Capitolo 6

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Carine's pov
Sì era lui. L'uomo che avevo sempre odiato. Mio padre.
Stava lì, con in mano un coltello. Puzzava di alcool quindi aveva bevuto.
Sapevo cosa fare. Sapevo come calmarlo.
Mia madre era immobile, con le lacrime agli occhi e pregava di non fargli del male.
Lei capii subito cosa volessi fare, lo avevo già messo in atto da piccola.
Lo chiamai a gran voce: PAPÁ!!!!!
Con un agile scatto, mi prese e mia madre non poté fare nulla: l'aveva legata.
Stavo rivivendo quella scena. Non poteva essere. Non avrebbe mai potuto rifarlo.
Non gli ero bastata a 7 anni?
Mi portò in camera da letto. Urlavo, piangevo, lo intimavo di non farlo.
Iniziò a spogliarmi. A baciarmi da tutte le parti.
Smisi di opporre resistenza, sapevo che non sarebbe servito a niente.
Le lacrime scendevano. Erano lacrime salate. Lacrime di disperazione. Perché io ero disperata e non sapevo cosa fare se non subire.
La stanza intorno a me girava, come una trottola. Sembrava di essere al luna park dove mia madre mi aveva portato da piccola. Cercai di immaginarmi quel paesaggio così da dimenticare quello che stavo vivendo.
Davanti a me comparve l'immagine del sorriso di mia madre e io, da piccola, che correvo felice, in mezzo al prato. Raccoglievo i fiori, avevo un sorriso innocente. Non sapevo a cosa sarei andata incontro a quel tempo.
   ***
Mi svegliai, ero ancora in quel letto, tutta nuda. Il mio corpo era freddo, e avevo gli occhi  rossi e gonfi.
Mio padre non c'era, se ne era andato.
Mia madre era di là, in cucina, probabilmente a cucinare qualcosa.
Non volevo che in questo momento si preoccupasse di me, così mi vestii e uscì dalla finestra.
Prima di farlo però, vidi qualcosa che luccicava. Era lei.
Quell'oggetto che mi aveva accompagnato fin dalle medie, quando erano iniziate le incomprensioni con i miei compagni.
Andai in bagno, facendo piano, piano.
Chiusi la porta a chiave e mi sedetti per terra.
Un taglio, due, tre, quattro erano tutti proporzionato al dolore che sentivo. Cinque, sei, sette, dieci, dodici, mi sentivo libera.
La testa girava tutta, stava ricapitando.
Iniziai a vedere tutto nero e poi... Soltanto una luce, una voce maschile che aveva sfondato la porta.
***
Mi risvegliai in un letto d'ospedale, col il braccio fasciato.
Accanto a me c'era un ragazzo. Aveva i capelli marroni con alcune striature di biondo, gli occhi color nocciola ed era abbastanza alto.
Non appena si accorse che mi ero svegliata, corse verso di me con le lacrime agli occhi.
Era lui, colui che avevo visto prima che svenissi.
Provai a parlare e gli chiesi chi era, perché si trovasse in camera mia in quel momento.
Si chiama Beau, Beau Steven.
Mi guardava come se fossi la cosa più importante del mondo e, anche se non ci conoscevamo, mi faceva piacere.
Iniziò a raccontarmi che era venuto a casa nostra per riparare il bagno e, avendo sentito un tonfo, era corso verso la fonte del rumore, sfondando la porta.
Non conoscevo quel Beau Steven, 19 enne che faceva l'idraulico come hobby, ma c'era qualcosa in lui. Qualcosa di speciale che mi faceva sentire a casa.
Non mi chiese perché lo avessi fatto e gli fui grata per questo.
Il giorno dopo, quando mi fecero uscire, si offrì di riaccompagnarmi a casa.
Lo pregai di entrare e di sentirsi a suo agio. Mentre appoggiavo le chiavi e urlavo il mio solito: mamma sono a casa, notai un biglietto posto delicatamente sulla mia scrivania.
Era da parte di mia madre.
La lessi veloce senza che perdessi il senso del discorso. Le lacrime scendevano. Un'altra volta. Stavo piangendo troppo in questi giorni.
Mia madre se ne era andata perché non voleva avere responsabilità verso di me.
Beau, sentendo i miei singhiozzi, corse verso di me, prese la lettera e la lesse. Una volta finito, mi abbracciò comprensivo, mentre, immersa dalle lacrime, cadevo  in un sonno profondo.

Spazio autrice
Ciao a tutti,
Da oggi, visto che sto finendo gli esami, sarò più attiva.
Spero questo capitolo vi piaccia e se è così fatemelo sapere attraverso una stellina o un commento.
Baci💘

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 16, 2016 ⏰

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