Capitolo 1

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"Mamma non ci voglio andare all'incontro, sarà una noia mortale!"  

"Ellen stai chiusa in casa da due mesi, non puoi buttare la tua vita così a 14 anni. Un ragazzo non può ridurti in questo stato" E aveva ragione. Da quando Peter mi aveva lasciata ero uscita solo per andare a scuola, ma non ero depressa, avevo solo bisogno di stare sola. Forse cambiare aria mi avrebbe fatto distrarre, anche se l'idea di un incontro nella parrocchia dove passavo i sabati da più piccola non mi sembrava così geniale.

"Va bene, mamma. Mi vesto e mi ci accompagni. Ma, se vedo che iniziano a parlare solo di Dio, me ne vado, sappilo!" lei mi guardò storto e rise, per poi dirigersi in un'altra stanza. 

Arrivata in parrocchia mi aspettavo tutta gente che aveva come unico argomento Dio o la Chiesa, invece mi ritrovai davanti tutti ragazzi più o meno della mia età che chiacchieravano anche di argomenti piacevoli. Salutai le persone che già conoscevo e mi presentai a chi non avevo mai incontrato prima di allora. 

"Ciao Ellen, da quanto tempo! Come stai?" Mi chiese Scott con un sorriso smagliante. Scott frequentava la mia stessa scuola elementare ed era una classe avanti rispetto a me, ma non ci eravamo mai scambiati altre parole oltre, forse, qualche ciao. Mi sorprese il fatto che mi salutasse in maniera così affettuosa e credo di essere rimasta a fissarlo per qualche secondo senza saper cosa dire.

"Ciao Scott. Io sto bene, tu?"

"Tutto bene, sono contento che sia venuta anche tu alla riunione. Ci voleva una ventata fresca al gruppo" mi confessò come se fossimo veramente amici di vecchia data. Restammo per qualche attimo in silenzio uno di fronte all'altra guardandoci attorno per trovare un'ancora di salvezza. E la trovammo: stava iniziando la riunione.

La saletta dove si sarebbe svolto l'incontro era già stata preparata con delle sedie disposte a cerchio, in modo tale che tutti potessimo guardarci in faccia. Mi sedetti senza badare accanto a chi stessi. Chiamatelo destino, caso, Dio o come altro volete, ma accanto a me si trovava proprio Scott che mi sorrise. Mi sentivo davvero strana e cercai di fare il sorriso più naturale che mi riuscisse in quel momento. Non parlammo di Dio come credevo, ma discutemmo su diversi temi che ogni adolescente incontra almeno una volta nella sua vita. Mi piaceva il fatto che la fede fosse solo un contorno e che mi fosse permesso esprimere anche opinioni distanti dal Credo cattolico. Ero così presa dal discorso che quasi mi dimenticai di Scott che continuava a guardarmi di sottecchi, fino a quando, per accavallare le gambe, non gli urtai il ginocchio. 

"Scu-scusami" sussurrai, per non disturbare il dibattito in corso.

"Tranquilla, non hai di che scusarti" rispose continuando a sorridere. Mi sorrise così tante volte nel giro di una serata che ero quasi arrivata ad odiarlo, quel sorriso così maledettamente bello. Ma come si fa ad odiare una cosa tanto bella?

Tornai a casa più leggera, come se mi fosse stato tolto un peso dal cuore. Avevo scordato tutte quelle domande che per due mesi mi avevano tormentata. Forse mamma aveva ragione, dopo tutto l'incontro è stato piacevole. Certo, ancora volevo capire perchè Scott mi avesse sorriso così tanto e si fosse comportato in miniera così..carina con me. Ma non volevo farmi troppe paranoie, "sarà un ragazzo gentile con chiunque incontra" mi ripetevo di continuo. Ma era davvero così?

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