*Videomessaggio numero quattro*
"Il nostro primo appuntamento fu a gennaio, il quattro gennaio e l'ansia mi divorava, mentre aspettandoti davanti alla macchina mi chiedevo se il posto che avevo scelto fosse quello giusto. Ricordo che uscisti dalla porta di corsa, per scappare via dal freddo che avevi nonostante un cappello di lana fosse sulla tua testa. Ti rifugiasti nella mia macchina calda e ti togliesti il beanie nero scoprendo i tuoi capelli, ora colorati di un rosa pallido che contrastava con il rosso scarlatto delle tue guance.
'Dove si va?' chiedesti sfregando le tue mani fra di loro e guardandomi con i tuoi occhi quel giorno non coperti dagli occhiali.
'È una sorpresa.' ti risposi io mettendo in moto l'auto e facendoti sbuffare.
Il viaggio fu, come al solito silenzioso, con il tuo sguardo fisso fuori dal finestrino e il mio che si alternava tra la strada e il profilo del tuo viso.Quel giorno davano Shakespeare al teatro e io avevo preso due biglietti in seconda fila, sperando che l'idea ti sarebbe piaciuta.
Arrivammo in ritardo, così parcheggiai di fretta e poi, insieme, ci avviammo correndo verso la biglietteria che stava per chiudere.
Ricordo come non staccasti mai gli occhi dal palcoscenico e come sussurrasti le parole che conoscevi del copione, ricordo anche, e soprattutto, come la tua mano piccola stava chiusa nella mia grande, come le tue dita stavano incrociate con le mie e come il tuo pollice si muoveva lento e regolare a scandire il tempo che passava.
Ma sai, la cosa che più ricordo meglio, è il sorriso che splendeva sul tuo viso magro e che sembrava illuminare il corridoio buio che conduceva fuori dalla sala.Quando, dopo aver fatto a spallate, riuscimmo ad uscire, ci accorgemmo della neve che scendeva silenziosa giù dal cielo bianco, così corremmo ancora una volta verso la macchina che ci aspettava accogliente.
Una volta entrati ti girasti verso di me e ridesti con la mano poggiata sulla bocca per nasconderti, io te la tolsi.
'Mi piace quando ridi.' Ti dicesti io sorridendo alla vista delle tue gote rosse, un po' per l'imbarazzo e un po' per il freddo, che tu cercasti di nascondere subito.
Accesi la macchina e partii percorrendo lento le strade di Brighton, diretto verso un caffè. La neve scendeva ancora lenta e si posava leggera sulla strada.
'Dove stiamo andando?' mi chiedesti.
'A prendere una cioccolata calda, Blue.'
'Mh, a patto che scelga io dove.'
Dicesti che c'era questo piccolo locale che dava sul mare, dove facevano la miglior cioccolata calda di tutti i tempi, così ti portai lì.
Ordinasti una cioccolata calda al peperoncino, fu così buffo guardarti berla.
'Cosa ridi? Guarda che è buonissima, altro che quella bianca.' mi dicesti prima di portarti alla bocca la tazza e fare una smorfia di piacere.
Risi, lo feci non solo per la tua espressione Blue, ma anche perché mi sentivo così bene, così leggero, eri la mia cura."La ragazza era seduta sul suo letto, io portatile davanti agli occhi e le mani strette a pugno. Se lei era la sua cura, perché non era riuscita a curarlo?
Saudade-l.h.
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