Ricominciare

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Ancora impietrita per quelle parole glaciali, Jennifer se ne stava davanti la porta di Josh immobile.
Il suo incubo peggiore si era appena avverato e lei si rese conto di non essere affatto pronta ad affrontare una vita senza di lui.
Ancora qualche minuto per riprendere il fiato e poi decise di allontanarsi verso la macchina. Le gambe che tremavano e lo stordimento rendevano ancora più astio quel piccolo percorso che la separava dalla sua vettura.
A fatica raggiunse lo sportello, lo aprì e si mise a sedere di corsa.
Non tornò a casa quella sera. Inizialmente non sapeva dove andare. Senza Josh nessun posto riusciva a darle l'idea di casa, di luogo accogliente.
L'idea di rimanere da sola anche solo per un'ora la terrorizzava, cosi alla fine decise di andare a stare dai suoi genitori per qualche tempo.

Una donna minuta e dai folti capelli biondi si materializzò davanti ai suoi occhi.
"Tesoro? Che cosa è successo?" Esclamò subito Karen aprendo la porta.

Jennifer per tutta risposta scosse il capo e cercò di trattenere le lacrime.

"Vieni qui!" Aggiunse la mamma facendola accomodare in casa.
La ragazza varcó la soglia timidamente, tenendo le spalle basse. Posò le valigie a terra e poi si lasciò sprofondare tra le braccia di sua madre.

"È andato tutto storto mamma, tutto. La partenza, il viaggio, la vacanza. Un disastro, un vero disastro." Iniziò a singhiozzare stretta in quel dolce abbraccio. "Pensavo di essere in grado di rimanere al suo fianco, pensavo di poterlo aiutare in questa malattia ma non ci sono riuscita. Ero convinta di potercela fare. Mi sono sempre considerata una persona forte ma ho crudelmente scoperto che non lo sono."

"Non è colpa tua tesoro mio. La scoperta di questo tumore è stata una cosa tremenda e tutti ne siamo rimasti sconvolti ma di certo tu non hai alcuna colpa. Purtroppo non abbiamo il potere di guarire le persone che amiamo, per quanto possiamo volerlo." Tentò di consolarla Karen.

"E invece si! So che le malattie non possono essere curate in questo modo, ma so che l'amore aiuta ed io, mamma, non sono riuscita ad aiutarlo, non gli sono stata vicino come avrei dovuto." I singhiozzi erano talmente forti che Jennifer riusciva a parlare a fatica. "Sono..ero la sua ragazza e l'ho lasciato solo. Tutto questo perché? Perché sono cosi egoista da non riuscire mai a mettere i miei interessi da parte per qualcun'altro. Nemmeno per la persona che amo. Non riesco a fare sacrifici, non riesco a sacrificarmi. Sono una persona orribile mamma, orribile."

Per Karen vedere sua figlia in quelle condizioni era terribile. Un dolore insopportabile che tentava di alleggerire stringendola ancora più forte nel suo abbraccio.

"Non lo vedrò mai più, mai più. L'ho perso per sempre. "
Continuava a ripetere Jennifer. "Sono sola, non ho più nessuno per cui valga la pena lottare."

La mamma le prese il viso tra le mani e la costrinse a guardare i suoi occhi pieni di lacrime. "Non sei sola bambina mia, non sarai mai sola."

Passarono i giorni, le settimane, i mesi. La vita sembrava essere ritornata normale per tutti. Mamma Karen aveva intrapreso una nuova attività di giardinaggio che la rendeva tanto felice quanto indaffarata. Suo padre Gary aveva ripreso, dopo parecchio tempo, a frequentare di nuovo il circolo di golf. I suoi fratelli continuavano la loro vita di sempre fatta di noiose cene matrimoniali e cambi di pannolini, tanti pannolini.
La primavera era sbocciata e gli alberi in fiore sprizzavano allegria da ogni singolo petalo.
Tutto si era rimesso in moto dopo un freddo inverno.
Tutto tranne lei.

Al contrario di quanto le era stato ripetuto più e più volte in quei lunghi mesi, il tempo non l'aveva aiutata a stare meglio.
Le ore, i giorni e le settimane trascorse senza vederlo non erano state utili per dimenticarlo, anzi. Non vi era stato giorno in cui Jennifer non lo avesse pensato almeno una volta.
Si alzava ogni mattina, dopo una notte piena di incubi, sperando che quegli ultimi mesi altro non fossero che frutto della sua fantasia.
Purtroppo le bastavano pochi secondi per realizzare che era tutto vero. Il vero incubo forse iniziava proprio nel momento in cui si svegliava.
Quella mattina, come ogni mattina era iniziata nel peggiore dei modi.

"Tesoro, tesoro sei sveglia?! Non hai idea di cosa sia successo!!" Urlò sua madre mentre saliva le scale.

A Jennifer quel tono di voce parve allarmato e così iniziò subito a preoccuparsi. Da quando lei e Josh si erano lasciati, sua madre Karen era solita informarla circa le sue attuali condizioni di salute. Lei e la madre di Josh avevano legato molto e dato che quest'ultima era rimasta molto affezionata a Jennifer, accettò subito e con estrema gentilezza. Ogni tanto si incontravano in città o spesso e volentieri si chiamavano al telefono per aggiornarsi sulle ultime novità.
Quel filo del telefono era l'unica cosa che in un certo senso la teneva ancora legata a lui.
Ultimamente le notizie che le erano arrivate erano state più che positive. Josh pareva migliorare e la terapia stava avendo l'effetto desiderato.
Josh...stava male?

"Che succede? Josh? Sta bene?" Domandò avida di risposte non appena vide sua madre varcare la soglia della porta.

"Cosa?!" Chiese sua madre con espressione stupita. "Oh nono tesoro, Josh sta bene, non volevo parlarti di questo!"

Jennifer tirò un sospiro di sollievo per poi tornare a rilassarsi tra le morbide coperte di cotone. Impiegò alcuni minuti per far tornare il suo battito regolare.

"Scusami tesoro, non volevo spaventarti! Vuoi sapere chi ho incontrato oggi al supermercato?" Domandò Karen mentre cercava di riordinare i vestiti gettati a terra.

"Non mi interessa molto in realtà ma se propr...."

"Kevin Shaw!" La interruppe immediatamente.

"Chi?" Domandò Jennifer del tutto impreparata.

"Come sarebbe chi?!?! Kevin Shaw, il figlio dei vicini che era andato a studiare medicina in inghilterra!"

La faccia di Jennifer continuava a non associare quel nome a nessun volto di sua conoscenza.

"Come fai a non ricordarti di lui?! Oh beh, non importa! È diventato davvero un bel ragazzo e si dia il caso che mi abbia chiesto di te." Aggiunse sua madre con un sorrisino ammiccante.

"E allora?" Domandò Jennifer coprendosi la faccia con dei cuscini.

"E allora l'ho invitato questa sera a cena per fartelo conoscere!" Rispose Karen.

"Che cosa?! Non ci penso minimamente. Non ho voglia di conoscere nessuno, tanto meno questo dottore inglese che vive dai vicini." Rispose lei in tono irritato.

"Jennifer Shrader Lawrence.." esordì Karen in tono autoritario.

Non appena udì quella parola subito Jennifer si fece silenziosa. Il suo viso si abbassò e gli occhi si fecero umidi. Per mesi aveva tentato di fuggire da tutti quei fantasmi che le ricordavano la sua relazione con Josh e Shrader era uno di quelli.
Il modo in cui Josh era solito chiamarla. L'unico a chiamarla con il suo secondo nome insieme ai suoi genitori. L'aveva chiamata così dal primo momento e da lì non aveva più smesso.

"Scusa tesoro.." disse Karen rendendosi conto del suo errore.

"No scusa tu mamma, prima o poi ci farò l'abitudine." Rispose lei con un sorriso amaro.

"Senti tesoro io non voglio forzarti a fare nulla, ma è passato molto tempo e io vorrei vederti felice come un tempo. Non voglio che te ne stai qui tutto il giorno immersa nei ricordi e nel dolore." Disse Karen spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "È un bravo ragazzo Jen e sono certa che potrebbe piacerti davvero. Cosa ti costa dargli un'opportunità?"

Jennifer rimase in silenzio per un istante ad osservare gli occhi tristi di sua madre. Pareva ci tenesse davvero a quell'incontro.
"Che cena con Kevin Shaw sia, allora!" Rispose lei fingendo un sorriso.

Salve a tutti! Finalmente sono riuscita ad aggiornare la storia dopo quasi sue mesi. Volevo scusarmi con tutti quelli che la seguono ma è stato un periodo un po' cosi e ho dovuto dare la priorità ad altre cose.
Prometto che cercherò di aggiornare più spesso!

Non lasciarmi qui.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora