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Passò un'altra giornata noiosa, tra scuola e casa.
Non andai a lavorare quel giorno perché mio padre mi aveva detto di stare a casa dato che si vedevano i lividi che mi aveva procurato.

Ero sdraiata sul mio letto a pensare.
Pensare come la mia vita dalla morte di mia madre aveva avuto una svolta incredibile ma in modo negativo, come tutto ciò mi aveva cambiata.
Ricordo che da piccola ero sempre allegra, facevo sempre i biscotti insieme a mia madre nel pomeriggio per poi mangiarli la sera prima di andare a dormire con un bicchiere di latte, o come la domenica mattina mi vestiva sempre elegante per portarmi a messa e farmi conoscere le vecchie signore della zona e sentirsi fare i complimenti sulla bella figlia che aveva.
Mia madre era il mio punto di riferimento, la mia ancora, la mia forza..e da quando era morta l'unica cosa a cui potevo aggrapparmi per sopravvivere era la speranza, che forse era andata via insieme a lei..
Niente mi dava quella voglia di vivere, nemmeno mio padre.
Forse lui era quel motivo per cui la speranza era andata via insieme a mia madre, forse a causa sua non avevo più voglia di vivere.

Lui era la causa della mia vita insignificante, di tutte quelle volte che ho provato a togliermi la vita, ma con scarsi risultati perché il coraggio era troppo poco.
Vedevo quelle adolescenti spensierate, anche più piccole di me, che avevano il ragazzo, uscivano la sera, bevevano tutto ciò che volevano, andavano a mare..insomma, si divertivano..
E io che ne avevo 17 non potevo nemmeno uscire di casa per andare a trovare un amico perché sarei stata picchiata o violentata da quell'essere schifoso che mi ha creato.

Lasciai perdere tutti quei pensieri e mi addormentai..
Mi svegliai l'indomani mezz'ora prima che la sveglia suonasse e andai a farmi una doccia, mi andai a vestire e uscii di casa.
Avevo ancora del tempo prima di entrare a scuola, così andai nel parco lì vicino per fare una passeggiata che potesse magari farmi pensare ad altro, piuttosto che alla mia vita sconsolata.

Mi sedetti in una panchina non molto distante dalla fontanella che si trovava in quel parco, e come se volesse il destino, vidi in lontananza Zed. Non l'avevo più visto da quando sono andata a casa di James, e la cosa mi dispiaceva un pò perché iniziava davvero ad interessarmi.
Come se niente fosse, me lo ritrovai davanti con un sorriso che emanava davvero tanta tranquillità e serenità.
"Ehi, Asti..non ci siamo più visti." E potei notare che lo disse con un velo di tristezza.
"Zed, che piacere vederti..scusa, non sono potuta venire a lavoro, ehm..stavo poco bene, si! Ho preferito rimettermi del tutto." Dissi inventando la prima scusa.
"Oh beh si,hai fatto bene..scusami se sono invadente, che hai fatto allo zigomo?" e mi guardò come se volesse farmi una radiografia.
Divenni visibilmente nervosa non sapendo che dire "s-sono scivolata e per non cadere a terra sono andata a sbattere nello sportello del mobiluccio che era aperto.." distolsi lo sguardo non potendo più reggere quegli occhi che mi stavano penetrando in fondo.
"Ne sei sicura? Se succede qualcosa puoi contare su di me, anche se magari..non ci conosciamo da molto.."
"No Zed, davvero" mi alzai dalla panchina "sto bene, non è nulla. Sono solo scivolata, sai sono davvero molto imbranata" provai anche a fare una risata, ma fallii miseramente quando mi andò la saliva di traverso e iniziai a tossire.
"Asti, vuoi dell'acqua??" Mi chiese allarmato.
"N-no tutto bene, scusami.."
"Tranquilla, non scusarti..non ne hai motivo." lo ringraziai cercando di sorridergli e lui ricambiò con un sorriso che fece smuovere in me una sensazione mai provata prima..
"Comunque.." continuò lui "adesso devo andare, sennò faccio tardi a lezione e non posso permettermelo, ho già fatto troppi ritardi. Ci vediamo all'uscita?"
"Mh..sisi, d'accordo."
Mi abbracciò velocemente e scappò via, lasciandomi ancora lì impalata mentre lo guardavo andar via.

All'uscita come d'accordo, ci incontrammo e mi diede un passaggio verso casa.
"Grazie Zed, non dovevi scomodarti."
"Asti, smettila. Ormai stiamo diventando amici, e devo dire che non mi dispiace affatto passare del tempo con te, quindi non è un problema..anzi, che ne dici se qualche sabato andiamo a mangiare qualcosa fuori?"
Mi stava chiedendo di uscire, non potevo crederci..dovevo mantenere la calma sennò avrei fatto una delle solite figure di merda.
"Si..è ok..per me va bene, ti farò sicuramente sapere.."
Sorrise di nuovo, per la centesima volta quella giornata, e sempre per la centesima volta, il mio stomaco non smetteva di farmi brutti scherzi facendomi sentire strane sensazioni.
Scesi dalla macchina subito dopo che ci salutammo e dopo che mi diede un bacio all'angolo delle labbra.
Lo vidi andar via dall'uscio di casa mia e subito dopo entrai.
Era ora di pranzo quindi decisi di prepararmi qualcosa.

Nel pomeriggio non andai nuovamente a lavoro, perciò restai a casa a studiare qualcosa per il giorno dopo perché probabilmente avrei avuto interrogazione e non volevo beccarmi un'insufficienza, sia perché volevo arrivare all'anno successivo senza avere ostacoli e sia per mio padre che mi avrebbe di certo procurato qualche danno fisico ed emotivo come suo solito fare.
La sera andai a dormire dopo aver mangiato un panino, senza nemmeno aspettare 'l'uomo di casa' perché ero tremendamente stanca anche se non avevo fatto chissà cosa..

Durante la notte però sentivo qualcosa che mi stuzzicava l'olfatto, aprii gli occhi e notai che mio padre era lì, con una bottiglia di whisky in mano, senza maglietta e con i pantaloni già slacciati..
Faceva una puzza d'alcool impressionante.
"Papà, cosa ci fai qui?" e cercai di tenere un tono abbastanza tranquillo, quando ero tutt'altro che tranquilla..
"Mio piccolo fiore" fece un passo verso di me "mi dispiace se in questo periodo ti ho trattato in questo modo."
Potei notare come un sorriso beffardo si inoltrava nel suo viso ormai contenente qualche ruga qua e là..
"Sai, la mancanza di tua madre si sente parecchio. Tu le somigli così tanto..sei così minuta,così vulnerabile, così bella.." passò una mano sulla mia guancia "sangue del mio sangue..eppure mi ecciti così tanto, proprio come faceva tua madre quando era ancora qui con noi..solo che lei non opponeva resistenza quando volevo soddisfare il mio bisogno,tu sei veramente troppo stancante." fece una smorfia e continuò a scendere con la mano, mentre le lacrime iniziavano a cadere liberamente sulle mie guance.
Stanca di tutto ciò, non so come, trovai la forza di spingerlo via da me e farlo allontanare. Forse il fatto che fosse ubriaco mi aiutò molto..
Presi le scarpe che erano davanti il letto, e andai verso la porta d'ingresso, correndo a piedi nudi per tutta la strada, accertandomi che nessuno mi seguisse, dirigendomi verso l'unico posto dove forse sarei stata la benvenuta e anche compresa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 18, 2016 ⏰

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