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RAGAZZI LEGGETE LO SPAZIO AUTRICE A FINE CAPITOLO! È IMPORTANTE!!
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"Ehi" lo chiamò Levi passandogli le dita sulla guancia "stai bene? Non ti ho fatto male vero?"
Eren lo rassicurò con un sorriso sincero.
"Non so spiegartelo bene" aggiunse poi "ma ho come la sensazione di essermi appena svegliato da un lunghissimo incubo... ed è grazie a te"
"Non ho fatto niente di speciale" ribattè il moro, leggermente a disagio.
Il ragazzo non volle insistere, e si limitò a stringersi maggiormente contro di lui per assaporare appieno le sue carezze: ancora faticava a credere di essere finalmente libero, e per di più insieme alla persona che aveva sempre amato.
Ora finalmente avevano la possibilità di un futuro, e dopo tutti quegli anni di schiavitù Eren avrebbe voluto godere appieno di esso, ma non gli sembrava giusto decidere tutto da solo.
''Levi" disse "prima ascoltando i discorsi degli altri ho sentito qualcosa su una rivolta in larga scala..."
"È una cosa che vuole fare Spartacus" spiegò lui. "Sta pensando di radunare quanti più schiavi possibile e spingerli a rivoltarsi contro la Repubblica"
"Mhm... E tu che ne pensi?"
"La reputo più una missione suicida che altro, e poi apparte questo, non mi interessa: non sono così altruista da rischiare la pelle per gente che nemmeno conosco, e sono stanco di vedere solo morte"
''Sì'' concordò Eren "anche io non ne posso più"
"Andremo al mio villaggio natio" gli disse Levi sorridendo. "Ti porterò a vedere il mare, come ti avevo promesso!"
"Non vedo l'ora!" esclamò il più piccolo, con gli occhi brillanti come quelli di un bambino.
Finalmente era venuto fuori quel lato infantile di lui che Levi amava tanto.
"Prima di partire però... ecco... vorrei che tu mi insegnassi a combattere, Levi"
"Cosa?! Ma perché una cosa del genere? Non avevi detto di non voler vedere altre morti?"
"Sì questo è vero però..."
"Però?" lo incalsò il moro.
"Però voglio imparare a difendermi" affermò Eren con determinazione "per non dover più subire le violenze di nessuno, e per non esserti di peso in situazioni di pericolo"
Dovevo immaginarlo un discorso così... pensò Levi, e per un momento fu tentato di negare il suo aiuto al ragazzo perché sapeva che "imparare a difendersi" equivaleva a "imparare ad uccidere,e non avrebbe mai voluto che Eren si dovesse trovare un giorno in una simile situazione. Però d'altra parte era anche vero che se avesse almeno saputo impugnare una spada, il ragazzo sarebbe stato più al sicuro.
Potrebbe anche essere divertente, si scoprì a pensare Levi ad un certo punto, e alla fine sfoderò un ghigno divertito rivolgendosi ad Eren: "E va bene, ti insegnerò a combattere moccioso, ma sappi che non ci andrò leggero"
Eren gli rispose con lo stesso identico sorriso sornione dipinto in viso: "Non mi aspettavo nulla di meno dal Campione di Capua"
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Levi fu di parola: non ci andò leggero per niente, neanche i primi giorni; a volte fu tanto severo e violento che Eren si trovò sul punto di mollare tutto, ma alla fine l'orgoglio lo spingeva sempre a reagire ed era proprio quel lato di lui che Levi adorava quando si allenavano, perché sarebbe stato proprio quell'orgoglio che in un'eventuale situazione di pericolo avrebbe spinto Eren a non mollare mai.
Levi gli insegnò le basi in una settimana: come impugnare una spada, come tenere la guardia per difendersi, come portare a segno un affondo.
Dopo, una volta che il castano ebbe preso dimestichezza con quei passaggi, cominciò ad impegnarlo in duelli inizialmente molto brevi e semplici, durante i quali l'obbiettivo principale del ragazzo doveva essere portare a segno un singolo colpo, oppure difendersi da quelli del compagno.
Con un allievo normale ci sarebbero volute delle settimane perché assimilasse tutto, ma Eren, forse spinto dal forte desiderio di vivere una vita libera senza più dover dipendere da nessuno, imparava con una rapidità che avrebbe fatto invidia a quella dei migliori gladiatori di Batiato, e che a detta del moro aveva dell'incredibile, così come era incredibile osservare il graduale mutamento della muscolatura del ragazzo: Eren rimaneva comunque sottile e slanciato, ma le sue braccia si stavano facendo più robuste, il petto più ampio e le spalle più larghe, mentre sotto la pelle ambrata si iniziavano a vedere muscoli sottili.
Ormai Eren duellava alla pari con la maggior parte degli uomini radunati nel tempio, e ad ogni sua nuova vittoria si avvicinava il giorno della partenza sua e di Levi per andare a vedere il mare. Entrambi avevano già preparato una sacca da viaggio a testa con viveri e acqua sufficienti per mesi, più poche monete e delle coperte per la notte.
Eren sarebbe partito anche subito se fosse dipeso da lui, ma Levi non volle sentire ragioni: "Partiremo domani all'alba se te la caverai bene nel duello di sta sera" ribadì per la centesima volta quel giorno.
"Non capisco perché devo duellare proprio contro Enomao!'' si lamentò il ragazzo. "Quello mi spaccherà il culo!"
"Se davvero ci riuscirà senza che tu mandi a segno neanche un colpo vorrà dire che ancora non sei pronto a combattere da solo" gli fece notare il moro. Poi aggiunse: "E se davvero dovesse spaccarti il culo ci penserò io a fargliela pagare come si deve"
"Già! Ti ci vorrei proprio vedere!" rise Eren.
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Quella sera, intorno ai due sfidanti si radunò un cerchio di spettatori, alcuni dei quali muniti anche di calice di vino.
Levi era in prima fila, con gli occhi già puntati sul moccioso, aspettando che Spartacus desse il segnale di inizio della lotta; accanto a lui Barka sorrideva in modo beffardo, tenendogli una mano sulla spalla come per evitare che potesse mettersi in mezzo per proteggere Eren.
Non lo avrebbe mai ammesso a parole, ma alla fine pure lui si era affezionato al ragazzino.
Eren dal canto suo era agitatissimo, con il cuore che pompava a mille nelle vene e la testa che pulsava.
Continuava a ripetersi che quello non era un duello mortale, e che quindi non c'era niente di cui preoccuparsi, però nei mesi passati al tempio era stato a contatto con il maestro abbastanza da capire quanto potesse essere temibile come avversario.
Non era sicuro di farcela.
"Eren" si sentì chiamare, e voltandosi incontrò gli occhi di Levi.
"Calma. Mente fredda" gli intimò lui.
Quelle parole Levi gliele aveva ripetute così tante volte all'inizio, quando tremava anche solo a vedere una spada, che ebbero l'effetto immediato di un calmante: il battito del cuore tornò regolare e la testa smise di pulsare; le mani stringevano salde l'impugnatura del gladio e la fronte era corrucciata in un'espressione di profonda concentrazione mentre il ragazzo studiava il suo avversario, così massiccio e possente in confronto a lui.
"Cominciate!"
Eren seguì il primo degli insegnamenti di Levi: essendo il suo avversario molto più forte ed esperto di lui, aspettò che fosse lui ad attaccarlo, in modo da poter scegliere di conseguenza la propria mossa.
Grazie a questo, fu capace di parare il primo affondo di Enomao, anche se la forza del colpo lo sbilanciò leggermente, dando la possibilità al "nemico" di avanzare con un secondo colpo che questa volta fece ruzzolare l'altro a terra.
Eren però fu veloce a tornare in piedi, e riguadagnò subito la distanza di sicurezza.
Tanto era concentrato, il ragazzo, che quasi non sentiva le allegre grida di incitamento che provenivano dal cerchio di persone intorno a loro.
Di altre due cose però si accorse grazie a quel'iniziale incrocio di spade.
Primo:Enomao ragionava praticamente come Levi, quindi non si sarebbe risparmiato solo perché l'avversario era meno esperto, ma anzi avrebbe trovato il modo di sfruttare la cosa.
Secondo: il maestro aveva un fisico relativamente sottile se paragonato a quello degli altri uomini, ma la muscolatura parecchio sviluppata non gli permetteva di essere poi molto agile e lo costringeva a sfruttare prevalentemente la forza fisica.
L'esatto contrario di Eren, che in quell'esatto momento decise la strategia da tentare per vincere quel duello: giocare sulla velocità e sull'agilità, fare in modo che il maestro non riuscisse a stargli dietro e, a quel punto, prenderlo di sorpresa e sferrare l'attacco finale.
Il ragazzo passò dal pensiero all'azione in un attimo, e si scagliò contro Enomao bersagliandolo con una serie di fendenti rapidi e in rapida successione.
Forse sarebbe anche riuscito a colpire un gladiatore comune, ma quell'uomo, il maestro, era su un piano totalmente differente, e si difese senza fatica da tutti i colpi del ragazzo, che invece aveva già il fiatone; poi gli venne addosso con la spada, ed anche se Eren parò ancora il colpo, Enomao lo afferrò per il polso e se lo tirò abbastanza vicino da mollargli una testata in bocca.
Levi allora vide il giovane rovinare al suolo, mentre una sottile sica scarlatta ne disegnava la traiettoria: gli aveva spaccato il labbro, e per un pelo anche il naso.
Il moro dovette ripetersi mille volte che era stato lui stesso ad organizzare il duello e che comunque Enomao non avrebbe ucciso Eren, o avrebbe potuto commettere un omicidio.
Senza dare il tempo al ragazzo di riprendere l'equilibrio dopo essersi rialzato, il maestro lo incalsò con una serie di attacchi non molto rapidi ma dirompenti, che costrinsero Eren a chiudersi su se stesso e gli resero impossibile contrattaccare visto il poco equilibrio.
Non ce la faccio! gridò il ragazzo mentalmente.
I muscoli delle braccia cominciavano a dolergli per colpa della potenza di tutti i colpi avversari che era costretto a parare.
Il suo respiro era mozzo, irregolare.
Gocce di sudore gelido gli scendevano dalla dalla fronte sugli occhi, appannandogli la vista.
Ed Enomao, pur non smettendo un solo istante di attaccarlo, all'apparenza era fresco come una rosa.
Intorno a loro la gente rideva incitando uno dei due sfidanti, oppure entrambi.
Quei suoni rimbombavano nella testa del ragazzo, confondendolo.
Calma. Mente fredda.
Quelle parole non avevano abbandonato la mente di Eren un solo istante, e nel momento in cui le ripeté si rese conto che nonostante tutto non era affatto calmo, bensì frustrato per l'incalsare continuo del maestro, che non gli lasciava portare a segno neanche un attacco.
Stava sbagliando qualcosa, a causa di quella frustrazione.
C'era qualcosa che gli sfuggiva.
Calma.
Pur continuando a difendersi dagli attacchi avversari, il giovane cercò di controllare il proprio respiro fino a regolarizzarlo; ordinò alle gambe e alle mani di smettere di tremare e irrigidì i muscoli delle braccia, perché sopportassero meglio la potenza dei fendenti del nemico.
Mente fredda.
I rumori che lo circondavano.
Eren sapeva di doverli chiudere fuori dalla propria testa, per potersi concentrare solo sulla lotta.
E lo fece, gradualmente, un suono alla volta, dalla sua testa sparì ogni cosa, non sentì più le urla, né le risate.
Alla fine di quel processo udiva solo il cozzare della propria spada contro quella di Enomao.
Fu allora, quando tutto il resto sparì, che il ragazzo trovò la via della vittoria: il maestro aveva alzato il braccio armato in un fendente diretto alla testa.
Il suo corpo possente si stava abbassando verso di lui per colpire, e l'addome era scoperto.
Eren agì così velocemente che lui per primo non si rese pienamente conto di quello che faceva: anziché parare il colpo, gli andò incontro e all'ultimo secondo, quando la spada nemica era ad un passo da lui, si chinò sotto il braccio del maestro, portò avanti il gladio.
Sembrava che avesse intenzione di colpire il nemico con un fendente frontale.
Invece la sua spada descrisse un arco verso l'alto.
Vide un piccolo schizzo di sangue, e allora riemerse da quella sorta di "coma".
Il suo gladio era poggiato contro la clavicola del maestro, di taglio, ed un sottile rivolo di sangue ne sporcava la lama.
Il gladio di Enomao era nella stessa identica posizione.
Il sangue macchiava anche la sua spada.
Il duello era concluso.
Erano pari.
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All'alba del giorno dopo, un folto gruppo di gente ostruiva l'entrata del tempio abbandonato, sulla soglia della quale stavano Levi ed Eren, ognuno con la propria sacca da viaggio a tracolla e la propria spada al fianco.
Entrambi ritenevano che quella fosse l'alba di un giorno felice, perché finalmente sarebbero partiti alla conquista definitiva della loro libertà, ma ciononostante i loro sguardi erano velate di malinconia: Levi soprattutto non aveva chiuso occhio quasi per nulla quando aveva realizzato che molto probabilmente non avrebbe più rivisto Barka, Spartacus e tutti gli altri confratelli che per lui erano diventati ormai amici preziosi; da una parte il moro avrebbe voluto restare con loro, anche per la curiosità di vedere nascere il nuovo mondo che Spartacus aveva intenzione di creare, ma di contro, il desiderio di vivere con Eren in pace, senza più rischiare di perderlo, era più forte.
Alla fine i due innamorati avevano deciso che non si sarebbero diretti subito nella terra natia di Levi, e forse non ci sarebbero mai andati: prima di tutto volevano esplorare il mondo intorno a loro, soprattutto Eren, che di foreste, mari e monti aveva sempre e solo sentito parlare.
E ora stavano per partire, con soltanto lo stretto necessario nelle loro sacche e i cuori colmi di spirito di avventura.
Mancavano soltanto i saliti agli amici, e poi sarebbero potuti andare.
Sia Levi che Eren odiavano gli addii, ma ci tenevano davvero a tutte le persone lì radunate e decisero di compiere questo ultimo, piccolo sacrificio.
Spartacus si avvicinò a Levi, e gli afferrò l'avanbraccio in una stretta ferrea prima di tirarselo addosso e martoriargli la schiena con due sonore pacche, che vennero ricambiate.
"Ti auguro di essere felice" gli disse il trace.
Levi annuì, poi: "Se una parte della mia felicità è già completa è solo grazie a te. Ti devo molto, Spartacus, e non lo dimenticherò mai"
''Anche per me è lo stesso" si intromise Eren.
"Cerca di fare attenzione, capito piccolo?" gli raccomandò Mira con fare materno, accarezzandogli il viso.
"Sì, sì ho capito! Sono tre giorni che me lo ripeti!"
Tutti e quattro, Eren, Spartacus, Levi e Mira, scoppiarono a ridere.
"Levi!" tuonò ad un certo punto una voce.
Il diretto interessato si voltò, e appena si rese conto di chi lo aveva chiamato si sentì stringere in un abbraccio d'acciaio e tirare su come un sacco di patate.
Il fiato gli si mozzò mentre ricambiava quella stretta ridendo.
"Vuoi uccidermi per non farmi partire, Barka?!'' si lamentò dopo che venne rimesso giù.
"Non glielo lascerei fare" disse Eren portando scherzosamente la mano alla spada.
"Tranquillo nanetto: non ho intenzione di bloccarti"
"Come mi hai chiamato, di grazia?"
Barka rise sonoramente, poi di colpo tornò serio: "Levi, mi raccomando sta attento: i territori che i romani controllano sono molti"
"Lo so"
"Sai, quando hai iniziato ad innamorarti di Eren io ero geloso... e me ne vergogno..."
''Non devi" lo rassicurò Levi. "Non si possono criticare nè bloccare i sentimenti, l'ho capito bene tempo fa. Tu per me sei e sarai sempre il fratello che non ho mai avuto"
"Vale anche per me" e si abbracciarono dinuovo.
Poi Barka scompigliò affettuosamente i capelli di Eren: "Tienitelo stretto il nano qui presente"
"Ovviamente!" replicò lui sorridendo per l'espressione omicida del moro.
Dopo, il più piccolo abbracciò Nevia con affetto, e finalmente i due furono liberi di andare.
Il sole batteva a picco sul sentiero dove camminavano, mano nella mano, con gli occhi accesi di aspettativa che si cercavano continuamente.
Alle loro spalle le grida d'addio di amici e fratelli.
Davanti, invece, un mondo intero che aspettava soltanto loro.
Finalmente siamo liberi, pensarono in contemporanea.
E quella libertà l'avrebbero vissuta fino infondo.



FINE! FINE! FINE! FINE!
Allora siete contenti del finale?
Sappiate che non doveva finire così: ero indecisa tra tre finali diversi.
1) I romani che scoprivano il tempio e Levi e Eren che finivano crocifissi nella piazza tutti e due.
2) Lieto fine.
3) Finale aperto.
Fino all'ultimo avevo intenzione di scegliere il finale 1, ma poi ci ho ripensato dicendo: "Ma non posso essere così cattiva con i miei lettori!"
Il problema a quel punto era che un palese lieto fine stonava con la storia, e quindi........ FINALE APERTO!
Mi spiego meglio: non si sa se poi durante il viaggio vengono catturati oppure arrivano al villaggio di Levi; sapete solo che sono partiti.
E niente belli! Non ci sarà un sequel per questa storia, e ora riprenderò a scrivere "Insegnami a vivere", che è una storia d'amore non Ereri. Se qualcuno di voi la vuole leggere, mi fa molto piacere :) e mi raccomando ditemi che ne pensate di questo ultimo capitolo!
💜

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