Inizio Missione.

2.1K 207 69
                                    

Pov Levi.
Dopo essere arrivati all'agenzia, entro spalleggiato da Eren, mentre i membri dell'organizzazione lo guardano schifato, dato che prima di entrare si è tirato il capuccio sulla nuca, rendendo il suo viso invisibile ai loro occhi.

Ci dirigiamo nell'ufficio della Quattrocchi, che ci accoglie con un sorriso a cientorentaduemila denti.

-Chi è l'incapucciato?- domanda.

-Quello che hai tentato di rapire.- dice secco Eren.

-Non volevo rapirti.- sbuffa la Quattrocchi sempre sorridente.

-Racconta questa storia a chi non mi ha visto con le manette e una palla al piede da carcerato.- sbotta freddo Eren.

-Si si, va bene, va bene, dobbiamo andare in missione comunque ricordate?- quasi strilla la Quattrocchi eccitata.

-E poi è la tua prima missione.- continua strillando.

-Mi è già capitato di ammazzare la gente.-mormora il moccioso, guardando la stanza.

-Ma è diverso, avrai delle armi? Le sai maneggiare?- chiede.

-Si.-risponde.

-Quattrocchi muoviti.- mi intrometto, freddo e distaccato.

-Va bene, Va bene.- dice alzandosi.

Ci dirigiamo verso la porta del ufficio di Hanje quando Eren ci ferma.

-Aspetta, quelli non sono i coltelli che avevo nella schiena?- domanda il moccioso indicando dei coltelli dentro delle scatole di vetro.

-No.- esclama nervosa, cercando di chiudere la porta, del suo ufficio bloccata da Eren.

-Si, è ci sono anche delle provette con il mio sangue.-indica con l'indice un paio di provette affianco con del liquido che tende al nero pece.

-Dobbiamo andare.- nervosa spinge Eren di fuori facendolo uscire.

-Si, certo come no.-sbotta il moccioso.

Hanje ci fa strada dirigendosi in una stanza, piena di attrezzi e cose utili per la missione.

Il moccioso subito si precipita, verso i pugnali, e le lame.
Mentre Hanje si carica sulle spalle un fucile a pompa, delle pistole, e una mitragliatrice.
Li ignoro dirigendomi, verso la parete adiacente a quella del moccioso, prendendo due mitragliatrici, delle revolver, e un paio di coltelli.

Usciamo dalla stanza, e noto che Eren, si è attrezzato di quattro pugnali attaccati alla coscia, due Magnum nere, una mitragliatrice, e dei proiettili posizionati a tracolla sulle sue spalle.

-Vedo che ti piacciono le lame.- eccitata Hanje gli rivolge la parola.

-Si.-risponde secco.

-Come mai?- chiede saltellando.

-Il modo più doloroso per uccidere una persona è tagliuzzarla lentamente. Ed è anche efficace, vuoi provare?-risponde serio, seguendomi.

-No, grazie.-

-Ok- la liquida freddo Eren,mentre tento di trattenere una risata, per lo sguardo leggermente spaventato della Quattrocchi e le risposte fredde del Moccioso.

Un furgone laccato di nero, con vetri uscurati, ci aspetta nel retro dell'edificio, all'interno ci sono piccoli ripiani con sopra munizioni, e cambi per le armi.
Saliamo sopra la vettura guidata da un membro dell'agenzia di nome Mike.
Sbatto un pugno sulla vettura e si parte.

[...]

Dopo circa tre ore di viaggio, arriviamo a destinazione, scendiamo solo dopo aver sentito, il tonfo del colpo di Mike come via libera per iniziare la missione.

Un vecchio edificio malandato, che prima di essere usato per scopi illeciti, era una vecchia prigione.

Entro per primo in una porta in cemento armato mezzo crollato spalleggiato da Eren e poi da Hanje.
Subito quattro uomini iniziano a spararci adosso, sparo due di loro sul petto, mentre Hanje spara al terzo, perdo la vista del quarto uomo, e preoccupato guardo Eren dietro di me con un pugnale in mano puntato sulla gola di esso, con un colpo secco inserisce a forza la sua lama nella trachea dell'uomo per poi fare un taglio netto.
Liquido cremisi esce a fiotti dal corpo dell'uomo che cade al suolo privo di vita.

Il sangue schizza in faccia a Eren, che di conseguenza, si porta la lama a la bocca e ne lecca il bordo.

-Che schifo.-sputa a terra un misto di saliva odio e sangue umano.

-Già.- quasi vomito a quella vista.

-Continuiamo.- dice Hanje euforica.

Su un corridoglio dalle pareti grigiastre scola il sangue dalle fessure del soffitto, fino a gocciolare sulle nostre teste.
Percorriamo il tragitto in silenzio tombale, arrivando poi di fronte a una porta blindata in acciaio.

Con un calcio all'altezza della mia spalla, sfondo la porta leggermente, per poi dare un colpo finale con la mia arma.

All'interno una trentina di persone di tutte le età, ragazzi,ragazze,uomini,donne,bambini e bambine, sono legati alle pareti, o su dei lettini in acciaio con manette o cinghie in pelle.

Eren con uno scatto veloce, prende un coltello che ha tra le mani, e inizia a liberare le persone all'interno legati con delle chingie con una velocità impressionante.

Ad un ragazzo lo vedo fermarsi, capelli castano scuro, rasati ai lati, sul suo volto è disegnata un espressione di puro terrore e disperazione.
Eren indietreggia, posando il cappuccio sulla nuca, venendo verso di me.

-A lui pensaci tu.- il suo tono è impassibile, freddo, severo, senza alcuna emozione.

Annuisco andando verso il giovane che alza lo sguardo verso di me, spaventato ma poi si tranquillizza.
Rompo le cinghie.
-G-grazie.-mormora balbettando.

-Perchè hai paura di quel ragazzo?-indico il Moccioso, che sta liberando altri prigionieri.

-Lui non è un ragazzo.-balbetta intimorito guardandolo con leggero disprezzo.

-Come?-chiedo inacidito.

-Io sono un prigioniero, ho meglio lo ero, quel ragazzo era nella cella di fronte alla mia.
Lui non è un ragazzo, non è una persona, non è un umano.
È un mostro.-rimango scioccato a queste parole.

Mentre il ragazzo continua a spiegarmi in modo dettagliato la sua storia.

-Ogni giorno, era seduto in cella, con le gambe incrociate e la testa appoggiata sulle sbarre non si è mai mosso da lì, se non per occasioni speciali, ogni sera, ogni fottutissima sera, i suoi occhi diventavano rossi, è non aveva mai riso, ma ogni sera la sua bocca era contorta in un sorriso psicopatico.
È stato la maggior parte del tempo in isolamento in due anni.
Tutti i suoi compagni di cella sono morti o impazziti.
Non dovresti stare con lui.
È un mostro.- sussurra per non farsi sentire tremando alle occhiataccie degli altri prigionieri.

-Perchè era in prigione?-chiedo allontanandolo.

-Ho sentito dire che ha fatto un genocidio, usando solo le mani.- risponde incamminandosi verso un gruppetto di persone appena liberate.

Dirigiamo rutti i prigionieri all'infuori di quella struttura facendoli accomodare su dei furgoni, per trasportarli in agenzia e dargli l'aiuto di cui hanno bisogno.

Quando tutti salgono nei furgoni, mi giro alla ricerca di Eren.
Faccio slittare il mio sguardo in mezzo alla gente, e dentro i furgoni, cercandolo, ma senza trovarlo.
Eren non c'è.

Sono Un Mostro. [Ereri/Riren.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora