Capitolo 5 La foto

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Quella foto ritraeva i miei cugini che abitano in America, che io riuscii a conoscere solo quando avevo sei anni.
Per tempo ricordavo il volto di Lily, la cuginetta più piccola che allora aveva quattro anni, e non riuscivo a ricollegare chi fosse.
La foto era in uno dei sacchi che sarebbero dovuti rimanere qui dai nonni.
Essa era leggermente deteriorata su due bordi, che presentavano delle macchie giallognole. Gli angoli erano quasi tutti sminuzzati dall'usura tranne uno che era ripiegato su se stesso. Aveva un uniforme colore tendente al marroncino ed aveva qua e là, piccoli, scuri puntini neri. Era grande come il palmo della mia mano. Non so perchè ma mi sentivo affezionato a quella foto, come se avessi avuto forti ricordi legati ad essa. Per storcere ogni eventuale indugio la presi e la misi in tasca.
-Mamma non trovo il borsone!-
Urlai abbastanza amareggiato. Mamma non rispose.
-Mammaaaa-
Urlai un seconda volta con la speranza di essermi fatto sentire.
-Aspetta, sto parlando al telefono-
Rispose educatamente mamma dal piano di sopra. Io mi avvicinai per aspettare la fine della chiamata.
Sembrava stesse parlando con qualcuno di importante, dato il suo tono di voce basso e sicuro. Usava un linguaggio molto forbito,
Tanto da dire le parole: "nitidamente", "illustre" e molte altre che usualmente non utilizzava.
Stavo tecnicamente origliando.
Piano piano sentivo che mamma alzava un po il tono di voce. Ora sembrava abbastanza irritata.
-Fra una settimana la mia famiglia prenderà il largo per la California e lei mi dice questo?-
"Ma che si urla" pensai io. Mi avvicinai un po di più alla porta.
-Ma noi abbiamo già programmato tutto. Non penso che lei riuscirà a trovare una locazione più appagante di quella anticipatamente scelta.-
Urlò mamma balbettando e perdendo la sicurezza che aveva acquistato prima nel linguaggio. Continuava ad utilizzare delle parole forbite però.
-Noi non abbiamo intenzione di pagare alcun sovrapprezzo. Il budget è quello-
Dopo questo non sentii più niente. Mi allontanai dalla porta.
Dopo qualche secondo la vidi uscire. Era sudata ed agitata. Io mi avvicinai e con calma chiesi
-Cosa è successo?-
Lei si voltò facendo un sorriso forzato mi rispose
-Niente, né parliamo dopo a cena-
Io annui e tornai in camera.
Avevo un Mal di testa fortissimo. Troppi pensieri assieme. Poi si aggiunse anche il fatto che non ricordavo minimamente cosa avrei dovuto fare alle 2:30 del pomeriggio.
Mi stesi un po sul letto e presi l'ipad. Controllai le ultime notifiche di Instagram e di Facebook. Nel frattempo scorrendo tra le foto, vidi la foto del mio amico Simone a casa sua, che si trova nelle vicinanze di casa di mia nonna. Era assieme a Ludovica e tutti due avevano delle facce arrabbiate e tristi. Mi avevano taggato nei commenti con altrettante faccine scontente. Ecco cosa dovevo fare io oggi pomeriggio!
Mi affrettai a chiamare Ludovica, ma non ripose, allora provai anche a chiamare Simone, ma niente.
Questo pomeriggio saremmo dovuti andare al centro commerciale della cittadina vicina al nostro paese. Gli avevo praticamente dato buca. L'appuntamento era alle 2:30 a casa mia ed io a quell'ora ero all'ospedale.
Loro ci tenevano tantissimo ad andarci perché c'era la prima di un film che a loro piace a tantissimo che aspettavano da tanto tempo. Perfino per evitare di trovare tutto pieno avevano già pre acquistato i biglietti Online. Saremmo dovuti  andare con la mia macchina, perché loro ancora non prendono la patente. Io l'ho presa appena compiuti 16 anni. Anche se ho una carretta l'importante è essere 'liberi' di andare dove si vuole all'ora che si vuole.
E ora cosa facevo? Il film ci sarebbe dovuto essere alle 7:30 di sera. Mancava mezz'ora all'inizio: erano le 7.
"Ok sono folle. Andiamoci lo stesso" pensai intrepidamente. Molti pensieri mi otturavano la testa come ad esempio "Ce la farò?" ma non gli diedi peso.
Saltai in macchina ed urlai
-Destinazione centro commerciale!-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 02, 2016 ⏰

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