargli che ci sarò sempre per
lui." Spiego al ragazzino dai capelli neri, mi é sembrato di capire si chiami Adam "Ma purtroppo non ci riesco, é
più forte di me, non ce la faccio più a stare qui a Madrid. Questa città é piena di ricordi brutti per me, voglio andarmene.""Nonostante il suo caratteraccio e il fatto che io e Travis non ci sentissimo da molto, lo voglio bene. Verrò io a trovarlo, non si merita tutto questo, non lo lascerò solo."
"Ho venduto la mia macchinetta prima di venire qui al cimitero, con i soldi che ho ricavato ho acquistato un volo per Buenos Aires, ho bisogno del conforto di una persona molto importante per me, anche se non so se lei sia disposta a perdonarmi." Sospiro inginocchiandomi alla bara di Travis "Riposa in pace stronzetto." Sussurro per poi incamminarmi verso l'aeroporto.
Buenos Aires, sto arrivando.
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Quel maledetto campeggio.
Fanfiction"Quanto spesso passi notti in bianco?" appoggia le dita sul mio mento alzandolo leggermente,in modo che io possa guardarlo "credo dipenda dalla situazione" la mia voce risulta più un mormorio,sembra confuso dalla mia risposta perciò continuo a parla...