Mi ero fatto una bella ronfata cinebrivido, fratelli, senza nemmeno un
sogno, e il mattino era chiaro e tipo smerigliato, e da sotto veniva una
piacevolissima sniffa di roba fritta.
Mi ci volle un po' per raccapezzarmi di dov'ero, come succede, ma poi
ricordai e mi sentii come caldo e protetto. Ma, mentre me ne stavo dentro
il letto aspettando che lui mi chiamasse a colazione, mi venne in mente che
avrei dovuto conoscere la targa di questo martino così gentile e protettore
tipo mamma, così pistonai un po' a patte nude in cerca di Un'arancia a
orologeria che certo doveva averci su la targa sua, dato che lui era l'autore.
Nella mia stanza non c'era che il letto e una sedia e una lampada, così
pistonai nella stanza accanto che era la camera di questo martino, e lì c'era
la moglie sul muro, un tamagno blow-up, e così mi venne un piccolopoco
di nausea per il ricordo.
Ma c'erano anche due o tre scaffali di libri e c'era anche, come
immaginavo, una copia di Un'arancia a orologeria e dietro, sulla costa,
c'era la targa dell'autore: F' Alexander.
Zio buono, pensai, è un Alex pure lui. Mi misi a sfogliare il libro così
com'ero, in pigiama e a patte nude, dato che non avevo neanche una riga di
freddo per via che il cottage era tutto bello caldo, ma non zeccai tanto bene
di cosa parlasse.
Era scritto in uno stile tipo scardinato tutto pieno di Ah e di Oh e quelle
sguanate, ma il succo di tutta la faccenda sarebbe stato che ai nostri giorni
i martini venivano trasformati in macchine ma che invece tutti - io e voi e
il baciami-le-bacche - avrebbero dovuto fare una crescita naturale come i
frutti. F' Alexander pensava, pare, che tutti noi cresciamo su quello che lui
chiamava l'albero del mondo ,nell'orto del mondo, che Zio o Dio aveva
seminato, e che stavamo lì perché Zio o Dio aveva bisogno di noi per
calmare la sua sete d'amore o una sguanata del genere. A me tutta questa
roba mica mi piaceva tanto, fratelli miei, e mi chiedevo se per caso questo
F' Alexander non si fosse del tutto scardinato da quando sua moglie aveva
sbaraccato. Ma poi lui mi chiamò da sotto con una ciangotta tipo martino
sano, piena di gioia e amore e tutta quella sguana, così il Vostro Umile
Narratore scese le scale e andò in cucina.
– Hai dormito un bel po', - disse lui, mettendo in tavola le uova bollite
e tirando fuori un toast dalla griglia.
– Sono quasi le dieci. Io ho lavorato, invece.
– Scrive un altro libro, signore? - dissi io.
– No, no, non in questo momento, - disse, e ci mettemmo a tavola
comodi e someschi davanti alle uova e ai toast, gnam gnam e crac