"Harry, i tuoi occhi!"
"Cosa?"
"Non sono più neri!"
"Lo so. Quando mi sento umano lo divento."
"È davvero molto strano."
"Forse."
Ci guardammo e ci sorridemmo a vicenda.
"Quindi...mi hai perdonato?"
"Non lo so. Ora andiamo a fare la spesa, siamo già in ritardo."
Mi sedetti sulla moto e aspettai che lui facesse lo stesso.
"Allora? Sali o no?"
"Non ti sembra molto strano?"
"Che cosa?"
"Il fatto che io mi senti così strano con te."
"Strano come?"
Sorrisi per incoraggiarlo, ma l'effetto fu tutto il contrario.
"Non sorridere."
"Scusami."
"E non scusarti."
"E allora che posso dire?"
Quasi mi misi a ridere, ma il suo sguardo fulminante mi fece cambiare istantaneamente idea.
"Harry, qualcosa non va?"
"Tutto non va. E questa è solo colpa tua."
"Cosa ho fatto?"
"Sei troppo..."
"Troppo?"
"Troppo..."
"Troppo cosa, Harry?"
Scesi dalla moto per trovarmi faccia a faccia con lui.
"Lascia stare."
"No ti prego, spiegami cosa stai cercando di dire."
Fece un respiro profondo, senza mai staccare gli occhi dai miei.
"Sei troppo diversa dalle altre ragazze."
"Cioè?"
"Al mio tempo, molto spesso, le ragazze cadevano ai miei piedi, letteralmente."
"Beh, diciamo che io non avrei mai fatto e mai farei una cosa del genere."
"Appunto, per questo sei diversa. Il tuo carattere mi intriga, sei molto indipendente, a cominciare dai tuoi pensieri. Questa cosa mi attrae più di qualsiasi altra cosa. Per questo è colpa tua se non riesco veramente ad incazzarmi con te. È colpa tua se mi sento strano. È colpa tua se non riesco a essere cattivo con te. Almeno, non troppo."
"Beh...magari è perchè forse ti piaccio, almeno un pochino.", azzardai a dire e a sorridergli.
"Assolutamente no. O forse un pochino. No, non mi piaci per niente."
"Magari hai una cotta per me."
"Ma che cosa stai dicendo?"
La sua espressione era a dir poco incomparabile. Risi alla sua domanda, ma lui restò serio. Poi sembrò che le rughe di serietà sulla fronte diventassero piccole rughe sulle guance, ovvero fossette.
"Stai sorridendo."
"Lo so. Anche questo è colpa tua."
"Perchè?"
"La tua risata è contagiosa."
"Solo?" , gli ammiccai.
"È adorabile."
"Grazie mille."
Gli feci una specie di inchino e lui mi guardò con attenzione, ma non smise di sorridere.
"Potresti dire anche qualcosa."
"Ehm...bell'inchino."
* * *
Arrivammo finalmente al supermercato.
La mia euforia sprizzava da tutti i pori: finalmente potevo comprarmi vestiti nuovi.
Optai per "Victoria Secret" come primo negozio.
"Ci sono molte...cose qui."
Harry guardava attentamente ogni capo d'abbigliamento, come se fosse affascinato da tutti i manichini.
Talmente incantato da sbattere contro uno di essi, facendolo cadere violentemente a terra.
Una commessa guardò la scena e accorse subito a me, la quale ero come bloccata dall'accaduto.
"Come ha fatto a cadere?"
"Ehm...io...mi scusi, non so proprio come abbia fatto."
Aiutai la ragazza a mettere a posto il manichino e dopo avermi ringraziato con gentilezza, andai a provare un pantaloncino attillato in uno dei camerini.
All'improvviso sentii dei brividi lungo il mio corpo. Non poteva che essere qualcosa di paranormale.
"Harry so che sei qui. E grazie tante per avermi fatto fare la figura della stupida."
"Ma tesoro, hai solo messo in mostra ciò che sei."
Dopo aver parlato, apparve dietro di me.
"Come sei gentile."
"Ironia?"
"Forse."
"Per questa volta ti perdono, almeno finchè terrai quei pantaloncini."
Mi squadrò tutta, con un sorrisetto malizioso.
"Sono davvero carini, secondo me dovresti prenderli."
"Come vuoi."
Uscii dai camerini, con la solita nuvola di fumo che mi seguiva, ed andai a pagare.
"Carta o contanti?"
"Con-tanti saluti."
"Come scusa?"
"Nulla. Carta."
Dopo aver pagato, uscii dal negozio e mi infuriai con Harry.
"La vuoi piantare di farmi fare sempre figure di merda?"
"Mi piace divertirmi così."
"Spiritoso."
Mi incamminai nel negozio successivo: Alcott.
"Ascoltami molto bene, se mi fai fare figure del cavolo anche qui, ti giuro che non rivedrai mai più la luce."
"E chi sei tu per impedirmelo?"
Lo guardai, poi alzai gli occhi al cielo scocciata.
"Finiscila di alzare gli occhi al cielo."
"E tu finiscila di essere arrogante."
"Io non sono arrogante, cara Marie."
"Mi chiamo Caysie, caro idiota."
Rise alla mia affermazione, poi tornò serio.
"Marie è il tuo secondo nome."
"Lo so. Ma non puoi chiamarmi così."
"Allora posso chiamarti Johnson?"
"La vuoi piantare?"
"Caysie Marie Johnson. Suona abbastanza bene."
"Harold Edward Styles. Il tuo non suona per niente."
"Hey, non sono uno strumento."
Alzai gli occhi esasperata ed entrai nel negozio, sempre seguita dalla nuvola di fumo.
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The Haunted House || Harry Styles
Mystery / ThrillerVi piacerebbe abitare in una casa infestata? Sì, una casa immersa nelle tenebre. Caysie, studentessa di 17 anni, non si è mai accorta che nella sua familiare casa c'è un ospite. Un ospite maledetto.