Capitolo 7

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Aprii gli occhi in preda al panico. Chiamai con tutta la voce che avevo in corpo, ma non riuscii a sentire il nome di chi stessi chiamando, solo la mia voce che bisbigliava un nome, ma non capii quale nome. Davanti a me vidi una strana luce verde, era rilassante e rianimante. Appena quella luce sfiorò la mia pelle mi sentii subito bene, riacquistai le energie perdute in quell'illusione. Ci misi un po' prima di realizzare che quella luce era emanata dalla Pietra verde che Jane aveva trovato. Mi misi a sedere e mi guardai intorno. -Devo dedurre che ti e questo posto non andate molto d'accordo- disse allegramente Jane, alludendo al mio urlo di poco prima e al fatto che ero seduta a terra e sudavo. -No, possiamo andarcene?- chiesi un po' indispettita dalla cosa. A quanto pareva, solo io ero stata risucchiata in una specie di lugubre illusione dove correvo il rischio di perdere la vita. -Andiamo, tanto la pietra l'ho presa- fece Jane mostrandomi la sua pietra. Era verde foglia e al suo interno su muoveva una piccola foresta. -Come hai fatto a prenderla?- chiesi curiosa e Jane sorrise. -Ho attraversato la barriera e mi sono trovata davanti un piedistallo con la pietra. Quando stavo per prenderla, però, un uomo di luce verde afferrò la pietra per me e mi pose una domanda. Dopo che ho risposto, mi ha dato la pietra- disse Jane tutta soddisfatta. -E qual'era la domanda?- chiesi curiosa. -Ecco, quando ho afferrato la pietra, mi sono completamente dimenticata cosa mi aveva detto l'uomo- disse Jane facendo una risatina nervosa. -Che cosa stupida!- esclamò Estelle -Perchè farti dimenticare di una domanda?- chiese la Maga azzurra confusa. -Invece ha il suo senso- intervenne Sam, che fino a quel momento era stato zitto. Estelle lo guardò stranita. -La domanda deve essere la stessa che gli Emissari della Pietra pongono alla Maga Non Reclamata che sta per prendere il gioiello- spiegò Sam, ma a quanto pareva, nemmeno così Estelle parve capire. -In pratica, serve per impedire che le altre Maghe sappiano in anticipo quello che gli Emissari ti chiederanno. Così la domanda sarà una prova- le spiegai io. -Ma che razza di prova è una domanda?- chiese ancora Estelle. -Magari è un indovinello- proposi io, ma Jane scosse la testa. -No, se fosse stato un indovinello non sarei qui: io non sono brava negli indovinelli. Mi ricordo che ci ho messo poco a rispondere e che non avevo alcun dubbio sulla risposta- ci riferì lei. -Allora la risposta te la ricordi?- chiese Sam sorpreso. -No, ma le sensazioni sì. E' complicato da spiegare- rispose Jane, piuttosto a disagio. -Sentite, cambiamo argomento- proposi io e Jane mi rivolse un sorriso di ringraziamento. -Di cosa vuoi parlare?- chiese Estelle. -Del perchè non ci riporti a casa. Che aspetti, Babbo Natale?- chiesi io indispettita. -Non voglio passare quattro mesi in questa foresta per riuscire finalmente a vedere Babbo Natale. Adesso vi porto via!- esclamò lei piuttosto indispettita. -Non dirmi che ci crede ancora!- sussurrò Sam. Sospirai e scossi la testa. -Scommettiamo che ci crede ancora- gli risposi, prima che la luce azzurra ci risucchiò nel portale e non ci riportò indietro.

-Tutto bene?- mi chiese Sam. Eravamo in giardino e io stavo pensando alla visione che avevo avuto nella Foresta. -Tu nella Foresta non hai visto nulla?- chiesi io soprappensiero e lui sorrise. -Ho visto gli alberi, te e le altre, una barriera, il cielo...- disse e riuscì a strapparmi un sorriso. -Dico se hai avuto una qualche visione- replicai sorridendo. Lui parve farsi cupo per qualche secondo. -Sì, in effetti sì, ma è svanita quasi subito- disse lui rabbuiato. Lo guardai preoccupata. Che anche la sua visione fosse stata terribile come la mia. -Che cos'era?- chiesi curiosa e preoccupata allo stesso tempo. Lui non volle rispondere e fece calare la conversazione nel silenzio più stressante che mai. Durante quel momento privo di parole mi soffermai a guardarlo. I muscoli del viso erano tesi e preoccupati, gli occhi bassi e tristi, privi di quella luce tanto allegra che lo caratterizzava. Stringeva convulsamente le gambe al petto ed era molto provato. -Non posso dirtelo- disse dopo il silenzio e si alzò. Mi guardò un attimo, probabilmente la sua mente stava rivivendo il momento della visione, poi si voltò e, senza una parola, se ne andò. Ad un tratto mi sentii chiamare e riconobbi subito la voce: era la donna cieca che si trovava nel mondo parallelo al nostro, la stessa donna che era diventata la mia guida. Mi voltai e la cercai con lo sguardo, per poi vedere la luce bianca emanata dal suo corpo poco distante da me. -Non prendertela con lui- disse la donna, che nel nostro mondo aveva le sembianze di un fuoco fatuo bianco. -La Foresta dove siete andati è colma di pericoli, non solo per la fisicità di chi vi entra, ma anche per la sua mente. Molte Creature del Mondo delle Ombre si sono recate in quella foresta e pochi sono tornati come erano partiti. Molti, troppi, avevano perso il senno a causa delle visioni avute, che colpiscono solo chi ha un passato troppo tormentato. Tu e il tuo amico Sambriel avete una storia difficile alle spalle, la vostra mente e il vostro spirito sono provati e ancora sofferenti per tutte le vostre perdite. Tu hai visto te stessa, ma in realtà quella era la raffigurazione della tua paura. Dopo aver visto la visione, non sarai più la stessa e, visto che tu ti stavi spingendo troppo oltre, potresti cedere al Potere Nero che si annida dentro di te- disse la sfera di luce. -Non posso fare nulla? Insomma, so che il Potere Nero ha un potere distruttivo e che di sicuro sarà lui a controllare me...- La sfera mi girò attorno, poi tornò nel mio campo visivo. -Un modo per salvarti c'è, ma non sarà facile riuscire nell'impresa.- Scattai in piedi. -Dimmi cosa devo fare- Mi parve di sentirla sospirare e borbottare qualcosa. -In ogni visione della Foresta c'è un salvatore, una figura che ci permette di ritornare al mondo normale. Spesso sono persone morte, i cui spiriti vivono intorno a noi. Trova il tuo salvatore, supera la sua prova e vedrai che il Potere Nero rimarrà in catene- detto ciò, la sfera svanì nella luce, lasciandomi sola con la consapevolezza di dover assolvere a un compito rischioso e a dir poco impossibile. 

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