1; Osservarti da lontano mi basta (per ora)

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Ore 17:30. Tavolo vicino alla finestra.
Non c'era un giorno che non andasse.
Era sempre lì. Ordinava il suo solito caffè e leggeva un libro.
Ed io lo guardavo. Lo osservavo in realtà. Perché guardare e osservare sono due cose diverse.
Quando guardiamo ci limitiamo a vedere l'aspetto esteriore. Quando osserviamo, invece, cerchiamo ogni minimo particolare che possa rendere ancora più unico ciò che ha catturato la nostra attenzione.

Ed io eccome se lo osservavo.
Osservandolo avevo notato che ogni volta che parlava con una persona giocava con gli anelli alle sue mani.
Osservandolo avevo capito che ogni volta che leggeva si perdeva tra le pagine del libro, perché a volte sorrideva, come se ciò che c'era scritto fosse reale, mentre altre volte aggrottava le sopracciglia arrabbiato. E quando aggrottava le sopracciglia si mordeva anche il labbro inferiore.

Harry. Era quello il suo nome. Lo avevo scoperto mentre, non troppo casualmente, stavo ascoltando la conversazione che stava avendo con una persona incontrata nel bar.

Persino il suo nome sembrava adatto ad una meraviglia come lui.

Lui non mi aveva mai notata. Non aveva mai notato che ogni giorno, alle 17:30, ero a due tavoli di distanza da lui.

Lui era inconsapevole di ciò che ogni suo piccolo sorriso accennato o smorfia scatenasse in me.

Andava avanti così da circa due mesi, ma non mi stancavo mai. Perché lui era speciale. Era qualcosa che non trovavi tutti i giorni. Era prezioso.

Anche quel giorno ero lì. Alla solita ora, solito tavolo, in attesa che lui arrivasse.

Arrivò con tre minuti di ritardo.
Quando entrò aveva un grande sorriso sul volto, che illuminò tutto il locale.
Tutte le donne si girarono a guardarlo, perché era di una bellezza rara, lui.

Sorrisi guardandolo, ma appena vidi che dietro di lui c'era qualcun'altro mi sentii morire.

Aveva portato una ragazza con lui. E sorrideva grazie a lei.

Si sedettero l'uno di fronte all'altra.

Io la osservai bene. Non era affatto degna di lui.
Era bella, certo, ma non rara. Era bionda, e mi pareva che avesse gli occhi azzurri, ma da quella distanza non capivo bene.
Di ragazze così ne vedevo tante ogni giorno. Quindi perché lui aveva scelto proprio lei?
Anche io ero consapevole di non essere degna di lui.
I miei capelli scuri non erano speciali come i suoi lunghi ricci. I miei occhi marroni non erano belli come i suoi verdi.
Ma avrei potuto provarci. Sarei potuta diventare abbastanza per lui. Sarei potuta essere ciò che lui voleva.

Quel giorno lui non aveva un libro. La sua attenzione era tutta su di lei.
Le accarezzava il dorso della mano mentre chiacchieravano, e mi chiesi ancora cosa ci trovasse in lei di tanto speciale.

Le loro ordinazioni arrivarono al tavolo, ma a nessuno dei due importò. Erano troppo concentrati a guardarsi.
E capivo perché lei non riusciva a togliergli gli occhi di dosso.

Era bellissimo. Indossava i soliti jeans neri e una maglietta bianca. I capelli erano, come al solito, disordinati, ma lo rendevano ancora più bello.
Le labbra scure, quasi rosse, che mordeva in continuazione, erano sempre una tentazione.

Quando lui si sporse verso di lei mi mancò il fiato.
Le mise una mano sulla guancia e le sorrise prima di baciarla.

Sarei dovuta essere io. Solo io.

Perché la baciavi? Non era abbastanza per te. Io sarei potuta essere abbastanza.

Non avevi bisogno di lei, ma di una ragazza che ti avrebbe reso davvero felice. Di una ragazza che ti avrebbe fatto battere il cuore. Di una ragazza che avrebbe potuto apprezzare ogni piccola cosa di te.
Ed io lo avrei fatto. Lo avrei fatto, se me lo avessi concesso.

Presi la mia borsa, e mi alzai.

Non avevo ordinato niente. Ormai tutti sapevano che andavo lì solo per lui.

Mi massaggiai le tempie mentre, con la testa bassa, camminavo verso la porta.

"Mi scusi" borbottai quando andai a sbattere contro qualcuno.

"Nessun problema."

La sua voce. Quella era la sua voce.

Alzai lo sguardo e lo trovai a sorridermi.
Quel sorriso che per tanto tempo avevo desiderato di vedere da vicino.

Probabilmente gli sembrai una stupida perché rimasi a fissarlo, ma non me ne importava.
Perché per la prima volta lo stavo osservando da vicino.

Lui mi rivolse un piccolo cenno con la testa e, con ancora il sorriso sulle labbra, si voltò per andare verso il bancone.

Io scossi la testa e misi la mano sulla maniglia aprendo la porta.

Io avrei continuato ad osservarti. Perché ancora per un po' avrei potuto farmelo bastare.
Ma, prima o poi, ti avrei fatto innamorare di me.

Spazio me
Non ho molto da dire. Questa è solo una raccolta di One shot che ho iniziato a scrivere per via dei milioni di film mentali che mi faccio ogni giorno.
Spero che queste piccole storie vi piacciano, alla prossima bellissime xx

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