CAPITOLO 9 - JASON SPARK

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Quando si alzò, il giorno dopo, sentì il bisogno di confidarsi con Bertha. Si dovette accontentare della cameriera che la aiutò a vestirsi, una giovanissima ragazzina che sembrava imbarazzarsi solo incrociando lo sguardo dell'ospite. Sospirò. Quella notte aveva deciso che era arrivato il momento di scrollarsi di dosso la malinconia e ricominciare a vivere. E aveva un'idea.

«Buongiorno, fiorellino», la salutò Spark quando la vide. 

Era sul balcone a godere dell'unico tepore che offriva l'autunno, quello della tarda mattinata. Aveva tra le mani un sigaro dall'odore insopportabile. Jason comprese subito il disagio della signorina e buttò fuori il fumo voltandosi dalla parte opposta.

«Jason, devo chiedervi una cosa».

Le guance di Elizabeth erano rosso fuoco, continuava a tormentarsi le mani, come se stesse lavando via qualcosa. Si era sistemata con attenzione. L'acconciatura era anche più curata della sera prima, si era lasciata cadere due o tre boccoli sul collo in modo studiato, una tattica che usavano le donne quando volevano apparire più maliziose. 

L'abito era più scollato di quello usato al ballo, così scollato che qualcuno lo avrebbe definito fuori moda. Jason provò un moto di tenerezza, che presto si trasformò in impazienza.

«Su, ditemi, non tenetemi sulle spine». Rispose brusco, perché voleva troncare sul nascere ogni sentimento tenero che Elizabeth poteva provare nei suoi confronti. Eppure era stato chiaro: i legami non facevano per lui! E allora perché si era preparata con tanta cura quella mattina?

«Visto che siete così... libero ed esperto e...» scrollò la testa, facendo ondeggiare i boccoli. Jason ne fu distratto. «Mi chiedevo se mi poteste aiutare»

«Aiutare?».

La conversazione cominciava a incuriosirlo. Appoggiò il sigaro sulla balaustra e si voltò del tutto per guardarla in viso. Elizabeth evitò il suo sguardo.

«Io, signor Spark, un tempo non ero così. Ero solare, allegra... qualcuno mi definiva perfino civettuola. Ma all'epoca ero una giovane ragazza in età da matrimonio. A distanza di qualche anno, sono completamente fuori da queste... logiche. Anzi, direi che sono proprio fuori allenamento... Indietro rispetto alle mie coetanee. Non ho neanche mai baciato nessuno. Sono una zitella, in tutto e per tutto. Vorrei che mi... Mi deste una mano».

«Mai baciato nessuno?». Il tono era tra lo stupito e l'oltraggiato. «Ma non avevate detto che avete avuto un fidanzato? Che diavolo di fidanzato resiste al richiamo della carne? Doveva essere un allocco. È un bene che lo abbiate perso!».

Elizabeth si sentì in colpa perché Spark non aveva idea che l'allocco era uno dei suoi migliori amici, un uomo che stimava tanto.

«Era rispettoso... e mi amava. Ma ora le cose sono cambiate, sto invecchiando e nessuno vuole una gallina vecchia e per giunta inesperta. Non credo che mi sposerò, ormai, ma questo non significa che devo stare sepolta in casa per il resto dei miei giorni»

«Devo interrompervi. Primo: chi vi ha messo in testa che siete vecchia? Non fate la provinciale, suvvia. Ho avuto amanti più vecchie di vostra madre!». 

L'affermazione la scandalizzò, ma non lo interruppe. «Secondo: è contro natura che una bella pesca come voi non sia stata colta. Per questo sì, accetto volentieri la vostra offerta. A una condizione: non vi innamorerete di me. Mi vengono le bolle al solo pensiero. Non è un fatto personale, sia chiaro, vi trovo deliziosa, ma per abbandonarvi sarei costretto a essere scortese, anche crudele se necessario. Non avrò nessun riguardo per i vostri sentimenti. Io non ne ho». 

Analizzò la situazione con una tale lucidità e calma che Elizabeth ne fu sollevata.

«Non ho nulla da aggiungere, Lord Spark. È impossibile che io mi innamori di voi o di chiunque altro, visto che il mio cuore è già preso», tagliò corto con un'alzata di spalle.

Un amore per ElizabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora