Capitolo IV

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Le lenzuola lilla le diedero ancora più calore di quanto non ne avesse già di suo. Ripensando all’incontro di quel giorno era diventata un bollore. E’ vero, aveva pensato a un maniaco, ma quando capì che era LUI il suo desiderio di rivederlo si era avverato. Quella mano sul fianco la scosse dall’interno. E non voleva essere scortese con lui, quando gli aveva chiesto di lasciarla. Si tormentava sperando che non avesse frainteso. Le sue mani su di sé era quello che chiedevano disperatamente i suoi sguardi. Lo aveva capito subito. I suoi occhi indagatori l’avevano messa inizialmente a disagio, ma il rigonfiamento dei suoi pantaloni la faceva sentire attraente e desiderabile come mai aveva pensato di essere.  Pensando di poter fare la prima mossa si era avvicinata. Ma non voleva saltargli addosso. ‘Perché no? Suvvia Martha!’ Si diceva mentre si avvicinava a lui. Qualcosa, però, le aveva suggerito che non era il caso. Quando si fece indietro capì che aveva intuito le sue intenzioni ed era chiaro come il sole che non gli sarebbe dispiaciuto. Ma Martha non conosceva le sue intenzioni e sperava non fossero cattive. ‘Perché gli hai fatto l’occhiolino?’ si chiese mentre rotolò nel letto con pigrizia. ‘Che cosa ridicola. Ha riso di me.’ Si disse. Ma quando il ricordo del sorriso di quel ragazzo meraviglioso raggiunse i suoi occhi, si accorse che non avrebbe mai visto nulla di più perfetto. Le labbra morbide si erano inarcate leggermente, creando delle fossette sulle guance e lasciando intravedere i suoi denti bianchissimi che creavano un contrasto perfetto con la sua pelle olivastra. Il cuore le si scaldò al pensiero di quel sorriso e sorrise a sua volta. Prese sonno con quei pensieri e sognò il faro, il mare e.. Mattew.

Il citofonò suonò e Martha fu costretta ad alzarsi. 8:30. Coi capelli scompigliati scese al pian terreno, indossò la vestaglia ed andò ad aprire chiedendosi chi mai potesse essere. Un uomo rude, con le spalle grosse e le mani sporche di olio da motore le sorrise e le diede il buongiorno. ‘Il meccanico!’ si ricordò Martha. Pensava che il padre l’avrebbe chiamato il giorno seguente e che sarebbe arrivato nel pomeriggio, ma la velocità con cui Frank sapeva organizzarsi l’aveva sempre sorpresa. ‘Buongiorno. Il meccanico?’ disse Martha, felice di aver potuto guidare la sua nuova moto a breve. ‘Beh, si. Mi ha chiamato suo padre per la moto.’ Fece una smorfia che Martha non comprese. Lo invitò a seguirla nel garage e lui la seguì. Quando il meccanico vide la moto restò a bocca aperta. ‘Wow, una Harley Davidson!’ Forse si aspettava uno scooter o una moto di poco conto. ‘Già. E’ in buone condizioni ma quando la accendo, dopo poco si spegne.’ Disse Martha, scrutando lo sguardo dell’uomo che aveva davanti.  ‘Spero sia una cosa semplice da risolvere.’

‘Ci penso io. Mi dia mezz’ora.’ Disse, sicuro di sé. Martha calcolò che era giusto il tempo per darsi una sistemata. Si diresse nel bagno luminosissimo al piano di sopra e fece una doccia calda, lavò i capelli e si cambiò d’abito. Decise di indossare qualcosa di comodo, un jeans con una maglia di cotone blu, e scese. Ormai il meccanico avrebbe dovuto finire quindi andò a controllare. ‘Solo un momento.’ Disse l’uomo, intento nel suo lavoro, non appena sentì i suoi passi. Martha non disse nulla, aspettò ansiosa come una ragazzina senza dire una parola. ‘Ecco fatto.’ Disse soddisfatto di ciò che aveva fatto, alzandosi. L’aveva anche lucidata per bene. ‘Una moto del genere merita di essere curata. Non la trascuri.’ Le fece l’occhiolino e Martha si sentì in imbarazzo. ‘Grazie. Quanto le..’  l’uomo la fermò. ‘Nulla, è stato un lavoretto da nulla. Per una bella ragazza come lei, volentieri.’ Sorrise con fare malizioso, ma Martha lo ignorò e insistette. ‘No, io voglio pagarla. Mi dica quanto le devo.’ Guardò l’uomo con tutta la determinazione che aveva dentro, seria come non mai. ‘Beh, potrebbe ripagarmi in altro modo…’ si avvicinò e le sfiorò il viso con una mano. Puzzava di olio e ferro. Le diede il voltastomaco. Si allontanò da lui di qualche passo, indietreggiando. ‘Non la comprendo. Ma l’unico modo che ho di ripagarla è in moneta.’ Sperava che le intenzioni di quell’uomo fossero ben altro rispetto a quello che aveva compreso. ‘No, mia cara…Io ho fatto un lavoretto per te, tu lo farai A me.’ Indicò con un dito il suo basso ventre ed emise un ghigno di soddisfazione. Martha rabbrividì. Valutò l’idea di scappare dentro casa e chiudersi dentro, ma quell’uomo era abbastanza robusto da immobilizzarla all’istante. Fece un passo indietro. ‘Ma cosa sta dicendo?! Sarà mica impazzito! Per chi mi ha preso? O accetta i miei soldi o se ne va via da questa casa!’ Gli urlò contro con rabbia mista a paura. Le mani e le gambe le tremavano ma non era mai stata più sfrontata di così. ‘Bambolina, vieni qui da paparino…’ Disse, avvicinandosi. La afferrò per un braccio e la tirò verso di sé. Le strinse il fondoschiena con l’altra mano, mentre cercava di baciarla. Martha gli sputò in faccia e scappò, correndo più che poteva. Chiuse la porta alle sue spalle. L’uomo continuava a bussare forte, chiamandola. Martha stava rannicchiata, con le ginocchia tirate verso il petto, ai piedi della porta. Le lacrime cominciarono a solcare il suo pallido viso. I suoi occhi cielo divennero grigi, spenti. ‘Prima o poi ci rincontreremo. Non dire nulla a tuo padre. Finirò il mio lavoro con te, bambolina.’ Spaventata, si rannicchiò ancora di più contro la porta. Sentì il rumore dei passi di quella bestia che si allontanavano pian piano. –Non dire nulla a tuo padre.- aveva detto. Effettivamente Martha sapeva che se avesse raccontato tutto a suo padre si sarebbe sentito terribilmente in colpa. Per aver mandato un uomo lì, con sua figlia sola in casa, senza nessuno che potesse proteggerla. Per non parlare di ciò che le aveva detto. Sarebbe andato a cercarlo per riempirlo di botte. Sarebbe diventato iperprotettivo e non le avrebbe permesso di uscire con la moto da sola. No, non glielo avrebbe detto. Sarebbe stato l’unico segreto che non avrebbe voluto tenere per sé, ma si vide costretta a tenersi questo peso dentro. Preciso come un orologio svizzero, il suo cellulare squillò, facendola sussultare per lo spavento. Guardò il display, Ellen. Quella ragazza aveva un certo sesto senso per le situazioni poco opportune. Rispose e decise di raccontarle tutto.

L'isola di Martha.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora