uno

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Sono Emy e sono in ritardo, scusate.
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Harry questa notte è entrato nella mia stanza di corsa, ha aperto la porta così in fretta da farla sbattere al muro ed io ho preso paura, pensavo che fosse una persona malintenzionata a fare capolino nella mia stanza, quando invece ho acceso la luce con le mani sudate e ho visto lui mi sono un po' calmato anche se vedere un tale così in camera mia mi ha davvero messo paura, pensavo che volesse farmi del male e vedere che a passi veloci e pesanti è veniva verso di me non mi ha di certo aiutato.
Mi ha tirato su afferrando la mia maglia, ero terrorizzato, ho sperato che il pugno non sarebbe stato troppo forte ma con mio stupore non mi ha fatto niente, ha semplicemente mollato la presa e mi ha fatto toccare terra di nuovo.
Mi ha abbracciato, quell'abbraccio non l'ho subito ricambiato perché non capivo cosa fosse dovuto ma ricordo bene che appena ho sentito i singhiozzi il mio cuore si è spezzato è l'unica cosa che potevo fare l'ho fatta l'ho stretto, sì perché mi sono ricordato quanto la mia vita facesse schifo quando lui non c'era, quando non sapevo se stesse bene o se stesse male, quando non riuscivo più nemmeno a sorridere perché senza di lui la mia vita perdeva senso, perdeva sapore.
"Non lasciarmi Louis" ha detto con un filo di voce, l'ho stretto più forte.
Anne è entrata in camera visibilmente agitata, ma Harry era troppo devastato per guardare in direzione della porta.
Forse anche mamma aveva pensato che ci fosse una cattiva persona nella mia camera, invece c'era suo figlio, che cattivo non è.
Vedendo Harry in quelle condizioni lentamente è venuta verso di noi e ci ha abbracciati senza separarci.
Harry non si calmava, era disperato, ma in quel momento nessuno dei due voleva fare domande, a parer mio la cosa peggiore che si possa fare ad una persona che soffre è chiederle il motivo per cui è distrutto, con chi soffre bisogna fare solo una cosa: bisogna abbracciare quelle persone finché non tornano in se, finché la loro sofferenza diminuisce.

Harry dopo un'ora piangeva ancora, Anne ci aveva fatto sedere sul letto, io guardavo verso la finestra aperta che lasciava vedere e sentire la pioggia scrosciare, Harry era sulle mie ginocchia, non lo vedevo in viso dato che le due gambe erano attorcigliate, allacciate al mio bacino, il suo viso era fra la mia spalla destra e la testa, le sue mani si aggeappavano alle mie spalle come se fossi la sua unica salvezza.
Anne ed io potevamo solo tacere ed aspettare, sentivo la mia maglia fradicia a causa delle due lacrime ma non mi interessava, quello era l'ultimo dei miei problemi, probabilmente quella maglia non la laverò mai, la terrò così com'è.

Abbiamo passato due ore così, poi Harry si è addormentato, io ed Anne lo abbiamo disteso e gli abbiamo asciugato le lacrime e rinfrescato il viso con un panno umido e fresco.

Lo abbiamo lasciato e siamo scesi entrambi pieni di domande e dispiaciuti dal fatto che Harry fosse così triste.

Anne si è preparata un caffè, io invece mi sono versato dell'acqua di rubinetto in una tazza rossa, l'unica oltre a quella di Anne pulita nella dispensa.

Nessuno dei due aveva la forza di fare domande nei primi minuti, eravamo troppo scossi e dispiaciuti.
"Mi ha detto di non lasciarlo, penso che abbia fatto un brutto sogno" ho sussurrato per paura di svegliare Harry.

"Fra qualche ora chiamerò il mio capo e gli chiederò un giorno e tu non andrai a scuola, staremo con lui"
Detto questo ha spento il gas ed afferrato la macchinetta che aveva iniziato a borbottare e si è seduta sul tavolo, ha fatto un sorso ed ha appoggiato la tazza, nei suoi occhi si vedeva che era preoccupata, e quando si è portata le mani fra i capelli sbuffando ne ha avuto la conferma.
Erano distrutti entrambi, è stato un colpo psicologo per tutti e due vedere Harry in quello stato e non sapere il motivo rendeva tutto molto più pensante.
"Spero che fosse un sogno" ha detto con un filo di voce, lo speravo anch'io, infondo che altro poteva essere?

My Kind BrotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora