Andreas

670 32 9
                                    

M.R. (Max): "Mika, dobbiamo andare alla mensa".
Annuisco, e seguo Max verso la mensa. È una stanza enorme, con centinaia di tavoli lunghi, e tutte le voci degli studenti, formano un chiasso incredibile. Per parlare, dobbiamo urlare.
M: "Dove ci sediamo?"
M.R.: "Dove vuoi, ma prima devi scegliere cosa prendere. Tieni, eccoti il vassoio".
Mi avvicino verso il cibo, e scelgo: purè di patate, pasta, una fetta di pizza, e una bottiglia d'acqua.
Seguo Max, che si siede ad un tavolo assieme ad altri ragazzi.
M.R.: "Vieni, Mika, siediti con noi. Ragazzi, lui è Michael, comunemente chiamato Mika.
Mika, lui è Josh, lui è Sam, lui è Peter, ed infine Andreas."
Andreas. È quel ragazzo che mi aveva lanciato quella pallina di carta nella lezione di chimica.
P: "Anche conosciuto come 'il secchione'."
A: "Oh, sta zitto. Io non sono un secchione".
P: "Ah no? Allora spiegami come fai a prendere voti così alti".
A: "Perché sono intelligente."
P: "Anche io, se per questo, ma non prendo voti alti come i tuoi".
A: "Vuol dire che non sei intelligente come me" ride.
È divertente stare a sentirli litigare, anche se quell'Andreas continua a non starmi simpatico.
M.R.: "Andreas può essere intelligente e tutto, ma continua ad essere il bulletto della scuola, non è vero Andreas?"
A: "Quello che faccio io non è roba da bulli".
M.R.: "Mi stai dicendo che prendere in giro la gente, e ogni tanto lanciargli qualche calcio o pugno, non è roba da bulli?"
A: "Esatto. Un bullo è quello che manda la gente in ospedale. Io, al massimo la mando dall'infermiera della scuola, ma succede raramente".
A quel punto, mi intrometto io.
M: "E ti sembra una cosa buona questa? Ti piace far male la gente?"
Mi guarda, e fa una smorfia disgustata.
A: "Io faccio del male solamente a quelli che mi stanno antipatici. Se mi stai alla larga, non ti faccio niente. Ma tu già mi stai antipatico, quindi stai attento."
Max gli lancia un calcio da sotto al tavolo, e poi mi guarda.
M.R.: "Non preoccuparti, Michael. Sono sicuro che Andreas non ti farà nulla. Vero Andreas?"
Non risponde. Addenta un pezzo della sua pizza, e gira la testa di lato.
Adesso sì che detesto Andreas, è così scontroso e antipatico.
M: "I-io vado in camera, devo preparare i libri per l'ora successiva".
Mi alzo dal tavolo, ma Max mi prende per un braccio e mi ferma.
M.R.: "Mika, sicuro di star bene?"
M: "Sì, certo, è tutto a posto".
Sorrido, e mi allontano.
In realtà non è per niente tutto a posto.
Ero spaventato da Andreas, e non volevo starci un minuto in più con lui a quel tavolo.
Mentre cammino per i corridoi deserti, sento una presenza dietro di me. Mi giro, e noto un ragazzo alto e biondo, avvicinarsi. Oh cavolo, è Andreas.
A: "Che frocio che sei. Guarda che lo so che te ne sei andato perché c'erano troppi maschi attorno. Adesso che fai, vai in bagno e ti masturbi?"
Sgrano gli occhi.
M: "Mi stai prendendo in giro? Guarda che mi sono alzato per un altro motivo."
A: "Mmh? E quale sarebbe?"
M: "Mi fai paura. E anche schifo".
Comincia a ridere istericamente, e io abbasso la testa. Ho davvero paura di stare in un corridoio, da solo, assieme a lui.
A: "Frocio. Anche tu mi fai schifo, lo sai?"
All'improvviso, mi spinge all'indietro. Così forte, da farmi cadere a terra.
Lo guardo, con gli occhi pieni di terrore.
Si avvicina a me con uno sguardo malefico. Ho paura, tanta.
A: "Odio tutti i froci di questo mondo, voi dovete solamente morire".
Comincio a piangere, tanta è la paura in questo momento.
A: "Adesso che fai, piangi? Piangere non serve a nulla, brutto bastardo. Ti racconto una cosa. L'anno scorso, un frocio come te, arrivò in questa scuola. Sai dov'è ora?"
Scuoto la testa, ancora in preda al panico.
A: "In ospedale. Ancora adesso. Questo è per dirti che con me non si scherza. Io ti ho preso di mira, non fare niente di stupido, o per te saranno guai. Adesso vado, ho cose migliori da fare. Ci vediamo, frocio".
Si allontana da me, e, una volta girato l'angolo, non lo vedo più. Mi alzo da terra, e corro verso la mia stanza. Mi chiudo a chiave, e con la schiena appoggiata alla porta, scivolo giù, fino a terra. Comincio a piangere a dirotto. Ho tantissima paura. Non voglio finire in ospedale come quel ragazzo. Cosa ho fatto di male? Sì, sono gay. E allora? È un buon motivo per diventare una vittima di bullismo?
Voglio messaggiare mia madre, voglio che mi porti via da questa scuola. Sì, meglio andarsene prima che aspettare che le cose peggiorino.
Sto per prendere il telefono, quando qualcuno bussa alla porta.
M.R.: "Mika, sono io. Aprimi".
Mi asciugo le lacrime, e apro la porta.
M.R.: "Ma...hai pianto per caso?"
Non gli rispondo, abbasso lo sguardo, cercando di disperatamente di trattenere le lacrime.
M.R.: "Hey, Mika. Cosa c'è?"
Mi alza la testa con le dita, e i nostri sguardi si incrociano.
M.R.: "Perché piangi? Andreas ti ha fatto qualcosa?"
Annuisco, e lui, sospirando, chiude la porta e mi accompagna sul suo letto, facendomi sedere. Si siede di fronte a me, e mi guarda.
M.R.: "Senti, lo so che non è una cosa bella essere presi in giro, ma lui è fatto così. Sai, quando sono arrivato in questa scuola, prendeva in giro anche me. Prendeva in giro chiunque gli capitava. Poi, si è fatto degli amici, il che ha solo peggiorato le cose. Erano in quattro a prendere in giro i ragazzi. Allora, ho deciso di entrare a far parte di quel gruppetto, ma solo perché volevo salvarmi. Ci ho messo tanto a diventare suo "amico", e alla fine ce l'ho fatta. Ma poi ho cominciato a prendere in giro anche io, e non sai quanto mi sono sentito in colpa, ma non potevo ritornare ad essere una loro vittima. Michael, tu sei timido e buono, e le persone come te, sono le prede preferite di Andreas. Se ti mostri indifeso e debole, è chiaro che sarai una delle prede facili."
M: "E cosa dovrei fare?"
M.R.: "Non so, ma cerca di non farti mettere i piedi in testa da Andreas, perché sennò è finita. Io ho educazione fisica ora, tu che hai?"
M: "Storia".
M.R.: "Vieni, ti ci accompagno io".
Mi alzo dal letto, e seguo Max, standogli dietro.
Mi fa piacere avere qualcuno che mi è amico, almeno non sono solo.
Arrivati davanti alla classe di storia, Max mi saluta, dicendomi che ci saremmo visti dopo le lezioni.
Entro in classe, e mi siedo al primo banco, cominciando a tirare fuori i libri .
Un ragazzo si siede accanto a me. Mi giro, e subito lo riconosco. Maledizione, Andreas.

Ciao! Capitolo un po' più lungo, perché bo, forse perché Andreas è uno dei protagonisti.
Vabbe, comunque; ho notato che i commenti sono diminuiti di molto. Ditemi, la storia non vi convince? Sto sbagliando qualcosa? I commenti mi servono tanto, perché ho bisogno di sapere se a voi piace ciò che scrivo, perché sennò è solamente una perdita di tempo.
Quindi, ditemi, vi piace questa storia? Pensate che debba smettere di scriverla?

Teach MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora