CAPITOLO 5 - IN PAESE

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Due vigorose bussare e Bertha fu nella stanza.

«In piedi, signorina, abbiamo degli affari da sbrigare!», esordì la tata.

«Affari? Quali affari?» mugugnò Elizabeth rigirandosi nel letto e riparandosi sotto la coperta, quando Bertha scostò le tende per far entrare il sole.

«È appena venuto Kevin Loop a dirmi che la sorella sta per covare il suo primo ovetto, e io adoro la prima sfornata» annuì la donna appoggiando le manone sui fianchi forti.

«Ah, d'accordo» sospirò Liz riemergendo da diversi strati di stoffa «mi preparo e arrivo».

Bertha la precedette, spostando uno sgabello e sollevando la solita asse di legno mobile. Lì sotto, Liz nascondeva il suo lato più inaspettato. Era in quel cubicolo che la terzogenita dei Pembrock nascondeva gli abiti da lavoro: un paio di zoccoli da contadina, un abito dimesso e liso e un grembiule di cotone bianco che ormai tendeva al grigio. 

Quando indossava quella divisa, Elizabeth sembrava riacquistare colore. Il lavoro le arrossiva le guance, le illuminava gli occhi e la distraeva da qualunque pensiero avesse per la testa. Sembrava che trasportare catini, coperte e tamponare la fronte delle persone più umili del villaggio placasse i suoi tormenti. Anche per questo Bertha era ben contenta di coinvolgerla ogniqualvolta ne aveva occasione.

In quanto figlia meno stimata della casa, Liz non era spesso coinvolta nelle attività di famiglia. Quel giorno, in casa Pembrock, era prevista una gita per andare a trovare una coppia di neosposi trasferitasi lì vicino dalla città. Ci sarebbero andate le tre coppie della famiglia: William e consorte, Mary e consorte e Mr. con Mrs. Pembrock. Di portare Liz, non se ne parlava - sarebbe stato pietoso andare a festeggiare una coppia nel pieno del suo splendore insieme alla zitella di famiglia, sostenevano.

Era l'occasione perfetta per rapire Elizabeth in pieno giorno e portarla al villaggio. Quando si fu vestita di tutto punto, Liz si presentò nel cortile della servitù. Bertha era già lì ad aspettarla, e rise quando vide la sua padroncina tutta impettita in una veste da sguattera e lievemente a disagio per la cuffia bianca di cotone che le schiacciava i capelli.

La loro nuova paziente era la signora Loop, appena ventenne, sposata da cinque mesi con una cerimonia frugale nella parrocchia del paese. Si trattava di un matrimonio riparatore: quando arrivarono all'altare, la futura Mrs. Loop era già ben panciuta, ma nessuno fece commenti. La casa in cui vivevano era decisamente fatiscente. Miss Pembrock non aveva mai visto una dimora tanto povera. 

Le assi di legno appoggiate al pavimento erano irregolari e per la maggior parte marce. Le finestre non si chiudevano bene e un vetro mancante nell'ingresso era stato sostituito da una pezza di cotone che poteva ben poco di fronte alle sferzate di vento autunnale. A differenza della precedente paziente, la signora Loop era tutt'altro che silenziosa. Le sue urla accolsero il duo di levatrici appena varcata la soglia. Un ragazzino, che Liz indovinò fosse proprio Kevin, fece loro segno di proseguire per il corridoio. Nella stanza, spoglia e molto umida, c'erano la donna in preda alle doglie e suo marito che le teneva la mano e le sussurrava parole di conforto.

La scena fece avvertire una fitta al petto a Elizabeth, che provava suo malgrado sempre un po' di invidia per le coppie felici. Spazientì invece Bertha, che brontolò «Levatevi, signore. Non c'è niente di più inutile di un uomo durante un parto».

Mr. Loop aggrottò la fronte, ma non accennò ad andarsene.

Il parto non fu particolarmente faticoso. Dopo una partenza in salita, tutto scivolò via velocemente. La donna partorì una bambina, ma né lei, né il marito se ne lamentarono. La cullarono tra le braccia per svariati minuti prima che Bertha riuscisse a riprendersela per lavarla. Mentre la tata dava le ultime indicazioni alla signora Loop, Liz si estraniò appoggiandosi a un davanzale. 

Un amore per ElizabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora