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La festa non era ancora finita e già più della metà di loro, sia uomini che donne, erano così ubriachi da non potersi reggere in piedi. I pochi che ancora erano ingrado di pronunciare il proprio nome erano ormai stanchi morti, e per la maggior parte si ritirarono per andare a dormire.
Anche Levi ed Eren, dopo essere rimasti a parlare ancora un po' con Spartacus e poi con Barka, si rintanarono in un anfratto all'interno del tempio chiuso da una sottile tendina.
Mentre il ragazzo si lavava con l'acqua presa da una tinozza, il moro preparò una sorta di letto usando il proprio mantello e altre coperte trovate sul momento, sul quale poi si stese aspettando che l'altro lo raggiungesse. Restarono stesi supini l'uno al fianco dell'altro senza dirsi nulla per un po', ognuno immerso nei propri pensieri, poi Levi si rivolse al ragazzo: "Oggi ti ho visto parecchio allegro"
"Dici?"
"Mhm. Sai, avevo paura di non vederti più ridere..."
Mesi fa si sarebbe vergognato per aver detto qualcosa di così smielato, ma ora non ci faceva nemmeno più caso. Non con Eren.
Quest'ultimo si girò su un fianco e lo guardò: "Ho rischiato davvero di arrivare a quel punto. Se tu non mi avessi salvato sono certo che sarei impazzito... e comunque ancora non fono guarito deltutto"
"Però oggi ti sei messo a scherzare con altri uomini" gli fece notare Levi.
"È vero, ma ci sono riuscito solo perché tu eri vicino a me"
"Io sarò sempre vicino a te"
Dopo quell'ultima frase del moro, calò dinuovo il silenzio, ma non era opprimente come quello dei primi giorni, quando Eren a stento diceva una parola.
Senza guardare il compagno negli occhi, Levi fece scivolare le dita della sua mano tra quelle del più piccolo e le strinse delicatamente.
In maniera un po' esitante, l'altro ricambiò quella stretta.
"Eren" si sentì chiamare poi.
"Mhm?"
"Posso baciarti?"
Il ragazzo aprì la bocca con l'intenzione di rispondergli, ma non gli uscì alcun suono.
Fissò lo sguardo in quello grigio del compagno, glaciale e profondo al tempo stesso.
Quanto gli erano mancati quegli occhi, e quella voce.
Quante volte aveva sognato quell'uomo, che ormai era diventato tutto il suo mondo...
Voleva che Levi lo baciasse?
Sì.
Aveva paura?
Sì.
Ciononostante, si sporse verso di lui, e le loro labbra si sfiorarono in quello che era solo l'accenno di un casto bacio, poi Levi lo baciò ancora, questa volta premendo un po' più a lungo le labbra sulla sua bocca chiusa, portando intanto le mani sulle sue guance, che accarezzò dolcemente.
Dopo, titillando con la punta della lingua sulle labbra del giovane, gli chiese il permesso di approfondire il bacio, ed Eren, incredibilmente, glielo concesse: le loro lingue si intrecciarono lentamente, con dolcezza, e Levi non staccò mai gli occhi da quelli del più piccolo, in modo da accorgersi di una sua eventuale riluttanza a continuare.
Eren però non sembrava avere intenzione di allontanarsi, e senza rendersene conto il moro si ritrovò a toccarlgli il petto mentre lo spingeva q stendersi.
Quando si accorse di essere sotto di lui, il respiro del castano si spezzò, e le sue mani si frapposero tra il suo corpo e quello più muscoloso dell'altro.
Levi allora si riscosse di colpo: "Scusa. Mi sono lasciato trasportare" gli disse, cominciando allontanarsi da lui.
Eren lo afferrò per il polso a metà del gesto: "Resta!" quasi gridò.
"Ma... se tu non vuoi..."
"Non è che non voglio! È che... con quello che mi hanno fatto..."
Il moro tornò ad avvicinarsi e gli sigillò le labbra con un dito.
"Non devi spiegarmi nulla"
"Voglio fare l'amore con te, Levi! Mi... mi sei mancato così tanto...''
Levi aveva il cuore che batteva a mille, colmo di un'emozione alla quale neanche lui sapeva dare un nome. Sembrava felicità, ma alla fine era almeno dieci volte più intensa, e scaturiva dal vedere Eren in quello stato, a metà tra la paura e l'amore, e solo per lui.
Levi non era mai stato abituato ad emozioni tanto intense, ed esitò un momento prima di muoversi, non sapendo se fosse o meno la cosa giusta da fare, ma poi tornò a sovrastare il ragazzo e a depositare sulle sua labbra un dolce bacio.
"Anche io voglio amarti, ma non ti costringerò a fare nulla: se ad un certo punto vuoi fermarti dimmelo"
"Ti fermeresti davvero?" chiese il castano guardandolo incredulo, come se non ritenesse davvero possibile una cosa del genere.
"Mi fermerò" ripeté il moro. "Te lo giuro"
Eren respirò profondamente, deglutì a vuoto e poi pronunciò un unica parola: "Baciami"
E Levi eseguì, ma piano, molto lentamente accarezzando appena la bocca del ragazzo con la lingua, in modo da permettergli di allontanarsi se avesse voluto.
Eren però non si allontanò, ma anzi ricambiò il bacio, anche se in modo un po' rigido, come se non si ricordasse più tanto bene cosa doveva fare; Levi gli accarezzò la fronte e i capelli mentre si spostava verso il suo collo, lungo il quale depositò piccoli baci, giusto un po' più intensi nei punti che ricordava essere i più sensibili nel ragazzo, e che sorprendentemente lo fecero reagire come lui ricordava, con gemiti più acuti e qualche ansito che gli solleticò la pelle dell'orecchio.
Dopo, il moro scese ancora, arrivando al petto del giovane.
Non appena poggiò le labbra sul pettorale sinistro, Eren si irrigidì e serrò gli occhi.
Levi tornò all'altezza del suo viso, gli accarezzò una guancia con la mano e si piegò fino al suo orecchio: "Sono io, Eren. Sono soltanto io"
Lui allora aprì lentamente gli occhi, lo guardò un momento e poi annuì.
Il moro allora tornò con la bocca al suo petto e lo percorse con una scia di baci lascivi fino a trovarsi davanti al naso uno dei suoi capezzoli; ci passò sopra le dita in tanti piccoli circoli, poi quando lo sentì turgido lo prese tra le labbra e lo succhió.
Eren si inarcò verso di lui, e per un momento fu certo di chi fosse la persona che lo stava toccando, ma poi Levi lo toccò tra le gambe, e allora qualcosa nella mente del giovane cambiò, e si ritrovò dinuovo in quella stanza buia, toccato da mani che non conosceva e che lo disgustavano, morso, graffiato... torturato; arrivò al punto di percepire anche la sferza della frusta ed il calore ustionante del ferro ardente, e allora non fu più capace di reggere, e prese ad agitarsi sotto Levi ripetendo soltanto: "No. No. No."
"Eren"
"Lasciami stare! Lasciami stare!"
Levi gli prese le mani tra le sue.
Fece incastrare le loro dita una per volta, lentamente, come se fossero pezzi di un puzzle.
Le accompagnò ai lati della sua testa.
Eren si calmò di colpo, e altrettanto velocemente tornò al mondo presente.
"Te lo ricordi?" si sentì chiedere dalla voce di chi amava.
Gli ci volle qualche secondo per spostare lo sguardo sulle loro mani intrecciate e poi per riportarlo contro quello di Levi.
Annuì alla sua precedente domanda: lui stesso aveva compiuto quel gesto la loro ultima notte insieme, quando ancora erano schiavi.
Levi guidò una delle sue mani contro il proprio petto, e la poggiò esattamente dove batteva il cuore.
"Eren" lo chiamò Levi "mi vedi?"
Senza capire che senso avesse quella domanda, il ragazzo annuì.
"Sentimi"
Tramite la propria mano, Eren percepì il pompare veloce del sangue nelle vene, rapido quanto il proprio se non di più.
Levi...
Era lui, era soltanto lui e non poteva essere diversamente: quegli occhi del colore della tempesta, quella voce profonda, pregna di una dolcezza tutta sua, e quel calore nel corpo, che avvolgeva il più piccolo come una calda coperta e lo bruciava come le fiamme dell'inferno ad un tempo.
Questo era Levi. Lo era sempre stato, e ora erano dinuovo insieme, ma in modo diverso da prima, come uomini liberi.
È lui, si ripetè Eren, e sentendo il suo battito rapido sotto le dita ne prese definitivamente consapevolezza.
Non può farmi male. Non lo farebbe mai.
Eren si tirò su di colpo, fermandosi quando il suo viso fu ad un passo da quello di Levi, con le punte dei nasi che si toccavano.
Gli allacciò le braccia intorno al collo, poi lo baciò, ma in modo diverso da prima, con una sicurezza ed una fiducia ritrovate, e a Levi, incredibilmente, bastò quello per capire che il tempo dell'esitazione era finito: pose le mani dotto le antiche del ragazzo, lo penetrò con un dito e intanto se lo tirò in braccio, ansimando sonoramente sentendo il più piccolo cavalcare le sue dita, ora divenute due, che già gli massaggiavano la prostata; Eren gli stringeva le gambe intorno ai fianchi e lo baciava freneticamente e con fare lasciavo, quasi senza lasciarlo respirare, poi, a fior di labbra, lo supplicò: ''Dentro... Levi... dentro..."
Il moro avrebbe voluto chiedergli ancora se era sicuro, se se la sentiva, ma lo voleva così tanto, gli era mancato così tanto, che sentendo quelle ultime parole non riuscì più a ragionare, e gli entrò dentro, come lui stesso gli aveva chiesto, stringendogli i fianchi e attaccandosi al suo collo come un vampiro.
Mesi fa Eren a quel punto si sarebbe trattenuto, avrebbe strozzato urla e gemiti contro la pelle dell'altro, ma ora non erano più schiavi, nessun romano li avrebbe scoperti e uccisi, ed il ragazzo urlò, senza alcuna remora, inarcandosi all'indietro.
Levi prese subito a colpire il suo punto più sensibile, attaccandosi intanto con la bocca al suo petto e stringendogli le natiche tra le mani.
"Ah! Ah!"
Succhiotti.
Morsi.
Carezze.
Graffi.
E amore.
Amore represso in anni di schiavitù, ma proprio per questo reso anche più forte, trabboccò di colpo, diventano tanto intenso che fu impossibile trattenerlo ancora, ed entrambi esplosero di colpo, stringendosi, cadendo dinuovo uno sull'altro, in un ultimo intenso bacio prima di accasciarsi, sfiniti, in un ennesimo, dolce abbraccio.



Mamma mia che fatica sto capitolo! Non so perché ma non riuscivo proprio a finirlo!
Spero vi piaccia comunque.
-2 capitoli ragazzi!

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