Finalmente arrivò venerdì. Andai in giro per le strade di Lucca fino alla mia scuola, dove vidi Rebecca. Era inconfondibile con quel suo zaino nero pieno di toppe e spille di tantissimi gruppi rock/metal: Green Day, AC/DC, Rolling Stones, ma soprattutto, System Of A Down.
Oggi le cuffie erano diverse, grandi, nere e borchiate.
"BUONGIORNO NICOLE!" mi urlò, non sentendo nemmeno lei quello che diceva per via del volume spacca-timpani.
"Ma hai studiato almeno dopo ieri sera?" le chiesi, palesemente imbarazzata.
"COSAA?!" gridò muovendo la testa a ritmo di musica.
Le levai le cuffie, sentendo 'Basket Case' che usciva da quelle pungenti cuffione.
"Ho detto: hai studiato dopo ieri sera?"
"Lo studio? Cos'è lo studio?" disse ridendo. Le voglio bene, ma ho così paura che perda l'anno che mi fa venire un po' di rabbia. Intanto avevo notato gli altri studenti che ci guardavano come se fossimo venute a scuola col pigiama verde fluo. Vorrei morire in questi momenti. Come ho provato a fare due anni fa...
La campanella mi risvegliò da quei pensieri.
Entrai in classe al mio banco, fila al centro, seconda colonna di banchi. Da sola. Il posto meno notato da tutti.
Ma stamattina non entrò la prof di inglese, come doveva essere, ma la preside. E non era sola...
"Buongiorno ragazzi. Seduti, seduti.
Lui è Federico, è nuovo in questa scuola, starà con voi per il resto dell'anno. Trattatelo bene, mi raccomando." ci disse sorridendo.
L'unico posto libero era quello vicino a me. E mi si avvicinò quel ragazzo. Molto alto, magrissimo, con i capelli neri lunghi fino alle spalle che coprivano gli occhi. Erano azzurri, si vedeva. Quello che si vedeva bene però era il suo piercing nero sul labbro inferiore.
Si sedette accanto a me ed entrambi ci sorridemmo. Con un sorriso di quelli imbarazzati, uno di quelli fatti per gentilezza come a dire "piacere di conoscerti".
Quello che mi saltò all'occhio fu il suo diario. Tutto nero, con delle scritte fatte con il pennarello bianco. Una in particolare mi colpì:"La depressione è vivere, in un corpo che combatte per sopravvivere, con una mente che cerca di morire.". Lui provava quello che provavo io. Mi sentì male per lui. Notai che le mani erano coperte dalla felpa, le maniche lasciavano intravedere solo le dita, pallide e scheletriche. Provai uno strano senso di comprensione, nonostante lui non avesse ancora aperto bocca. Come quando ti innamori senza motivo della persona seduta davanti a te sulla metro, pur sapendo che non lo incontrerai mai più.
Finirono le lezioni e mi incamminai verso la mia fermata del bus con Rebecca che però non salì con me, perchè abitava accanto alla scuola.
Arrivata mi sedetti sulla panchina e misi nelle orecchie gli auricolari. Ho sempre pensato che che le cuffie non si colleghino al telefono, ma al cuore, specialmente con alcune canzoni. Selezionai 'riproduzione casuale' e partì 'Runaway' di Ed Sheeran.Ritornai tranquilla a casa e mia mamma mi fece trovare il pranzo pronto. Ne mangiai metà.
Mia mamma si preoccupa per il mio sottopeso, cerca sempre di farmi mangiare di più, ma io non ci riesco. Solo il pensiero del cibo mi fa venire il conato di vomito. Mangio per non morire. O forse mangio per fare un favore a mia madre...?
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You should be stronger than me
Teen FictionNicole va al liceo, ma la vita da adolescente se l'era immaginata diversa. Ha una cotta per Filippo, un ragazzo che non la apprezza per ciò che è. La sua migliore amica è Rebecca, che ha la capacità di farla ridere sempre. Da quando arriva Federico...