Non desidero descrivervi, fratelli, quali altre orrende trucche io fui
costretto a locchiare quel pomeriggio. Questo dottor Brodsky e il dottor
Branom e gli altri martini in bianco, compresa la quaglia che trafficava con
le manopole e sorvegliava i contatori, devono avere avuto una mente più
lurida e sguanosa di tutti gli sgarroni della Prista.
Perché non credo che nessun martino possa anche solo pensare di fare dei
film su quello che ero obbligato a locchiare tutto legato a quella sedia con i
fari tenuti spalancati a forza. Tutto quel che potevo fare era scricciare
altisuono basta basta basta e questo copriva un piccolopoco il rumore dello
squassaggio e dei festoni e anche la musica che ci andava insieme. Potete
immaginarvi il terribile sollievo di quando locchiai l'ultimo pezzo di film e
questo dottor Brodsky disse, con una ciangotta tipo annoiata e sbadigliosa:
– Credo che per il Giorno Primo possa bastare, no, Branom? -
E io mi trovai là sotto le luci, col planetario che pulsava come un
motore tamagno che fabbrichi il dolore, e il truglio tutto asciutto e
come saloppo dentro, e con la voglia di vomitare ogni boccone di
boffa che avessi mai mangiato, O fratelli, dal giorno dello
svezzamento.
– Bene disse , il dottor Brodsky, - ora potete riportarlo a letto -.
Poi mi batté una granfia sulla mestola e disse:
– Bene, bene. Un inizio molto promettente, -
con la biffa tutta un ghigno, e se ne andò rullando tipo anitra col
dottor Branom dietro, ma prima di andare il dottor Branom mi gettò
un sorriso tipo somesco e compassionevole come se lui non
c'entrasse per nulla in tutta quella trucca e ce l'avessero obbligato
come me.
Comunque, mi liberarono le macerie e mi lasciarono andare la pelle
sopra i fari così che li potevo aprire e chiudere, e io li chiusi, O
fratelli, per via di tutto quel dolore e il battito che avevo nel
planetario, e poi fui ripiazzato nella vecchia sedia a rotelle e fui
riportato nella mia migna cameretta, con il sotto-poldo che mi
spingeva cantando a tutto spiano qualche canzone pop mielestrazio,
così io ringhiai:
– Oh, chetati un po', - ma lui gufò e disse:
– Non badarci, amico, - e riprese a cantare più forte di prima.
Così fui messo a letto, ma per quanto mi sentissi così mantecato non
riuscivo a dormire, e poi cominciai a sentire che presto avrei potuto
cominciare a sentire che presto avrei potuto cominciare a sentirmi un
piccolopoco meglio, e poi mi portarono del buon cià bollente con
tanto mommo e sacar e, bevendolo, capii che quella trucca orribile