CAPITOLO 2 - IL PALAZZO DEI DAWSON

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Il palazzo dei Dawson era uno dei più lussuosi di Londra. La casa si sviluppava su due piani: al piano terra iniziava un grande cortile che serviva per far confluire tutti gli ospiti in arrivo e smistarli sulle due scalinate che portavano al salone principale. Era una costruzione recente, che i Dawson avevano acquistato solo da una decina d'anni, e che si era mantenuta perfettamente nel suo color panna lucente.

Una volta all'anno, la famiglia apriva le porte di quella reggia per accogliere i personaggi più interessanti della società. Si poteva dire che quella casa servisse soltanto a quell'unico ricevimento annuale. Ma ne valeva la pena - eccome.

Elizabeth si prese la gonna di velluto verde scuro con entrambe le mani e scese i gradini della carrozza. Sorrise al valletto, che le porgeva la mano per accompagnarla a terra, ma declinò il suo invito. Era la terza volta che si ritrovava nel viale di quella villa maestosa, ma rimase comunque stupita dal suo splendore. 

Ad accogliere gli ospiti c'era una fila di valletti in livrea. Liz si ritrovò a ridere tra sé e sé: possibile che fossero tutti così simili? C'era forse qualcuno che faceva dei provini per cercare una serie di copie tutte uguali? Probabilmente veniva richiesta un'altezza precisa: 6 piedi, non un pollice di più, non un pollice di meno. La voce della sorella la riportò alla realtà.

«Che c'è, Liz? Stai già civettando con qualche giovanotto?».

Elizabeth evitò di risponderle. Si limitò ad abbassare la testa. Non sapeva quando esattamente la sorella avesse cominciato a stuzzicarla, il loro rapporto non era sempre stato così. Fino a qualche anno prima, le due erano inseparabili. Certo, l'atteggiamento infantile di Liz aveva sempre un po' imbarazzato la sorella così composta e posata, ma la frivolezza e la sbadataggine di Elizabeth una volta la intenerivano, più che infastidirla. Poi qualcosa era cambiato, e ora Mary sembrava diventata un grillo parlante, sempre pronto a ricordarle quanto misera fosse la sua esistenza.

Dopo un'ora, tutti gli ospiti erano ormai arrivati. La maggior parte sostava nella sala da ballo, chi in mezzo alla pista, chi a lato, a chiacchierare di qualunque cosa. Altri avevano trovato posto nei salotti più piccoli: qualcuno giocava a carte, qualcuno assaggiava liquori importati dal Continente, altri si dedicavano all'attività presa più sul serio di tutte: il corteggiamento. 

Elizabeth, in quello scenario, non riusciva a trovare una collocazione. Si fermò solo un istante a osservare incantata Mary che fissava con adorazione il marito, a sua volta incantato dal suo sguardo. Entrambi tenevano le braccia lungo il corpo, ma guardando con più attenzione, si poteva notare che le loro mani si sfioravano. Sospirò. Quella che viveva Mary era una vera favola.

Dopo un'ora, Elizabeth stava ancora vagando per le sale. Era all'ennesimo giro di perlustrazione - ormai aveva perso il conto - e ancora una volta si sentiva un pesce fuor d'acqua. A un tratto, avvertì una presenza alle sue spalle. Inspirò profondamente, perché pensava di aver capito di chi si trattava. Riconobbe il suo profumo. Si fece forza e si voltò.

«Buonasera Lord Felix», pronunciò in modo formale abbassandosi in un inchino. 

Quando riemerse, non aveva più scuse per non alzare gli occhi su quelli dell'interlocutore. La sua deduzione era giusta: si trattava di Thomas, Lord Felix, in forma e magnifico come sempre. L'abito blu scuro dalla fattura impeccabile metteva in risalto la sua maestosità. I capelli, tenuti leggermente più lunghi di quanto richiedesse la moda all'epoca, sembravano ancora più neri del solito. 

I suoi occhi più grandi: le sue pupille erano dilatate mentre la fissavano. Una leggera patina di sudore gli imperlava la fronte, ma nient'altro appariva fuori posto. 

L'uomo più severo della Camera dei Lord era tornato.

«Buonasera a voi, Liz. Siete bella da togliere il fiato. Anche meglio di come vi ricordavo»

Un amore per ElizabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora