Spesso, dopo tanti anni di relazione, ci si stanca. La vita diventa monotona e si sente il bisogno di cambiare. Solo che a me la monotonia con Harry piaceva, e anche tanto. Mi piaceva svegliarmi ogni giorno con lui al mio fianco, fare colazione con lui, andare persino a fare la spesa insieme mi piaceva. Perché era la nostra vita. Una vita che, a quanto pareva, a lui cominciava a star stretta.
Riusciva a malapena a guardarmi, la mattina mi dava il bacio del buongiorno, quello sì, ma sembrava che si sforzasse. E quel piccolo bacio del mattino era il nostro unico contatto durante la giornata.
La mattina entrambi andavamo a lavoro e, quando nel tardo pomeriggio rientravamo a casa mi rivolgeva solo qualche, essenziale parola e, dopodiché spariva nel suo studio.
E io sentivo il mio cuore restringersi sempre di più.Non se lo ricordava più quello che mi aveva detto nove anni prima, quando, ancora diciassettenni innamorati, avevamo passato la notte sulla spiaggia senza dir nulla ai nostri genitori.
"Un giorno ti sposerò, amore mio. Ti sposerò ed invecchieremo insieme."
E chi se la dimenticava quella frase. Io, di certo no, ma forse per lui non aveva più importanza. In fondo era ancora un ragazzino quando me l'aveva detto. Forse lui aveva conosciuto un'altra. Una donna con cui realmente avrebbe voluto passare il resto del vita.
Ma io non potevamo accettarlo. Non potevo accettare che l'amore della mia vita mi venisse portato via da una donna qualunque. Perché la sua donna ero io.E quindi corsi da lui e bussai alla porta del suo studio. Uno, due, tre volte. Lui non aprì. Non poteva farlo. Non poteva continuare ad ignorarmi. Se non mi amava più me lo avrebbe dovuto dire in faccia.
Provai ad aprire la porta ma era chiusa a chiave."Apri questa cazzo di porta Harry o giuro che la butto giù con la macchina!" strillai e sicuramente i vicini mi avevano sentita.
E l'avrei fatto. L'avrei fatto se non avesse avuto il coraggio di guardarmi negli occhio."Harry porca putt-" il mio urlo venne interrotto dalla porta che si apriva lentamente.
Dopo settimane potei finalmente guardarlo di nuovo negli occhi. In quei bellissimi occhi verdi che tanto avvi amato."Cosa succede?" mi chiese, ma fu più che altro una domanda retorica -almeno sperai- perché non poteva davvero non essersi reso conto di ciò che stava accadendo.
"Non puoi essere serio."
"Emily, ho davvero molto da fare" cercò di liquidarmi e guardò ovunque tranne che il mio viso.
E mi venne voglia di picchiarlo.Che fine se avevano fatto tutti i nostri baci? Le nostre carezze? Che fine avevano fatto tutte le le volte in cui non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso? Ed in quel momento in neppure riusciva a guardarmi.
Ma avrebbe dovuto farlo. Lo avrebbe dovuto fare. Perché proprio i suoi occhi mi potevano dire ciò che non andava.
"Tu hai sempre molto da fare Harry! Così tanto da fare che ti sei dimenticato di avere una ragazza" dissi, con tono quasi disperato, agitando le braccia in aria.
Lui, con esitazione, portò gli occhi nei miei e lo vidi deglutire.
Mi doveva parlare. Doveva farlo o io sarei impazzita."Non mi sono dimenticato di avere una ragazza" sussurrò, grattandosi la nuca a disagio.
Quella volta fui io a distogliere lo sguardo.
Scossi la testa e sbuffai una risata.
"Allora non ti importa di averne una."Lui non rispose. Io continuai a guardare i miei piedi fasciati dalle calze.
Una persona con una dignità al mio posto se ne sarebbe andata, evitando di mettersi ancora in ridicolo davanti ad una persona a cui, evidentemente, non importava più niente.
Ed anche io l'avrei fatto prima di conoscere lui, ma non in quel momento. Non mentre stavo per perdere il mio Harry."Io-io non so che dire" mormorò lui dopo minuti di silenzio nei quali io avevo cercato di pensare al modo più veloce per prendere tutte le mie cose ed andarmene. E magari poi giocare a freccette usando come bersaglio una sua foto. E poi piangere fiumi di lacrime su quella stessa foto, ormai rovinata, perché in fondo io lo amavo da morire. Lo amavo così tanto che ogni mio precedente pensiero mi sembrò assolutamente stupido e considerai l'idea di rimanere lì a soffrire e farmi ignorare, perché lasciarlo andare avrebbe fatto ancora più male.
"Non sai più che dire da un bel po' eh" tirai su con il naso, non importandomene di piangere di fronte a lui. Era giusto. Era giusto che lui vedesse il dolore che la sua indifferenza mi causava.
"Em" sussurrò, e, per un breve secondo, quando utilizzò quel nomignolo, mi sembrò che nulla fosse successo.
"Em, ti prego, non piangere" portò una mano sul mio viso e mi costrinse a guardarlo.
"Non so più che fare con te. Cosa ho sbagliato? Ti prego dimmelo, io non ce la faccio più" dissi con voce quasi inudibile, strofinando la mia guancia bagnata dalle lacrime sulla sua mano.
"Non hai sbagliato niente, amore" portò anche l'altra mano sul mio viso e mi asciugò le lacrime che, però, continuavano a scendere.
Amore. Quello voleva dire che ero ancora il suo amore?
"Vieni" mi prese per mano e mi fece entrare nel suo studio, immerso nel disordine totale.
"Da quando Tom e Jenna si sono sposati ho cominciato a riflettere."
Ecco. Lo stava per dire. La valanga stava per arrivare ed io ne sarei stata completata ente travolta.
"Ho cominciato a chiedermi se tu fossi davvero la-la persona giusta" continuò con voce insicura.
Io presi un respiro profondo cercando di far uscire una voce quantomeno decente "Dillo e basta."
Lui mi sorrise facendo spuntare le fossette.
Si avvicinò a me e prese il mio viso tra le sue grandi mani.
"E ho capito che non potrei neanche immaginare di passare la mia vita con una donna che non sia tu."
Io socchiusi le labbra.
Lui mi amava ancora. Non c'era nessun'altra donna. Ero ancora io la sua donna."E allora perché mi hai trattata così per tutto questo tempo?"
"Perché mi sono chiesto se tu meritassi una persona migliore di me" abbassò lo sguardo al pavimento ma io non glielo permisi, perché anche io portai le mani sul suo viso in modo che mi guardasse.
"Harry sei tu. Sei sempre stato tu e sarai tu per il resto della mia vita. Non voglio qualcun'altro, voglio solo te" scossi la testa con decisione e gli accarezzai le guance.
Il suo sguardo parve riaccendersi.
"Davvero?"
Io ridacchiai.
"A volte sei proprio una stupido, sai?"
"Lo vorresti sposare questo stupido?" circondò il mio corpo con le braccia e mi strinse a sè.
Sentii il mio corpo congelarsi. Il respiro mi si bloccò in gola.
Mi guardò, ansioso di sapere la mia risposta.
Io, per un minuscolo attimo immaginai la mia vita con lui e, magari, con dei bambini. I nostri bambini. I suoi bambini. Suoi. Così come io ero sua. Non di un altro uomo. Solo sua."Tu vorresti che io diventassi tua moglie?" rigirai la domanda e mi beai del calore delle sue braccia.
"Diavolo sì!" sbottò con un enorme sorriso.
"E allora diventerò tua moglie, Mr.Styles."
Lui lanciò un urlo che mi fece scoppiare a ridere.
Mi sollevò da terra e mi fece avvolgere le gambe attorno alla sua vita.
"Ti comprerò un anello. Ti comprerò un fottuto anello costoso e tu lo farai vedere a tutti" girò su se stesso con me in braccio e mi venne quasi da vomitare, ma non mi importò. Perché sentire la sua risata era la cosa più bella.
"Diventerò la signora Styles."
"Cristo sì, diventerai la signora Styles."
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Moments
FanfictionMomenti. Attimi. Piccole storie colme d'amore, tristezza, speranza e quotidianità. Cover by @Harrjsgraphic