Capitolo 7

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- Allora che si fa, eh?

C'ero io, il Vostro Umile Narratore, e i miei tre soma, cioè Len, Rick e

Toro, Toro chiamato Toro per via del grosso collo tamagno e della

ciangotta altisuono tipo qualche tamagno toro che mugghiasse

auuuuuuuuuh. Stavamo al Korova Milk bar a rovellarci il cardine su come

passare la serata, una sera buia fredda bastarda d'inverno, ma asciutta.

Tutt'intorno c'erano dei martini partiti col latte corretto con vellocet e

sintemesc e drenacrom e altre trucche che ti portavano lontano lontano

lontano da questo malvagio mondo reale finché finivi in orbita a locchiare

Zio e Tutti gli Angeli e i Santi nella tua saboga sinistra con le luci che ti

scoppiavano dappertutto dentro il planetario.

Quello che si glutava noi era il vecchio mommo coi coltelli dentro, come si

diceva, per diventare più svicci e pronti per un po' di porco diciannove, ma

questo ve l'ho già raccontato.

Eravamo vestiti all'ultimo grido, che in quei giorni era un paio di queste

braghe molto larghe e una specie di blusotto nero di pelle lucida sopra una

camicia a collo aperto con una sciarpa o simile infilata dentro.

E in quei giorni era l'ultimo grido anche usare la vecchia lisca sul

planetario, di modo che gran parte del planetario era calvo e i capelli li

portavamo solo sui lati.

Ma le vecchie patte erano sempre le stesse: dentro dei gran tamagni stivali

cinebrivido per sgnaccare le biffe a forza di calcioni. Io ero il più vecchio

dei quattro, e loro mi consideravano tipo il loro capo, ma a volte avevo il

sospetto che Toro covasse nel planetario l'idea di assumere il comando, per

via delle sue dimensioni e di quella sua ciangotta altisuono che gli usciva

fuori come un muggito quando lui era sul sentiero di guerra.

Ma tutte le idee ce l'aveva il Vostro Umile, O fratelli, e poi c'era questa

trucca che io ero stato famoso e avevo avuto foto e articoli e tutta quella

sguana sulle gazzette.

E avevo anche un lavoro di gran lunga migliore di quello degli altri, dato

che stavo nel ramo musica agli Archivi Nazionali Grammodisc e che a fine

settimana avevo le gaioffe piene cinebrivido di bella maria e un mucchio

di bei dischi gratis per me solicello.

Quella sera al Korova c'era una discreta folla di martini e quaglie e

mammole e malcichi che gufavano e glutavano e attraverso tutto lo

sprolare e il barbuglio degli orbitanti con

"Gorgona fallaceto e il verme spruzza aculei massacraballe"

e tutta quella sguana, si poteva snicchiare un popdisco sullo stereo con

Ned Achimoto che cantava Quel Giorno, Yeah, Quel Giorno.

Al banco c'erano tre mammole tappate all'estremo grido della moda

Arancia meccanicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora