CAPITOLO TERZO: Hotel DuMort.
"Astrea, avanti, esce dal bagno!" urlò Alec dal soggiorno, mentre cercava il suo arco. Aveva ispezionato tutta la casa ma non c'era traccia della sua arma. Per di più, nessuno lo aiutava: Magnus era chiuso in camera ad agghingarsi come suo solito, i bambini giocavano in terrazza e Astrea era in bagno da venti minuti.
"Cosa hai da lamentarti tanto?!" finalmente la ragazza lo raggiunse e il Nephilim notò piacevolmente che aveva un aspetto migliore di quando l'aveva trovata: il viso aveva un suo colorito, gli occhi brillavano e non indossava abiti lerci.
"Non trovo il mio arco. Lo hai visto?"
"É nella cesta dei giochi in camera dei bambini. Davvero non ci hai fatto caso?"
"I bambini non prenderebbero mai il mio arco, sanno che é vietato."
"Oh ma si ama sempre ciò che è proibito, Alexander." asserì la voce profetica e divertita di Magnus, il quale indossava un elegante completo blu e brillava per tutto il glitter sparso sui capelli. Astrea annuì e rise. Alec controllò la camera di Rafe e Max e vi trovo il suo arco e le sue frecce sparpagliate sul tappeto colorato.
"Non ci posso credere. Quei due hanno disobbedito!"
"Alec, calmati!" disse Astrea raggiungendo con Magnus la terrazza.
Rafe scattò sull'attenti non appena vide suo padre mentre Max rimase a terra a giocare con una macchinina. La figura di Alec incombeva sui due bambini ed era minacciosa. "Vi avevo severamente vietato di prendere il mio arco e invece l'ho appena trovato nella vostra stanza. Ora esigo una spiegazione del perché abbiate mancato di rispetto ad un ordine." la sua voce era dura, profonda e aveva le dita strette alla faretra. I bambini erano visibilmente spaventati dal suo atteggiamento e si strinsero nella spalle. Magnus si avvicinò ai figli e sorrise loro nel tentativo di rassicurarli.
"Credo tu debba calmarti, Alec. I bambini hanno sbagliato e sono sicuro che non si ripeterà questo spiacevole evento, ma ritengo che tu debba riconsiderare la tua posizione perché li stai spaventando senza motivo."
Prima che lo Shadowhunter potesse ribattere Astrea lo strattonò e gli fece segno di stare zitto. Non oppose resistenza e decise di rientrare in casa. Max si strinse a Magnus e la ragazza capì subito che il suo amico di rado perdeva le staffe in quel modo. Rafe, al contrario di quanto si possa pensare, corse da Alec per chiedergli scusa e per ricevere la sua punizione. Tipico degli Shadowhunters, pensò Astrea. Si avvicinò a Max e gli diede un bacio sulla guancia umida per via delle lacrime.
"Non piangere, piccoletto. Devi sapere che i Cacciatori hanno una malattia chiamata onore e ne sono affetti da millenni, pare proprio non ci sia una cura." Magnus rise e dovette ammettere che Astrea aveva ragione.
"Scusate, é permesso?" Simon Lewis se ne stava sulla soglia della porta e finalmente sorrise quando vide lo Stregone e Astrea tornare in sala.
"Ciao, Simon. Alec dov'è?"
"Ha detto che lui e Rafe sarebbero andati all'Istituto per allenarsi."
"Cosa?! Questo vuol dire che andremo alla ricerca di quel Vampiro da soli?" esclamò Astrea terrorizzata all'idea di essere l'unica Nephilim in quella stanza. Magnus annuì mestamente e poi alzò lo sguardo su di lei.
"Andremo noi al DuMort, sta tranquilla. Alec si sta comportando come un bambino ed io di certo non ho intenzione di assecondarlo, perciò fatti coraggio e preparati." "Vampiro? DuMort? Oh no, credo di aver capito perché mi servo e non verrò con voi!" sbraitò Simon agitando le mani in modo convulso. Astrea gli afferrò un braccio e lo bloccò contro la porta.
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Troublehunter.
FanfictionAstrea Monteverde ha perso tutto: la sua famiglia, la sua casa, il suo onore e un anno fa é scomparso Thomas, il suo parabatai. Un incontro fortunato permetterà alla giovane Nephilim di scavare nel mistero dietro al quale si cela la verità sul rapim...