Ognuno aveva i suoi pensieri per la testa e nessuno aveva voglia di condividerli.
Elizabeth si stava concentrando sull'umiliazione di quell'incontro. Felix l'aveva vista vestita come una contadina, sporca, stanca, ma soprattutto alticcia. Indossava una cuffia bianca come una qualunque serva. Uno come lui, così orgoglioso del suo titolo, delle sue origini e così contrario a bizzarrie e stranezze, doveva sicuramente aver provato vergogna per quel comportamento fuori luogo.
Era un uomo impeccabile, sempre pulito, profumava di sapone, di lavanda provenzale e tabacco, quando camminava sembrava che si sforzasse di sembrare ancora più alto a giudicare dal modo in cui teneva alta la testa e il busto allungato. Non aveva mai dato adito a pettegolezzi, il suo comportamento in società e in famiglia era senza macchia.
Solo la liason con Liz, che non si era conclusa, come previsto, con un matrimonio aveva rischiato di offuscare la sua immagine di uomo onesto, ma anche quella era una voce sgonfiata molto presto. Del resto, la ragazza non aveva fatto scenate, così la rottura era passata completamente sotto silenzio. Apparentemente senza motivo, tra i due sembrava svanito l'interesse. Nessun dramma, nessun ricevimento rovinato, nessuna dichiarazione d'amore (o di vendetta) sbandierata a un evento pubblico dopo aver alzato un po' il gomito.
Felix, pur non meritandolo, ne era uscito immacolato come prima. Doveva aver avuto un notevole autocontrollo per uscire "illeso" dalla situazione. Evidentemente si era ripreso molto presto da quella rottura, al contrario di lei. E ora, quel Lord dal passato così limpido, si era ritrovato a far da balia a una ragazzina sciocca, sconsiderata, con le difese completamente crollate a causa dell'alcool. Doveva essere furioso, deluso, schifato. Una lacrima le rigò la guancia.
Quattro passi più indietro, Felix stava cercando di riacquistare la calma. Era da tre anni che non vedeva la sua Lizzie serena, spensierata e sorridente. Anche il contatto fisico era stato uno shock. Non ricordava neanche più quando l'aveva sfiorata l'ultima volta. Forse neanche in tutti quei mesi di corteggiamento erano mai stati così. I loro volti erano talmente vicini che Felix aveva potuto sentire il suo alito di birra. Le sue cosce sfioravano quelle di lei e, anche se sapeva bene cosa ci fosse sotto la gonna delle signore, il contatto con quelle forme gli aveva attivato tutti i sensi.
L'aveva trattenuta vicina a sé con la forza, tenendola per le spalle. Aveva il controllo della situazione: questa volta sarebbe riuscita a sfuggirgli. Inspirò a fondo, stringendosi ancor più al cappotto. L'eccitazione non accennava a scomparire.
Si chiedeva come avesse fatto a sopportare la sua lontananza così a lungo. Aveva la tentazione di rincorrerla e stringerla, affondare finalmente il naso tra i suoi capelli, trovare sollievo a contatto con il suo corpo. No. Chi prendeva in giro? Non era mai stato un tipo impulsivo. Non avrebbe mai messo in imbarazzo se stesso e soprattutto lei.
Ma se l'avesse fatto? Gli tornarono in mente le parole di Michael: "Quando la passione ti divora, assecondarla o sopprimerla?". Non era ancora riuscito a darsi una risposta.
Nel frattempo, erano arrivati al cancello di Pembrock. Bertha rallentò il passo e si voltò a guardarlo. Felix indugiò, indeciso se superare o meno quel limite. Il suo palazzo era a pochi minuti di cammino. Tentennò.
Bertha lo tolse dall'imbarazzo: «Le auguro un buon ritorno, Lord Felix», lo congedò. Lui la salutò con cortesia e la guardò imboccare il sentiero dietro i cespugli che l'avrebbe portata alle stanze di servizio.
Ancora fermo sul selciato, lanciò un'occhiata a Lizzie. Gli dava le spalle, ma si era fermata. Forse pensava di essere ormai sola. La sentiva tirare su con il naso e le sue difese crollarono. Non riuscì a resistere: allungò il passo e la afferrò per la manica.
Non era certo un gesto da gentiluomo, anzi, era stato un po' brutale, ma quando stava per rinunciare, lei si voltò con gli occhi arrossati e le labbra schiuse dallo stupore.
Lui, semplicemente, la abbracciò. La strinse saldamente e le impedì di muoversi o di ribellarsi per la seconda volta in un giorno.
Più tardi si sarebbe vergognato di quel comportamento, di aver dovuto usare la forza per obbligare una donna a stargli accanto, e ne avrebbe sofferto anche il suo orgoglio. Ma in quel momento i pensieri andavano in un'altra direzione. Se la stretta fosse stata più blanda, Elizabeth si sarebbe sentita in dovere di lottare, di mostrarsi infastidita, oltraggiata. Insomma, avrebbe dovuto recitare come sempre. Ma quell'abbraccio non le lasciava scampo, non aveva facoltà di decidere perché la forza di Felix era troppo superiore rispetto alla sua e lo sapevano entrambi.
Si lasciò andare. Sentì la tensione che le abbandonava velocemente il corpo. Appoggiò la guancia sul petto dell'uomo e respirò il suo odore rassicurante. Era così che avrebbe dovuto passare il resto della sua vita, se solo... ma scacciò velocemente via il pensiero.
Lui tenne gli occhi chiusi, le braccia strette fino a sentire i muscoli indolenziti. Liz non poteva scappare. Era sua, e per tutto il tempo che desiderava (o resisteva). Appoggiò le labbra sulla cuffia di cotone. Odorava di sapone e di birra: si intenerì.
Poi accadde qualcosa che lo lasciò a bocca aperta: Lizzie smise di essere passiva.
Gli stava sfiorando l'esterno delle gambe con la punta delle dita. Le sue mani stavano risalendo senza fretta verso i suoi fianchi. Poi si fermarono. Lei gli appoggiò i palmi aperti ai due lati della schiena, con le dita aggrappate al solco tra le sue spalle. Il cuore gli batteva all'impazzata e poteva sentire quello di lei scalpitare sotto il mantello e il vestito.
Ora poteva sentire tutto il suo corpo: il seno costretto in diversi strati di stoffa, la pancia trattenuta dalle stecche, le gambe e persino i piedi, le cui punte toccavano le sue. Gli si inumidirono gli occhi da quanto era intenso quel piacere. Si sentiva quasi appagato. Nessuna prostituta, per quanto acrobatica, gli poteva dare quella sensazione di sollievo.
Anche lei rimase affascinata da quel contatto. Sentiva il petto duro di lui sotto la guancia, la schiena allenata da sport e cavalcate, il solco che scendeva giù fino alla cintura e ancora chissà dove, le cosce rigide e schiacciate contro le sue.
Le emozioni l'avevano sopraffatta, si sentiva come dopo una lunga corsa - senza fiato. Provò a dire qualcosa, ma l'affanno le impediva di emettere qualunque suono. Anche il respiro di lui era affannato. La strinse ancor di più e, senza riuscire a trattenersi, spinse per un rapido istante l'inguine contro il bacino di lei. Turbato, si costrinse a staccarsi da lei, sciogliendo l'abbraccio.
Si voltò, mostrandole il profilo. Sembrava sfinito e preoccupato. Si passò entrambe le mani tra i capelli lucidi, pettinati nonostante il vento. I palmi gli scivolarono sulla fronte, poi sugli occhi. Lasciò cadere la testa tra le mani.
«Lizzie, mi farai impazzire...»
«Scusate, credo di non avervi compreso».
Rossa in volto, con un senso di oppressione sul petto, Elizabeth si strinse il mantello al collo, improvvisamente pudica. Le aveva dato del "tu": non aveva sentito neanche i suoi genitori darsi del tu. Almeno non davanti a lei. Era un segno di intimità che le diede un brivido di felicità. Una cosa solo loro.
Felix si voltò: «Niente...», rispose lui evasivo, riacquistando l'usuale postura. La reazione di lei, che aveva ripreso le distanze rispondendo esattamente come le avevano insegnato a scuola di buone maniere, lo ferì.
«Credo che dovrei andarmene, signorina Elizabeth. Mi scuso umilmente per quanto successo e faccio appello alla vostra cortesia per chiedervi di dimenticare questo increscioso episodio».
Le parole gli uscirono di bocca prima che potesse controllarle. Se voleva tenere le distanze, si sarebbe adeguato. Era un maestro delle formalità. ù«Arrivederci, signorina Pembrock».
Non la guardò nemmeno. Sparì lungo il sentiero, a testa alta. Elizabeth rimase ferma sul piazzale di fronte a casa per svariati minuti.
Si chiedeva se quello che era successo fosse tutto vero. Si passò lentamente la mano sulla guancia, ancora calda per quel contatto. Si portò poi la mano alla bocca, coprendo un singhiozzo. Felix l'aveva lasciata un'altra volta a pezzi. Stavolta anche con più freddezza della prima. Scappava un'altra volta? Da lei? Con questi pensieri, corse via, diretta in camera sua.
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Un amore per Elizabeth
Ficção HistóricaInghilterra, 1833. Una storia d'amore perfetta, travolgente, romantica e destinata al lieto fine. Ma basta un attimo, e ogni sicurezza di Elizabeth svanisce, insieme alla sua innocenza e spensieratezza. Passano tre anni da quell'episodio. Liz non è...