Capitolo 5

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Non desidero descrivervi, fratelli, quali altre orrende trucche io fui

costretto a locchiare quel pomeriggio. Questo dottor Brodsky e il dottor

Branom e gli altri martini in bianco, compresa la quaglia che trafficava con

le manopole e sorvegliava i contatori, devono avere avuto una mente più

lurida e sguanosa di tutti gli sgarroni della Prista.

Perché non credo che nessun martino possa anche solo pensare di fare dei

film su quello che ero obbligato a locchiare tutto legato a quella sedia con i

fari tenuti spalancati a forza. Tutto quel che potevo fare era scricciare

altisuono basta basta basta e questo copriva un piccolopoco il rumore dello

squassaggio e dei festoni e anche la musica che ci andava insieme. Potete

immaginarvi il terribile sollievo di quando locchiai l'ultimo pezzo di film e

questo dottor Brodsky disse, con una ciangotta tipo annoiata e sbadigliosa:

– Credo che per il Giorno Primo possa bastare, no, Branom? -

E io mi trovai là sotto le luci, col planetario che pulsava come un

motore tamagno che fabbrichi il dolore, e il truglio tutto asciutto e

come saloppo dentro, e con la voglia di vomitare ogni boccone di

boffa che avessi mai mangiato, O fratelli, dal giorno dello

svezzamento.

– Bene disse , il dottor Brodsky, - ora potete riportarlo a letto -.

Poi mi batté una granfia sulla mestola e disse:

– Bene, bene. Un inizio molto promettente, -

con la biffa tutta un ghigno, e se ne andò rullando tipo anitra col

dottor Branom dietro, ma prima di andare il dottor Branom mi gettò

un sorriso tipo somesco e compassionevole come se lui non

c'entrasse per nulla in tutta quella trucca e ce l'avessero obbligato

come me.

Comunque, mi liberarono le macerie e mi lasciarono andare la pelle

sopra i fari così che li potevo aprire e chiudere, e io li chiusi, O

fratelli, per via di tutto quel dolore e il battito che avevo nel

planetario, e poi fui ripiazzato nella vecchia sedia a rotelle e fui

riportato nella mia migna cameretta, con il sotto-poldo che mi

spingeva cantando a tutto spiano qualche canzone pop mielestrazio,

così io ringhiai:

– Oh, chetati un po', - ma lui gufò e disse:

– Non badarci, amico, - e riprese a cantare più forte di prima.

Così fui messo a letto, ma per quanto mi sentissi così mantecato non

riuscivo a dormire, e poi cominciai a sentire che presto avrei potuto

cominciare a sentire che presto avrei potuto cominciare a sentirmi un

piccolopoco meglio, e poi mi portarono del buon cià bollente con

tanto mommo e sacar e, bevendolo, capii che quella trucca orribile

Arancia meccanicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora