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Voglio il "Kate Hutson" di Vera Wang. Mia madre dice che è troppo semplice, che non costa abbastanza, ma io voglio quello. Fin da quando, anni fa, vidi il film "La mia miglior nemica" decisi che quello doveva essere il mio vestito, e quello sarà.

Ho un appuntamento in un Atelier oggi pomeriggio e ancora non so chi porterò con me.

«Sofia, allora...mi vuoi dare o no la commessa di quel cliente?!» il responsabile di produzione mi sveglia dalla mia distrazione.

«Si scusami». Apro la lista clienti sul pc e stampo la commessa. «Eccola».

«Grazie cara».

«Di nulla, buon lavoro». E nel mentre Phil Collins canta attraverso le casse del mio IPhone.

«Pronto?!» Sorrido.

«Ehi piccola, che fai?»

«Lavoro. Scartoffie su scartoffie. Tu?»

«Ti pensavo e mi chiedevo se nel pomeriggio sei libera».

«Mi dispiace caro ma oggi ho da fare. Devo andare a comprare il vestito per sposare il mio fidanzato. Ma questa sera sono libera per cena e per una sveltina con te, basta che non ci facciamo scoprire».

«Va bene gattina. Quello che ti sposerà è un bastardo fortunato. Vorrei aver avuto io il privilegio...pazienza, intanto mi accontento di sbatterti un po' questa sera».

Non posso fare a meno di ridere. «Se proprio un maniaco sessuale».

«Si tesoro...il tuo»...«Passo alle 20.00».

«Ti aspetto».


"Mio Dio, non ci credo". Sono davanti allo specchio con indosso il "Kate Hutson", ho richiesto una sola modifica: la fettuccia di velluto intorno alla vita dovrà essere verde Tiffany anziché rosa. Per il resto è perfetto. Corpetto in pizzo con scollo a cuore e termina a V, gonna a dodici strati di morbidissimo tulle, il tutto di uno strabiliante bianco seta. Non riesco a smettere di guardarmi.

«Signorina vuole provare il velo». Domanda premurosa la commessa.

«Si, grazie».

Mi raccoglie gentilmente i capelli in un disordinato chignon e fissa il velo in cima.

Alla fine ho portato con me la mia famiglia e le mie amiche, che anche loro rimangono ammutoliti guardandomi.

«E lui». Sussurro convinta e rapita da me stessa.

«Benissimo, chiamo la sarta».


Quella stessa sera non appena salgo in macchina Chris mi stringe forte «Allora com'è andata?»

«Benissimo, l'ho trovato. E' stato il primo per me, come te del resto. Ed è esattamente ciò che volevo».

«Bene. Senti amore avevo pensato di regalartelo io il vestito».

«No Chris! Vuole regalarmelo papà. Non posso togliergli anche questa cosa».

«Ok, ok. Calma, come non detto. Però le scarpe voglio regalartele io».

Lo guardo confusa «Perché?»

«Voglio regalartele perché sono loro che ti porteranno da me quel giorno». Spiega tutto serio.

Lo guardo sorridendo soddisfatta.«Ultimamente sei miele puro»...«Ma amore non mi servono scarpe speciali per arrivare da te, perché ho come l'impressione che ogni passo fatto da quando cammino sia stato un passo verso di te».

Gocce di Magia #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora