#2 "Gaudy"

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:vistoso, sgargiante.

Di quando Sirius scoprì i trucchi babbani
e di come Remus dovette sorbirsi diverse ore di shopping compulsivo.

«Sirius?» Remus entrò nella camera sospingendo lentamente la porta. Si guardò intorno, e la stanza vuota gli restituì uno sbuffo di pallido pulviscolo che brillava nella luce soffusa del primo pomeriggio.

Erano i primi di giugno e l'aria si stava via via facendo più calda, scemando lentamente verso l'afa estiva. Spesso Remus si fermava sulla soglia della loro nuova casa a rimirare il piccolo giardinetto invaso dal sole, ricordando con crescente nostalgia i rami frondosi della quercia, ad Hogwarts, sotto cui lui e i suoi amici erano soliti ritirarsi nei caldi pomeriggi di maggio.

Odiava il caldo, con tutto se stesso: doveva riporre i maglioni nell'armadio, le camicie diventavano insopportabili, i colletti mai abbastanza aperti: si doveva costringere in magliette e canotte fin troppo succinte, per i suoi gusti. E le ferite della luna piena gocciolavano pesantemente, gli squarci che non si rimarginavano mai del tutto e che dovevano rimanere scoperti per la maggior parte del tempo.

Avanzò nella quiete della stanza e si guardò intorno ancora una volta. Avendo constatato che Sirius non si trovava neanche lì - magari sottoforma di Felpato, a godersi un sonnellino all'ombra, sotto il letto - si diresse deciso verso la porta del bagno, e l'aprì.

Un paio di occhi grigi gli sfavillarono di rimando attraverso lo specchio. Sirius era là, appoggiato al lavabo, il corpo teso verso la cornice, le labbra socchiuse. Si stava - Remus non credette ai suoi occhi - mettendo il rossetto.

«Sirius?» boccheggiò.

L'altro sorrise, fingendosi noncurante. Continuò imperterrito ad aggiustarsi il rossetto - il rossetto! -, tracciandosi con il mignolo destro il contorno delle labbra. Era di un bel rosso acceso, sgargiante, che risaltava bene sulla sua pelle chiara.

Remus si avvicinò, continuando a fissarlo attraverso lo specchio, ammutolito. Rimase come incantato a guardarlo, anche quando trasse da sopra il mobiletto lì accanto una trousse color crema. C'era ricamata, in svolazzi e riccioli, una grande L azzurra - Remus, d'altra parte, era certo di aver visto quel colore sulle labbra di Lily, un paio di volte, il mese prima, quando erano andati assieme a Diagon Alley per qualche compera e bevuta ciarliera.

Sirius dunque ripose il rossetto, chiuso, nell'astuccio, e ne tirò fuori un altro tubetto, rigido anch'esso. Svitò il tappo e, con un paio di mosse aggraziate del polso, si pettinò le lunghe ciglia nere - era un, come si chiama? Mascara?

«S-sirius?» sembrava proprio che non sapesse dire nient'altro che il suo nome. Il ragazzo si girò verso Remus, appoggiandosi con i palmi delle mani al lavandino e guardandolo, sorridendo.

«Sì, Remus?»

«Io... tu... cosa...» e avrebbe continuato a farneticare per un po', se non fosse stato interrotto da un leggero, veloce, bacio a stampo, poco più che uno spostamento d'aria sulle sue labbra.

«Non ti piace?» gli occhi di Felpato saettarono guardinghi verso quelli del suo ragazzo. Assunse quell'aria indifesa e ferita che avrebbe fatto sciogliere all'istante chiunque - e Remus in particolare.

Lo osservò meglio. Sorpassato lo stupore, dovette ammettete che il trucco lo valorizzava molto. Metteva in risalto ciò che aveva di più bello - occhi grigi, splendenti, labbra carnose e pelle lattea.

«Sei stupendo.» sussurrò a mezza bocca, sfiorandogli la fronte con le labbra «Ma Lily sa che le hai rubato i trucchi?»

«A dirti la verità, me li ha prestati lei» un ghigno malizioso si aprì sul volto di Sirius, e Remus rimase a bocca aperta per la seconda volta nel giro di qualche minuto.

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