Capitolo 8

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In genere i lunedì sono il giorno peggiore della settimana. Ti alzi con una voglia immensa di tornare a dormire e non hai intenzione di fare nulla, ma quel lunedì per me fu diverso. Mi svegliai entusiasta e di buon umore, cosa molto strana per me, specialmente il primo giorno della settimana. Arrivai a scuola con un sorrisone stampato in faccia talmente grande che alcuni miei compagni, in maniera scherzosa, mi chiesero chi fosse il mio spacciare. Il mio pusher di felicità era Scott e lo ammisi per la prima volta a me stessa. Durante le lezioni attesi con ansia l'ultima campanella, ma il tempo sembrava non passasse mai. Quando finalmente suonò raccolsi velocemente le mie cose e mi precipitai fuori. Ad aspettarmi di fronte l'ingresso c'era lui, lo riconobbi da lontano in mezzo la folla di ragazzi che aveva inondato la strada.
"Ehi!" Lo salutai. "Ciao principessa, vogliamo andare?" Mi chiese. "Dove mi porti di bello?" . "Ti piacerà, vedrai." E mi prese per mano.
Arrivammo a teatro comunale e mi disse "Siamo arrivati, Ellen" . "Che ci facciamo al teatro? Vuoi fare uno spettacolo?" Chiesi ridendo. "Tu sei uno spettacolo quando ridi." A quelle parole mi paralizzai e mi si avvampò il volto. "Sediamoci sulle scale esterne, sono il mio posto preferito." Si avviò ed io lo seguii. Ci sedemmo lui qualche gradino sopra ed io più sotto in modo tale che potessi appoggiare la schiena sul suo petto. Mi accarezzò i capelli. "Allora" mi chiese "Com'è andata oggi a scuola?" . "Al solito, poi oggi è lunedì quindi è stata più pesante del normale. Tu non ci sei andato?" . "Oggi l'industriale era chiuso, non come il tuo scientifico che apre anche con le tempeste." Si mise a ridere. "Ou! Vedi che non è colpa mia se a scuola tua non avete voglia di fare nulla." Continuammo a scherzare così per un po' e mi fece ridere tantissimo. "Porti spesso qui le ragazze che frequenti?" La domanda uscì spontanea. "Solo quelle più importanti." Rispose in maniera molto pacata. "Ah, quindi quante?" Fece finta di contare e dopo disse "Fin ora solo una." E mi sorrise. A queste parole mi accoccolai sul suo petto, mi stavo abituando al suo profumo, al suo battito. E avrei voluto che questi attimi durassero un'eternità, ma arrivò il momento di separarci.
"So già che mi mancherai." Mi confessò.
"Ci vediamo, Scott. Grazie per tutto." E me ne andai. Era sconcertato, ma lui non sapeva. Non poteva entrare nella mia testa, non poteva capire. Non ero pronta a fargli vedere i mostri che portavo dentro, facevano paura persino a me.

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