-six-

1.4K 107 33
                                    

perdonatemi anche se sono imperdonabile. Scusate se non posto da tipo sei anni ma mi era veramente impossibile. La scuola mi ha tormentato fino all'ultimo giorno, del tipo che la mia prof di diritto aveva intenzione di interrogare all'ultima ora (poi non l'ha fatto, grazie dei dell'olimpo). Finita la scuola ho avuto altri problemi, di tipo personale ma okay non ve ne fregherá una cippa.
Ho scritto questo capitolo di getto, senza rileggerlo perchè se lo rileggo va a finire che lo cancello.
Detto questo, me ne scappo in Canada, perchè quando avrete finito il capitolo mi verrete a cercare con i forconi.

Sento bussare alla porta della mia camera, se così vogliamo chimarla. Una testolina rosa fa capolino, guardandosi intorno finché non si accorge di me, che sono sdraiato sul letto.
"Ehi, sei qui." Si avvicina a me e nel contempo io mi tiro su a sedere. Si siede anche lei, incrociando le gambe, premurandosi di togliersi le scarpe. Sa di potersi prendere queste piccole libertá con me. Le sorrido, uno di quei sorrisi sinceri che mi vengono spontanei quando sono con lei.
"Tutto okay?" le chiedo, titubante.
Annuisce, ma tiene lo sguardo basso.
Lo so che non è tutto okay, la conosco abbastanza per esserne sicuro. Le circondo i polsi con le mani, per poi tirarla piano verso di me. Mi sdraio e la faccio sdraiare al mio fianco, con la testa sul mio petto all'altezza del cuore. Non so come, non so perché, non so quando, ma mi metto ad accarezzarle i capelli.
Sospira, intrecciando l'altra mia mano con la sua.
Dopo un po' di tempo passato lì, in silenzio, si alza di scatto, facendomi sussultare.
"Che succede?" mi allarmo subito, non sono capace di mantenere la calma con lei.
"io...non posso." mi rivolge uno sguardo triste, ma che comprenderò solo più tardi.
"cosa non puoi?" mi metto a sedere sul bordo del letto, lei rimane in piedi vicino alla finestra, i capelli, ora più corti, improvvisamente neri.
"Non posso stare qui, sdraiata con te. Non posso parlare tranquillamente con te. Non posso accompagnarti da nessuna parte senza sentirmi male. Non riesco ad avere a che fare con te sapendo che tempo qualche minuto sentirò quella sensazione che ormai conosco fin troppo bene prendermi il petto. Lo vorrei veramente tanto, stare con te è una delle cose che più mi piacciono di questa vita, passare del tempo con te mi rendeva felice prima che iniziassi a stare così. Semplicemente non posso."
La guardo sbigottito senza capirla.
"Perché - deglutisco - non puoi?"
alza lo sguardo, puntando i suoi occhi nei miei.
"Perché ti amo."
Faccio per parlare ma mi interrompe con un "aspetta, lasciami parlare un secondo solo." Si guarda intorno, poi riprende a parlare.
"Ti prego, non iniziare con i tuoi soliti discorsi del tipo 'sono un lupo mannaro bla bla bla gne gne gne' perché li conosco a memoria ormai e ti giuro che ti schianto. Fin dal primo giorno in cui ti ho conosciuto hai avuto un posto riservato nella mia mente, sei sempre stato importante, persino quando non me ne rendevo conto neanche io. E, dannazione, ti devo ancora un regalo di Natale. Tutti quei discorsi, quelle 'avventure' chiamiamole così che abbiamo passato assieme, quell'addio che non è mai stato un addio ma che comunque mi ha distrutta, a suo tempo. Quando mi dicevano che sarei finita per provare qualcosa per te ridevo, non mi sembrava possibile, e invece guardami ora, penso sempre costantemente a te, anche mentre combatto, è più forte di me, penso sempre al luogo in cui sei, alle persone con cui sei, per essere certa di saperti al sicuro. È proprio per questo che non ci riesco, sto male, Remus, a sapere che, nonostante io ti ami con tutta la mia anima, non sará mai lo stesso per te, non proverai mai qualcosa del genere per me e, di conseguenza, non ci sará mai nulla tra noi due."
Mi guarda un ultima volta e poi esce dalla stanza, lasciandomi nel silenzio più totale.
"Ti amo." sussurro, prima di sdraiarmi nuovamente, consapevole che le mie forze mi hanno abbandonato nell'istante in cui il suo discorso ha iniziato a farmi andare in pezzi.
Era mia e me la sono fatta scivolare via, come quando raccogli la sabbia e questa cade dagli spazi tra le dita finchè non te ne rimane poca sul palmo, poi passa un filo di vento e si porta via anche quella che ti era rimasta.

SomethingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora