Avevo compiuto da pochi mesi 16 anni, l'inverno e i giorni a scuola erano passati senza troppa fretta e l'estate non si era fatta attendere più di tanto.
I pomeriggi erano sempre gli stessi: uscivo con Eleonora, e con la mia migliore amica conosciuta a scuola, Alessia.Alessia però era anche mia cugina di Roma che scendeva sempre qui per una settimana, ad Agosto.
Quell'Agosto forse sarebbe stato meglio se non fosse scesa.Con lei mi sono sempre divertita tanto, e quell'anno finalmente avevamo preso ad uscire da sole, e i pomeriggi li passavamo sempre in centro a mangiare un gelato, a raccontarci storie e avventure, e a fantasticare su vite che non ci appartenevano.
"Andiamo in fumetteria?" mi aveva chiesto una volta.
Una fumetteria in questo buco di culo te la potevi solo sognare, però sapevo che ne avevano aperta una da poco.
"Va bene" le avevo risposto, non molto convinta.Il giorno dopo sotto al sole cocente l'avevo accompagnata e lei era tutta euforica.
Io mi vergognavo da morire ad entrare, lei non si era mai fatta problemi.
Lei non si faceva mai problemi per niente, attaccava bottone con tutti e parlava a ruota libera.
Io no. Io ero troppo chiusa e timida.Quando avevo chiuso la porta alle mie spalle non avevo pensato al fatto che voltandomi e mettendo a fuoco persone e oggetti mi sarei imbattuta in un ragazzo alla cassa moro con gli occhi neri.
"Dannazione" era l'unica cosa che ero riuscita a dirmi in quel momento.
Poi Alessia aveva preso a parlare, tanto che finirono per fare amicizia.
Io invece non avevo aperto bocca per tutto il tempo, e il ragazzo moro con gli occhi neri non mi aveva degnato nemmeno di uno sguardo."Domani sera vi va di uscire?" aveva ad un certo punto chiesto lui, riportandomi da chissà dove alla realtà.
"Si, certo!" aveva risposto lei, voltandosi poi verso di me per cercare conferma.
Io non avevo aperto bocca. Mi andava bene.
Arrivò la sera del giorno dopo e io, Alessia e il ragazzo uscimmo tutti insieme.
Quanto era bello, ma forse era solo un'altra cotta adolescenziale, proprio come quella a scuola.
Lo osservavo, pensavo, riflettevo, e rimanevo zitta.
Tutta la serata così."Me lo dai il tuo numero?" aveva chiesto, prima dei saluti di congedo, lui a lei.
"Mi dai anche il tuo?" aveva chiesto, poi, a me.
A me.
Mi aveva notata."Questo è il mio numero, memorizzalo. Come stai?." era stato il suo primo messaggio.
"Mi piaci" era stato l'ultimo, alle 4.00 del mattino, prima di addormentarsi.
Io non chiusi occhio per tutta la notte restante.
Per me era stato amore dal primo giorno.
Non volevo crederci.
Non volevo ammetterlo.
Ma era così.
E pensare che io nemmeno ci credevo al colpo di fulmine.
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Fino quasi a scomparire.//Anoressia
Teen FictionTratto da una storia vera. "Non me ne fregava nulla che l'anoressia e il suo concetto mi stessero mangiando anima, corpo, vita e soprattutto mente. Ne ero perfettamente consapevole, ma avevo la testa troppo offuscata per ammetterlo a me stessa. Dove...