CAPITOLO 12 - BATTUTA DI CACCIA

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Quando arrivò all'appuntamento, non tutti si accorsero che aveva passato una notte in bianco. Il suo aspetto era impeccabile, i suoi pantaloni lindi e stirati, la sua giacca altrettanto inamidata. Gli diedero un cavallo nero, scontroso, pieno di energie. Gli somigliava. Non molti gli si avvicinarono perché il suo sguardo solenne incuteva timore. Solo Lord Morton, vedendo che si era unito alla battuta di caccia, gli cavalcò accanto.

«Che piacere vedervi, Lord Felix. Qual buon vento?».

Ancora logorato dalla gelosia, inasprita dal nervosismo e dalla mancanza di sonno, Lord Felix fu tentato di rispondere male o non rispondere affatto. Ma come sempre le buone maniere tennero a bada il suo io più selvaggio.

«Mi mancavano i boschi e i cavalli. E poi stamattina mi sono svegliato presto. Spero che la vostra tenuta sia ben rifornita come si dice», chiacchierò cercando di apparire il più cordiale possibile.

«Così è, non preoccupatevi. Mia moglie è contraria all'uccisione così barbara degli animali, quindi vado di rado a fare queste spedizioni. Temo anzi che sia diventato uno zoo là fuori».

«Vostra moglie vi tiene al guinzaglio?», chiese Lord Felix.

«Potete ben dirlo», rise Lord Morton. «I Pembrock sono dei peperini, ma dopo due anni posso dirvelo: non potrei più farne a meno». Il commento infastidì Thomas Felix perché Morton aveva usato il plurale, includendo tra i "peperini" anche Elizabeth. 

Ma poi una fitta di invidia prevalse: se le cose fossero andate diversamente tra lui e Lizzie, ora si sarebbero scambiati battute sagaci sulle rispettive mogli. Lui non si sarebbe trovato tanto in svantaggio.

La cavalcata mattutina lo rilassò. Al ritorno, gli uomini sembravano tutti preda di una strana euforia. La caccia era stata fruttuosa e di lì a poco la cucina si sarebbe messa all'opera per cucinare la cacciagione. Elizabeth, dopo colazione, trovò Lord Spark sulla terrazza, nel solito posto dove era solito fumare il sigaro. Si bloccò a qualche passo di distanza. Lui percepì la sua presenza e la incoraggiò.

«Thomas è andato a caccia, possiamo parlare liberamente, almeno per qualche ora. Dunque, come è andato il resto della vostra serata?».

«Mh, vediamo... Ho ricevuto sei inviti a ballare, sono riuscita a evitare Kenwood, ho ascoltato per tutta la durata della cena i lamenti di una contessa vedova e, infine, mi sono fatta rimproverare dalla nonna di Lord Morton perché definisco "complicata" la mia situazione sentimentale e "irreversibile" la mia condizione da zitella».

Jason rise.

«Non vi siete annoiata come sempre, allora. Lo considero un successo. E, ditemi, cosa avete risposto alla vecchietta impicciona?»

«Oh, non chiamatela così! In fondo è una mia parente», rise Elizabeth, che proseguì: «Comunque non mi andava di contraddirla, quindi dopo un po' mi sono allontanata con una scusa. Lord Morton mi ha dovuta consolare dopo che mi ha visto scappare dalle grinfie di sua nonna», scoppiò in un'altra risata, seguita da Lord Spark.

«Mia dolce amica, non mi annoiate mai». Tirò una boccata, sputando fuori una nuvola di fumo. «Nient'altro? Posso relazionarvi la mia, di serata, se volete».

«Be' in effetti qualcosa d'altro c'è...». Era combattuta un'altra volta: confessare e liberarsi di un peso o tenere tutto per sé? Optò per la prima. «Sono inciampata in una persona e... ora non sono più così innocente».

Attese ansiosa la sua reazione.

«Non siete più vergine? Dio sia lodato!». Jason aprì le braccia pronta ad accoglierla in un abbraccio.

Un amore per ElizabethDove le storie prendono vita. Scoprilo ora