island.

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Erano passate settimane da quando eravamo andati a Sperlonga e sembrava che stesse cambiando qualcosa, sentivo che il nostro modo di comunicare mutava, si ampliava. La mattina lui mi chiedeva cose di me, cose semplici sulla mia quotidianità dato che oramai aveva lasciato la scuola e non sapeva come fosse la mia vita durante quelle ore. Ritenevo quei dettagli relativamente banali, non succedeva nulla di interessante durante quel tempo che passavo fra i banchi di scuola. Comunque le sue domande erano così tante che non mi permetteva di chiedergli nulla su di lui. Ero convinta che fosse intenzionale. Una sera però non ressi più perché ero bisognosa di abbattere quella barriera, non volevo andare per gradi, volevo sapere, subito.
"Lo sai come vorrei che fosse la nostra fuga?" Domandò pensoso, mentre guardava fuori dalla finestra. Uscii dalla cucina con due piatti e gli portai il suo sul letto.
"Su un'isola...mh...tu costruivi una casa sugli alberi con tanto di salone e camere da letto? Però con un bagno chimico da qualche parte sulla spiaggia, sennò non ce la faccio eh..." Risposi ricordando frammenti di un film del quale non ricordavo il nome. Ovviamente nel film non c'era un bagno chimico, mettiamo in chiaro.
Lui rise. "Perché dovrei costruirla io la casa?" Mi sedetti e mi grattai il capo fingendo di pensare a una risposta.
"Sei un uomo, non dovresti essere più forte di me? Io sono una femminuccia, devo pensare a fare vestiti con le noci di cocco..." Scoppiammo a ridere.
"Bella pensata quella del bagno chimico, difficile da portarsi dietro però...ma io sono l'uomo quindi sarebbe compito mio, no?" Annuii ironica. Mi resi conto di
avergli completamente impedito di dirmi ciò che mi voleva dire prima.
"Come lo immagini tu?" Domandai tagliando un pezzo di pollo. Lo mangiai mentre aspettavo la sua risposta, sembrava se lo fosse dimenticato. Tornò a guardare fuori dal finestrino.
"Noi due su una decappottabile rossa che sfrecciamo sulle autostrade, la polizia ci rincorre ma noi siamo più veloci e nel frattempo svaligiamo autogrill prendendo tutti gli alcolici che possiamo." Se ne uscì gesticolando. Mi avvicinai a lui. Ne era passato di tempo dall'ultima sbronza.
"Siamo scappati, viviamo come gli accampati, cerchiamo di fare le persone profonde, ma l'alcol dov'è? Non ho bevuto nulla oltre l'acqua da quando siamo partiti." Me ne uscii. Mi guardò e annuì dandomi ragione. Mi diede una pacca sulla spalla.
"Così mi piaci!"Esclamò e scoppiammo a ridere. Abbassó subito dopo lo sguardo e iniziò a giocare con la forchetta ed il pollo. "Ti sei stancata eh?" Lo guardai senza capire. "Di stare chiusa qui perché sono paranoico.."
Scossi la testa. "Fai bene a essere paranoico e poi mi hai portata a Sperlonga! Non mi sono stancata, a volte vorrei uscire, ma tutto questo mi sta bene." Volevo uscire, lo volevo tanto, ma avevo anche paura, perché il suo terrore di essere riconosciuti era anche il mio, non volevo tornare a casa, o almeno non così.
"Ti sto bene...io?"
Anniii e poi mi sdraiai. Era il mio turno di dormire. Lo sentii prendere i piatti per portarli in cucina e poi non venne accanto a me, probabilmente era sul bordo del letto a guardare fuori dalla finestra. Non mi alzai per dargli attenzioni, non le voleva.

outsiders | (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora