Il mondo

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    La sala era come se la ricordava: il tavolo al centro copriva gran parte dello spazio, le sedie di marmo erano disposte alla stessa distanza le une dalle altre, le uniche che rompevano lo schema erano quella del re del suo braccio destro e del comandante. Il colore della sala era di un giallo oro che dava un'aria quasi  divina a quelli che stavano dentro.
    Doveva esserci una riunione, perché delle "ombre" di luce multi colore occupavano gli spazi sopra alle sedie, compreso il trono era leggermente illuminato da un'ombra bianca e rossa. "Mio signore..." Sussurrò Sehrt a se stesso mentre ammirava il Re. Provava affetto per lui: si conoscevano da molto prima che Vrailen diventasse re, perciò avevano passato anni insieme. Anni in cui si conobbero in modo profondo e intimo.
    Sehrt era di una famiglia meno prestigiosa di Vrailen, ma questo non aveva impedito né che diventassero amici, né che la loro amicizia durasse a lungo.
    Sehrt colse un movimento sulla sedia che sarebbe spettata a lui: la scritta con il suo nome era accesa di un colore dorato. "Sta avvertendo il mio arrivo!" Non sapeva come avrebbe potuto arrivare dall'altra parte, ma in qualche modo avrebbe dovuto e al più presto. Spostò lo sguardo, molto velocemente, su tutta la stanza notando delle scale che non sarebbero dovute esistere. Le salì arrivando a quello che doveva essere il "rosone" che illuminava la stanza, assieme alle candele. Le leggi che regolavano quel luogo erano strane e distorte, perciò il "rosone" non era attaccato alla parete ma era una cosa a sé.
    Estrasse la sua compagna, e la abbatté sul "rosone". Non sembrò neppure fare rumore. Lo rifece, questa volta con molta più forza. Il risultato fu il medesimo. Chiuse quindi gli occhi, pieno di affranto.
    Quando li riaprì, il suo cuore perse un battito: si trovava di nuovo nella sala di addestramento della Fornace.  Non capiva cosa era successo. Aveva studiato che la distorsione dello spazio era difficile da ottenere. "Pensa. Pensa!" Rimuginava su cosa potesse fare per poter compiere l'impresa. "Puoi farcela!" Scosse la testa. "Avanti Sehrt! Pensa a cosa puoi fare. ORA!" Si riscosse. La voce ella sua testa non era la sua: era quella di Mahrt. -Lama cremisi, lama bianca. Veggente.- Recitò queste parole ad alta voce prima di prendere la spada è conficcarla nell'aria. La lama sprofondò, scomparendo come dentro ad un corpo. Fece un taglio netto verso destra, il cui squarcio lo risucchiò trasportandolo nella sala delle armature. Acciaio, basalto, quarzo, platino, bronzo, rame, argento, oro, ambra, legno, ferro. Le armature erano dei più svariati materiali. Tutte incantate, tutte capaci di resistere ad un fendente di spada. Ciò che interessava a lui, era però un mantello dalle fattezze normali: di tela, sobrio, senza adorni. La particolarità di quel mantello, era la capacità di elevare la magia al di sopra della media. Per esempio se si indossa un'armatura e si va nel Sorseiti, la si perde nel passaggio. Se invece si indossa quel mantello lo si ha sempre e comunque.
    Preso il mantello, andò alla porta di ingresso di "Nika" la fornace, per eseguire il rituale. Prese Mahrt e la conficcò nell'aria ancora una volta. Questa volta, dopo il fendente, non fece un taglio orizzontale, ma verticale. Prese poi a menare fendenti allo squarcio che andava formandosi. Alla fine si formò come una finestra di vetro trasparente su uno sfondo nero. Chiuse gli occhi e prese un respiro.
    Si mise il mantello e saltò dentro alla finestra. Si trovò a cadere nel vuoto. Gli sembrava di star cadendo dentro ad una notte stellata. Nessuna luna però, illuminava il cielo, nessuna stella apparteneva a quel dominio. Continuava a cadere nel vuoto, una gola nera punteggiata di piccole luci informi. Sentì la voce di Luriud: "Ogni viaggio è unico" Diceva "perché tu sei diverso dopo ogni viaggio" A quel punto scorse una luce sotto di lui, come alla fine di un tunnel. Si avvicinava ad una velocità vertiginosa. Non ebbe paura, neanche per un solo istante. Neppure quando le sue zampe toccarono terra, ritrovandosi nella sala delle riunioni. Ci mise un attimo per rimettersi in piedi correttamente, prima di concentrarsi sul "rosone". Estrasse Mahrt appena fu in cima alle scale. -Per te, mio Re!- E così fendette l'aria fino al Rosone. La riunione era quasi finita, tutti si alzavano dalle sedie. La spada cozzò sulla roccia. Continuò a menare l'aria, riempiendola di archi volti a distruggere il portale. Più la spada si scontrava con il rosone, più la volta successiva entrava in profondità. Sehrt era bravo, perché colpiva sempre lo stesso punto. Era quello, ciò che aveva imparato. Era a quello che servivano i suoi allenamenti. Colpì un'altra volta, e un'altra ancora. Una fievole luce ne uscì. Menava fendenti al rosone, e questo si stava aprendo. Il portale era quasi aperto, ma lui voleva che lo fosse subito. Continuava ad affettare l'aria, e il rosone! Mahrt lo attraversò come se fosse stato fatto di legno marcio. Il mantello iniziava a fare il suo lavoro, amplificandogli la potenza ad ogni colpo. Lo fendé altre volte, e il suo colpo era sempre più potente, sempre più promettente, finché non avvenne! Mahrt frantumò il rosso e di vetro. Lo fece come se fosse stata creata per quello, lo fece come se fosse l'ultima cosa che faceva. Saltò quindi dentro al rosone, irruppe perciò nella sala dorata.
    Le facce dei presenti erano di sbalordimento. Ma lui aveva notato solo la Sua. Pieno di orgoglio, e pieno di potenza, si alzò in piedi di fronte a lui. Era diventato più alto adesso. Ormai superava il Re in altezza. Per io si erse allargando le spalle, togliendosi il cappuccio dal muso. Lo guardò per un secondo. Poi con uno scatto si inchinò a terra. Ebbe il coraggio di dire solo una cosa: -Mio signore!-
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Lo si che è corto, e come primo capitolo dopo mesi di fermo è un pochino deludente, ma adesso sono tornato! Pronto e carico! Una volta a settimana pubblicherò un capitolo nuovo di entrambe le storie. Andate quindi a leggere

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 23, 2016 ⏰

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