Capitolo 10

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Interrogatori e poliziotti incompetenti

Justin's POV

"Giorno ventisei gennaio duemiladiannove, ore sette e un quarto di pomeriggio.
Jason, puoi dirci cosa facevi il giorno della scomparsa di Rosalyn Beth Green?" Chiese il poliziotto poggiando i gomiti sul tavolo.
Osservai Jason attentamente cercando di capire, dal suo sguardo, se stesse per mentire.
"Che giorno è scomparsa?" Chiese alzando le sopracciglia.
Cerrai la mascella innervosito per il suo comportamento. Sarebbe dovuto essere preoccupato, come lo ero io. Avrebbe dovuto agevolare le indagini, non renderle più difficili.

Il poliziotto mantenne i nervi saldi e gli rispose, seguì un silenzio nel quale Jason alzò gli occhi al cielo, probabilmente cercando di ricordare cosa avesse fatto quel giorno, ma dopo alcuni minuti riportò il suo sguardo verso il poliziotto e fece spallucce mostrandogli poi un sorrisetto che mi fece salire il sangue alla testa.
In quel momento la rabbia prese il sopravvento, colpii il vetro che mi separava dalla sala interrogatori e attirai l'attenzione di tutti. La poliziotta che fino a qualche secondo fa si trovava dietro di me mi affiancò.
"Se non mantieni il controllo delle tue azioni sarò costretta a scortarti fuori" mi informò incrociando le braccia al petto mentre il suo sguardo era rivolto verso la sala degli interrogatori.
Mi scusai prima di fare un respiro profondo, era nel mio interesse rimanere in buoni rapporti con la polizia, volevo essere aggiornato sul proseguimento delle indagini. Rimanere all'oscuro di tutto mi avrebbe solo trascinato in un vortice di ansia e depressione.
Io non ero me stesso senza di lei.
Così indietreggiai e lasciando uno sguardo veloce alla poliziotta mi misi a sedere ascoltando l'intero interrogatorio con molta attenzione.

"La tua ex ragazza potrebbe essere morta, questa è la tua reazione?" Domandò il poliziotto avvicinandosi al volto di Jason.
"Cosa vuole che le dica? Non so dove si trovi Rosalyn. Quante volte dovrò ripeterlo?" Rispose il ragazzo.
"Cosa avete contro di me comunque? Delle prove? Qualcosa che vi permetta di trattenermi qui in centrale?
Non credo, lo avreste già usato contro di me, o sbaglio?" Lo sguardo di Jason passò dal poliziotto al vetro. Io aggrottai le sopracciglia, sapevo che il vetro non gli permetteva di vedermi ma i suoi occhi si posarono proprio sulla mia figura. Per qualche istante pensai che forse il vetro non funzionasse.

Il poliziotto non rispose alle sue provocazioni.
"Detto fra me e lei agente" iniziò Jason portando i gomiti e le mani sul tavolo per avvicinarsi al poliziotto.
"Io terrei sott'occhio il ragazzino che sta oltre il vetro.
Non è innocente come sembra. Scommetto che l'ha rapita per impedire a Beth di ritornare a stare con me.
Ho sempre saputo che Justin era geloso di noi due." Affermò meravigliandomi. Il suo sguardo era rimasto tutto il tempo verso il mio mentre diceva ciò a pochi centimetri dall'orecchio del poliziotto.
Mentre io osservavo la scena basito, Jason si adagiò comodamente sulla sedia prima di salutarmi con la mano. Sembrava quasi divertirsi in quella situazione, sviare le indagini verso di me per proteggere se stesso.
Restai a fissare la sua immagine sul vetro per qualche minuto, completamente paralizzato.
Aveva usato ciò che provavo per Rose contro di me.
Lui sapeva più cose di quanto potessi immaginare. Rose gli aveva parlato di me?

"Su via agente. Non mi dica che non aveva un movente" disse spostando lo sguardo verso il poliziotto, quello stupido sorriso non lasciava mai il suo volto.
Aveva preso in mano le redini. Voleva far ricadere le sue colpe su di me.
In quel preciso istante la porta della sala degli interrogatori si aprì rivelando ai miei occhi un uomo vestito in giacca e cravatta con in mano una cartella nera.
"Il mio cliente non è tenuto a rispondere ad altre domande. Tutto ciò che è stato detto fino ad ora non dovrà essere preso in considerazione per il proseguimento delle indagini dato che il mio cliente non è stato interrogato in presenza del suo avvocato" Jason si alzò dalla sedia per dirigersi verso l'uomo che aveva appena parlato.
"Ce ne ha messo di tempo avvocato" disse il ragazzo prima di andare via dalla stanza.
"Abbiamo finito" le parole del poliziotto mi rimbombarono nella testa mentre lo guardavo spegnere il registratore.
"Portate Justin Bieber, ho bisogno di parlargli" disse facendomi sospirare.
Stavamo sprecando tempo prezioso.
La poliziotta che prima mi aveva rimproverato adesso mi chiedeva di seguirla. Prima di entrare nella stanza degli interrogatori rivolsi uno sguardo verso il corridoio individuando la figura di Jason. Sembrava quasi essere stato richiamato dal mio sguardo perché si voltò verso di me e sorridendomi in modo beffardo mi rivolse un inchino giusto in tempo perché io potessi vederlo, poi fui costretto ad entrare nella stanza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 21, 2020 ⏰

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Angelo Custode ||Justin Bieber & Ariana GrandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora